lunedì 6 aprile 2015

"127 Ore" - Recensione 7


Nel 2003, l' allora ventottenne Aron Ralston, si trovava, come praticamente ogni week-end, immerso nella natura, seguendo la sua passione, quella del trekking e delle escursioni con equipaggiamento minimalista. Ora l' alpinista Aron torna ad esplorare il deserto dello Utha, come aveva fatto già numerose volte, ma questa volta, non sarà così piacevole per lo sfortunato avventuriero. Aron corre in bici, cade e si scatta un selfie con una dose di auto-ironia, usa la videocamera, immortala le bellezze naturali e incontra per caso due ragazze che si erano perdute nel deserto, fanno amicizia e tuffi spettacolari in una pozza sotterranea, passando quindi diverse ore in allegria e ottima compagnia. E' quando poi si separano, che inizia il dramma. Correndo tra le rocce, con un modo di muoversi rapido e leggero, che ricorda molto il Parrecour, Aron mette un piede in fallo e ruzzola giù per qualche metro, in fondo ad un piccolo canyon, ma, cosa assai più problematica, una grossa roccia rotola giù con lui, incastrandogli il braccio destro contro la parete. Per cinque giorni, il ragazzo prova inutilmente a liberarsi, finché, in un ultimo, estremo atto di attaccamento alla vita, Aron decide che l' unico modo per liberarsi, è amputarsi il braccio destro, con un coltellino piccolissimo e da quattro soldi. Il film, racconta in modo piacevole e serio, una storia vera così cruenta. Vediamo il protagonista preparare l' occorrente e partire, sentiamo la gioia del momento, la libertà, e pur conoscendo già la trama (se non si fosse capito, è tratto da una terribile storia vera), Danny Boyle alla regia, non annoia, non si perde in strafalcioni molto facili da beccare. I dialoghi sono rari, ma ben organizzati, al punto giusto, nel momento giusto. Davvero bello e realistico il razionamento dell' acqua e la capacità di far venire sete allo spettatore perfettamente idratato. "127 ore" è un film piacevole, che scorre bene, è senza dubbio un punto di forza, quello della sceneggiatura, di trasportare lo spettatore in flashbacks, immagini accelerate, attimi di pazzia di Aron, e anche perché no, qualche spruzzata di Weird (ed ecco il motivo della recensione su questo sito), come l' inquietantissima presenza di Scooby-doo, nel canyon dietro al protagonista. Ma non voglio anticiparvi più del dovuto, Queste scene vanno viste, vanno assaporate. Ammirevole, è anche la prova da protagonista di James Franco, calatosi perfettamente nei dolorosi panni dell' escursionista sfortunato e che riesce a donare alla pellicola, pezzi molto diversi da ciò che ci si potrebbe aspettare. C'è quasi la volontà da parte del cast, di fare un film che sia più dinamico possibile, avendo però, un protagonista fisicamente bloccato in un punto. Sfida sicuramente vinta, ma non solo, capacità di donare sensazioni fisiche a chi guarda, davvero molto potenti. Siamo in un deserto, eppure durante la notte sentiamo freddo, godiamo del tocco del sole sulla gamba di Aron la mattina, insieme a lui e ci disidratiamo col passare delle immagini sullo schermo, mai banali, mai statiche, mai monotone. La scena che tutti aspettavamo poi, quella dell' amputazione, è terribile e scioccante. Capace di far mancare la forza nelle braccia anche a chi (come me) di gore su pellicola si è nutrito per anni. Il pensiero di un uomo, che da solo, spezza le ossa del proprio avambraccio, facendo leva contro la parete, è agghiacciante, ma se vi leccate i baffi, assaporando una scena sanguinolenta ed estrema da mostrare agli amici compiaciuti, avete sbaglito strada. Il sangue c'è e si vede, James Franco è davvero inquietante con la bocca sporca di liquido rosso, ma qui, non aspettatevi shock-sploration o ferite in bella mostra, più che altro, cercate di sentire il momento il cui il dolore, si mescola alla gioia di essere finalmente libero, una manciata di frattaglie tra i tessuti molli del braccio e via, libero, non resta che scattare una foto all' arto rimasto intrappolato e raccogliere la roba rimasta. Poco dopo Aron sarà soccorso (è una storia vera, non vi sto spoilerando niente !). Un film consigliato quindi, sia per godersi piccole trovate weird, adatte ad un pubblico comunque mainstream, che per conoscere una storia che merita di essere raccontata. Quindi, la prossima volta che andate a fare una grigliata in un campeggio, non raccontate storie degne di Rambo e Bear Grylls insieme, perché tanto, vi sgamo ! ;)
                                                                                                                       
                                                                                                                             Anthony