venerdì 25 novembre 2016

ROSSOMETILE - Amore nero



Sono molto contento di vedere oggi, per la prima volta, il nuovo videoclip dei Rossometile, "Amore Nero", tratto dal quarto lavoro in studio "Alchemica". Un video assolutamente accattivante con in primo piano l' affascinante Marialisa, singer del gruppo.
Il brano trasmette assolutamente una oscurità intrinseca, facilmente riscontrabile tra le note del quartetto campano. Una melodia permeata di un metal latente che cerca di evadere in tutti i modi e che ti entra nelle ossa, subdolo, come un' ombra tenue ma inesorabile, entra e fa capire che qui si fa sul serio. L' atmosfera Gothic che questa band si porta dietro poi, viene ancora più accentuata in questo brano ed in questo videoclip. Ma se volete saperne di più, vi rimando alla recensione di Alchemica, che trovate su queste pagine.
Ora godiamoci il video e la maestria di questi ragazzi, ricordandoci di supportare sempre, la buona musica, specialmente se italiana !

Anthony

ROSSOMETILE - Amore nero (OFFICIAL VIDEO)






sabato 19 novembre 2016

Possession - Recensione #29


A cura di Anthony

Avevo altri film in coda da guardare e recensire, ma non ce l' ho fatta. Possession di Andrzej Zulawski non ha voluto sentire storie e si è prepotentemente preso questo post e così, va bene, facciamolo contento, del resto, di un capolavoro simile, c'è poco da pretendere : Comanda lui !
Tuttavia, mettere bocca su un film del genere è dura, bastano una, due parole sbagliate e si travisa tutto il senso artistico dell' opera, si rischia di “umiliare” artisti simili, se la potenza espressiva di Possession, non viene recepita e comunicata perfettamente da chi, come me, è abbastanza ardito da farne una recensione o, per meglio dire, analisi.
La trama è abbastanza semplice, un uomo, Mark, crede che sua moglie Anna lo tradisca, finché lei non gli confessa che i suoi sospetti sono giusti. Dopo una prima parte fatta di urla e litigi, lui assumerà una agenzia di investigazioni private perché pedini la donna e scopra l' identità del fantomatico amante. Quello che non sa, è che la realtà supera la fantasia e che la donna lo tradisce con un mostro, che lei stessa ha partorito. Ora, se credete che io vi abbia spoilerato il finale, vi sbagliate di grosso. Zulawski mette in scena come Dio solo sceso in terra farebbe, prende Polanski e lo tira fuori dal palazzo di Rosemary's Baby, si impossessa delle angosce di Carol di Repulsion e le spinge a forza, a piene mani, nello sguardo della bellissima Isabelle Adjani, che faticherà poi per anni, per uscire dal ruolo dell' adultera Anna. Le sue occhiate, le urla e i suoi occhi sono laser che attraversano la dimensione cinematografica, per giungere direttamente faccia a faccia allo spettatore, per parlargli dentro : Sono solo io la fedifraga o lo sei anche tu ? E' facile giudicarmi malamente, ma tu, ti sei fatto un esame di coscienza ? Ti sei preso le tue responsabilità ?
Siamo forse tutti dei traditori ? E' questo il concetto che il regista vuole inculcarci ? Così sembrerebbe, data la ripresa del concetto stesso, nella parte finale del film. Di sicuro non fu un periodo positivo quello delle riprese di questo film per Andrzej Zulawski, che si trovò ad affrontare il divorzio della moglie Malgorzata Braunek, e di sicuro, molte delle ansie, delle frustrazioni personali dell' artista, finirono in questa pellicola. Qui il tradimento viene visto come il male assoluto su cui però, purtroppo, si basa l' amore stesso. Tutte le coppie si tradiscono a vicenda e tutte le coppie campano e si basano su un tradimento costante di entrambi i membri. Conosciamo realmente, in tutte le sue sfaccettature la persona che abbiamo accanto ? Conosciamo realmente ogni singolo angolino nascosto della sua anima ? Non c'è spazio per una visione ottimistica dell'amore, l' amore è solo un fatto fisico, nient' altro, un desiderio sessuale che prende forma nel mostro cronenberghiano, nato dalla stessa Anna, concepito nell' atto stesso del tradimento. L' amore è un accanimento “terapeutico” di un rapporto che una volta sessualmente consumato e sessualmente esausto, è morto e non ha motivo di proseguire, ecco perché si tradisce, perché si ricerca nel terzo, le caratteristiche che ci hanno affascinato della persona amata, ma che ora, è palese, che non amiamo più. Basti pensare ad Helen, la maestra del piccolo Bob, interpretata dalla stessa Isabelle Adjani, ma con dei capelli incantevoli e degli occhi verdi da infarto. Mark trova in Helen, e forse va proprio a cercare, le caratteristiche fisiche che gli piacevano della moglie, ma che, dimenticando l' amore per cui aveva “immolato” la sua libertà (sigillando il loro rapporto con la nascita del figlio Bob), basti ascoltare il discorso che fanno i due, non perde occasione di tradire Anna a sua volta, appena gli si presenta l'occasione, semplicemente perché ritrova in quella donna i tratti fisici che desiderava in sua moglie. E' il sesso al centro di tutto, è il sesso che prende forma e diventa l'incarnazione stessa dell' atto carnale, un essere vagamente umanoide di