venerdì 3 luglio 2015

IL CLIENTE - Racconto 5


                                                                         Il Cliente

                                                                          by Artic


Fra poche ore avrà inizio, l'ultimo atto della mia vita, ho preparato tutto l'occorrente e tutto lo spazio necessario.
Cosa è stata la mia vita ? Una vita piena di eccessi e falsità, un continuo abuso di una fortuna non meritata, ma fra poco tutto avrà fine, avrò ciò che merito e sarò proprio io a decidere cosa.
Un'altra ora è passata e sono sempre più convinto della mia scelta, non mi piacerà, sarà orrendo, ma è ciò che voglio.
Lascio le mie ultime volontà sul tavolo e sorseggio l'ultimo drink nell'ultima attesa.
Ma come si attende la propria morte ? Una domanda che non troverà mai risposta, perchè suona il campanello, è lui lo so.
Aprii la porta.
Era lui, come mi aveva spiegato io non avrei mai visto il suo volto, ed infatti era coperto da un passamontagna ed i suoi occhi erano coperti da lenti scure.
Entrò e mi fece accomodare sul mio divano nel soggiorno, sapeva di essere lui il padrone ora.
Iniziò illustrandomi come si sarebbe svolto il tutto, ed io ascoltavo attonito.
Fece partire un timer.
Da li a tre minuti sarei stato torturato fino alla morte, la quale non sarebbe sopraggiunta troppo presto perchè in preda al disgusto verso me stesso avevo scelto il pacchetto più lungo e cruento.
Se sai dove cercare nel Deep Web puoi trovare di tutto.
Il timer scattò e lo condussi nella stanza che avevo scelto, mi aveva dato istruzioni ben precise, prima del suo arrivo avrei dovuto allestire una stanza con un lettino munito di legacci al centro ed un tavolo di fianco, ma soprattutto priva di qualsiasi oggetto tranne che per uno specchio sul soffitto.
E così avevo fatto.
Non attese, mi fece sedere sul lettino che avevo preparato, e mi legò.
L'incubo aveva inizio.
Non mi ero mai sentito così impotente, iniziavo a spaventarmi e cercavo inutilmente di liberarmi dai legacci, e chiedevo più tempo, promettevo più denaro per smettere; non volevo più quello, il mio istinto di sopravvivenza prese la meglio.
Iniziò tutto come una brutale visita dal dentista, solo che questa sarebbe stata la visita più dolorosa.
Come per saggiare la mia carne, mi incise piccoli e brevi taglietti su braccia e gambe, mentre continuavo ad urlare e dibattermi.
Non avevo neanche notato il momento preciso in cui allestiva il tavolo con ogni sorta di strumento da incisione, anche più accessoriato di quelli che si vedono nelle operazioni.
Non mostrava nessuna emozione in ciò che faceva, e nemmeno badava a me, sembrava assorto nella sua creazione mentre io urlavo e piangevo.
Mi giudicò idoneo al trattamento speciale per il quale avevo pagato in anticipo.
Come premio per la mia opulenza mi ero “regalato” uno scorticamento con full optional di rimanere cosciente e vivo durante l'intera operazione in modo da poter assistere mentre venivo spogliato della mia pelle guardando in diretta dallo specchio.
Mi tagliò via tutti gli indumenti, e mi fece rimanere nudo, poi con fare esperto slogò le articolazioni di braccia e gambe, così da potermi sciogliere e voltare.
Non vidi cosa fece, ma lo sentii nettamente, perchè subito persi ogni contatto con il mio corpo, probabilmente mi aveva paralizzato, perchè mi sciolse e con calma scelse il prossimo strumento che gli avrebbe permesso di scuoiarmi.
Aveva una calma innaturale, ma non riuscivo a badare a questi dettagli, tale erano dolore e paura che provavo.
Di li fu una continua sofferenza.
Iniziò dai piedi, tagliava la pelle a piccoli lembi che riponeva in un apposito contenitore.
Il sangue iniziò da subito a fuoriuscire, continuavo ad urlare dalla paura e dal dolore, mentre l'uomo non accennava a fermarsi un attimo fino a che non ebbe finito un piede.
Ne mise a nudo tutto lo strato di muscolo e potevo solo guardare ed assistere.
Ogni tentativo di resistenza sarebbe stato inutile.
Si fermò per un attimo e studiò il lavoro appena compiuto e probabilmente lo giudicò ottimo perchè emise un verso d'assenso e continuò con l'altro piede.
Le ore passavano e lui di tanto in tanto di fermava a controllare che per tutto l'andamento io restassi vivo e guardassi tutto, e guardavo, certo che guardavo, e nel frattempo pregavo che qualcuno o qualcosa mi salvasse, ma in quella casetta di campagna non sarebbe venuto nessuno.
Ero solo, e sarei morto così.
Più tagliuzzava più dolore provavo e più iniziavo a delirare.
Dopo le prima quattro ore ero palesemente fuori di testa che ormai iniziavo a lodarlo per la sua premura ed esperienza, e mentre lavorava sulla mia coscia con fare assurto gli chiesi anche del perchè conservasse la pelle.
La risposta mi diede ancor di più a disgusto perchè mi rispose che avrei dovuto mangiarla.
Cosa che poi mi obbligò a fare poco dopo, aveva addirittura una piccolo fornellino da campo ed una padellina, mi costrinse a mangiarmi, e non potevo che obbedire.
Venivo colto da lampi di lucidità e di follia pura, ormai ero totalmente annientato e niente e nessuno avrebbe potuto fare nulla per me, al che mi trovai costretto ad assistere alla mia scorticatura e nel frattempo pregavo la morte di giungere presto, ma il boia che avevo ingaggiato sapeva il fatto suo.
E come se lo sapeva, a notte fonda era già arrivato al collo, tagliava e riponeva la pelle come un maestro, con una rapidità sorprendente.
Era al collo.
Ma non proseguì.
Mi lasciò li a dissanguare, come fosse parte integrante dell'ultimo atto del processo.
Mi guardavo e piangevo, urlavo, ma ormai ero prigioniero di ciò che avevo scelto, ed infine si decise ad ultimare l'opera.
Mi incise il capo come un'arancia, il dolore era straziante, il sangue colava a fiumi, vidi in diretta la mia pelle staccarsi e lasciare scoperta l'essenza del mio corpo, la morte giunse da sola.
Il mio povero cuore non poteva reggere oltre lo stress ed ebbe uno schianto.

Qualcuno bussava alla porta, mi dovevo essere addormentato nell'attesa.
Appisolandomi dovevo aver sognato già tutto.
Peccato fosse solo un sogno.
Aprii la porta, un uomo entrò.
Finalmente, non resistevo più, avrò ciò quello per cui ho pagato, peccato non esista tutto ciò...
Dovrò accontentarmi di soffrire per due ore al massimo...
                                                                                                A cura di Artic

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