lovercraftiana memoria, con un busto che non è altro che una vulva gigante e delle escrescenze da tentacoli fallici negli Hentai, così orrendo, osceno ed immondo come il tradimento stesso, da cui egli è nato. Inquadratura chiave è il primo piano della creatura, da cui è possibile notare i suoi occhi verdi, stessi occhi della maestra d' asilo, è forse anche lei la “conseguenza” di un adulterio ? Può essere considerata ancora, quindi, la nascita di un bambino in una coppia, come “un atto d' amore” ? Quale amore ? La risposta non può che essere terribilmente negativa e sembra essere palese, nel momento in cui il concetto viene rafforzato sul finale del film, dove ci viene tolta ogni speranza. Assistiamo impotenti al declino della mente di Anna ed alla decostruzione della religione e del concetto di Dio : L' amore come lo intendiamo non esiste, esiste il sesso, ma se Dio è Amore e l' amore non esiste, allora Dio non esiste? Allora quell' “Amore” tanto chiacchierato, è solo un affannarsi carnalmente di due corpi che cercano Dio, attraverso un mostro che incarna, che rende “tangibile” e “vivo”, l'atto stesso del “fare sesso”, il rapporto carnale nudo e crudo, che diventa orrendo ed immondo, nel momento in cui tradiamo. Un concetto cosmico claustrofobico e senza via di scampo, siamo soli, o lo accettiamo o torniamo da dove siamo venuti, attraverso una finestra che si apre da sola, permettendo quindi all'anima di uscire, quando l' anziana madre di Heinrich, colui con cui Anna aveva tradito Mark, decide di suicidarsi. Il tutto poi, si palesa nella scena del delirio pazzesco ed onirico di Anna, che dopo essere stata in chiesa a chiedere, disperatamente, una risposta dal crocifisso, che non arriverà, si ritrova a dare di matto in metropolitana in una scena che mette i brividi, ed incanta la bravura della Adjani, che ci pietrifica con i suoi occhi di ghiaccio e non ci sono parole per descrivere la potenza di un tale delirio di disperazione, senza nessuna via d' uscita dalla consapevolezza di essere qui, soli, sperduti su un puntino azzurro, in un universo senza luce. Ed ecco che copiose quantità di sangue e sperma, vengono espulse dalle orecchie e dai genitali. Andrzej Zulawski ci porta in questa Berlino tetra e spoglia, nelle metropolitane fredde e bagnate di Christiane F. , dove la malattia, non è fisica e “sporca”, ma il delirio totale, agghiacciante e disperato di una mente che capisce che non c'è via d' uscita, che nasciamo soli, perché i nostri genitori quella notte avevano voglia di scopare, stop, non c' è altro, non siamo stati voluti, non siamo stati cercati, non siamo il sigillo su nessun amore, che vivremo soli, perché per quanto qualcuno ci possa amare, non amerà mai il declino del nostro corpo, cercherà per sempre in altre persone le cose che gli piacevano di me e che ora non ho più, che moriremo da soli, senza nessun Dio, nessuna Grande Luce ad accoglierci, l' unico dio che abbiamo visto, assaggiato, respirato e toccato, vissuto, è il sesso di chi “amavamo” : Chi ama desidera, chi non desidera, non ti ama. Concetto forse palesato nel continuo e spesso fuori luogo e anche disturbante, contatto fisico tra i personaggi, cosa che va in contrasto con l' immaginario comune di tedeschi freddi e distaccati. Loro si toccano, si cercano, anche personaggi dello stesso sesso, provano costantemente ad avere un contatto fisico, forse per sapere se “siamo compatibili" e ci attiriamo fisicamente. Ancora una volta, il mondo non gira intorno all' amore, ma al sesso e non esiste altro, la famiglia si basa sull' ipocrisia e sulla falsa benevolenza, su un continuare a dirsi a vicenda che “tutto va bene, è tutto a posto”, quando sappiamo benissimo che il rapporto va avanti per inerzia. Bob infatti, il bambino, preferirà ben altro, pur di vivere con una famiglia che all' apparenza fa invidia al Mulino Bianco, ma che invece, è falsa come i loro sorrisi. Una scena così forte, che va a chiudere un cerchio amaro, che trova forse il suo apice nel momento in cui Anna, cerca in tutti i modi di liberarsi di questa consapevolezza, sanguinando dalle orecchie e dalla bocca, mentre è già fisicamente sotto terra (è nella metropolitana), ma da cui, l' unico (forse), scampo che abbiamo, è la pazzia, il rifiuto della coscienza, il dimenticarsi di noi stessi, pur di non sapere tutto ciò.
L' estrema capacità registica di Andrzej Zulawski, fanno entrare sotto la pelle questi concetti e questi personaggi, in un' opera pregna di arte, e di Weird, che si maschera da horror e gioca a fare il film mainstream, per arrivare alla grande massa (cosa che poi non è avvenuta per i soliti motivi di censure e decreti restrittivi dei vari giudici), con una fotografia fredda, ma luminosa e gradevolissima, Possession è un film che va oltre, oltre il cinema, oltre lo schermo, che parla faccia a faccia allo spettatore e gli dice “Cosa ridi ? Il tuo partner ti sta tradendo mentre tu guardi il film !”. Weird e videoarte allo stato puro, Cinema con la “C” maiuscola, da guardare, riguardare, scoprire, sviscerare, ma soprattutto amare e mai tradire.


Anthony


giovedì 10 novembre 2016

Elarmir - 4 Seasons of my life !


A cura di Anthony

Aspettavo con impazienza questo nuovo singolo degli Elarmir, nome di un certo spessore nel metal italiano, che man mano si lascia sempre di più dietro quell' alone di underground, per avviarsi verso vette che possano consacrarli tra i grandi nomi internazionali, infatti appena un paio di mesi fa hanno infiammato la Spagna ed ora si preparano ad altri live all' estero, durante questo inverno.
E così, dopo le fatiche di “The Others” (singolo che trovate di seguito), è stato rilasciato il secondo singolo in anteprima “4 Seasons of my life” (anche questo trovate qui di seguito) in collaborazione con Alexey Soloviev, compositore e poeta russo che vanta collaborazioni tra l' altro con band come Amaranthe e Kamelot, che ha curato anche la parte puramente sinfonica del brano. Il pezzo è ispirato alle Quattro Stagioni di Vivaldi, di cui è possibile assaporarne dei pezzi ri-arrangiati in chiave metal con tanto di doppia cassa ! Un vero connubio di Metal e Musica Classica, uno status fin troppo abusato da band che si limitano ad aggiungere un tastierino del cazzo, per far si che dicano “Noi facciamo metal misto alla musica classica !” Ma dove ?!
Questo invece, non è certo il caso degli Elarmir, che riescono a fondere alla perfezione due generi così agli antipodi, da riuscire a diventare una cosa sola, senza snaturare né l' uno, né l' altro, infatti se la doppia cassa fa tremare il petto, e il muro sonoro delle distorsioni di Alex Trotto, farà felici gli amanti del metal estremo, un stile chitarristico assolutamente lineare e duro, che richiamano le scorribande in estremo dei Meshuggah, l' ugola d' oro di Gabriella Aleo, la rossa vocalist degli Elarmir. sorprenderà ed appassionerà, persino chi ama solo la musica nel senso più classico del termine, con parti volutamente dritte di canto, arricchite da controvoci, cose che non si trovano tutti i giorni quindi. Scordatevi il metal sinfonico di Nightwish, Within Temptation ed affini, ma immaginatevi il metal estremo che realmente si fonde e diventa una cosa sola, con la maestosità e l' eleganza di un maestro indiscusso ed amato in ogni tempo, come può essere Antonio Vivaldi, di cui sul finale, troviamo un vocalizzo lirico, che è assolutamente una citazione ad “In Furore”, dello stesso maestro. Quindi ora bando alle ciance e godiamoci “4 Seasons of my life” in attesa dell' album che sta prendendo forma sempre di più, tra future importanti collaborazioni con band internazionali, sono più che certo che gli Elarmir, non si fermeranno qui !


Anthony
Elarmir Feat. Alexey Soloviev - 4 Seasons of my life



Elarmir - The Others (Whispers)