venerdì 14 ottobre 2016

"PIGS" di Konstantina Kotzamani (2011)


Non si tratta di una recensione, ma un invito a visionare un gioiellino vero e proprio, una rara perla di bellezza weird, arte pura. "Pigs" di Konstantina Kotzamani, del 2011, è un capolavoro weird, dove la maestria dietro la macchina da presa, è superata solo dalla maestria nell' arte proposta. Fatevi un regalo e guardate queste meraviglia ! Cliccate sul titolo del film in basso per vederlo. 
Anthony


lunedì 10 ottobre 2016

Real Chaos "Consumo Interiore" - Recensione Album #11


A cura di Anthony

Ho avuto modo di vedere live questa band allo scorso Agglutination Metal Fest, in provincia di Potenza e devo dire che mi colpirono positivamente. Purtroppo, un po' per l' orario (suonarono infatti verso le sedici), un po' perché erano la band d' apertura, un po' perché il tempo loro concesso sul palco fu veramente poco, ma il caso volle che la loro performance passasse quasi ignorata dal pubblico e questo mi dispiacque. Così oggi mi trovo con grande piacere a recensire questo “Consumo Interiore” dei “Real Chaos”. Uomo vitruviano in decomposizione in copertina e si parte. Ben sedici pezzi che però riescono appena a sfiorare i tre minuti di durata, e parto quindi con l'iniziale “Mondo”, riffing pungenti e potenza brutal-death metal mi accolgono su un cantato in italiano. Un simil-growl soffocato, che si adatta perfettamente al testo di denuncia che la band vuole proporre. L' urlo disperato di chi non trova altro sfogo se non nella musica; e devo dire che si parte bene soprattutto per la tecnica e la potenza dimostrata. “Senza Limiti” è il secondo brano e anche se, nonostante la produzione non sia limpida (e per me è sempre un punto a favore), due minuti di potenza controllata che richiama la cadenza ritmica di un esercito di elefanti che si sposta rapidamente per la pianura, così come “Grido di Dolore”, dove si inizia a sentire lo zampino di band come Suffocation, Cannibal Corpse e in genere di un suono che bada molto più alla sostanza che ai virtuosismi tecnici, anche se le capacità dei pugliesi sono ben chiare, ed arrivo così al primo pezzo non in italiano “Life of Devastation” ed il suo riffing accattivante, anche qui si superano a stento i due minuti totali, eppure siamo lontani dai territori caotici e non-sense di certo Grindcore, qui i momenti più legati all' underground Grind, sono tutti ben dosati, usati per aumentare la potenza e la carica distruttrice di brani come la title-track “Consumo Interiore”, dove il growl migliora notevolmente e la voglia di sbattere la testa è presente ed aumenta nota dopo nota. Mi stupisco di uno splendido assolo a metà tra Cannibal Corpse e Necrophagist, mentre i “Real Chaos” continuano a macinare riff trita cadaveri con una vena “elettronica” sul finale. “Bugie” è poco più di un intermezzo di appena trentaquattro secondi che lascia subito spazio a “Debitore di Te Stesso”, un brano molto vario, che spazia tra la furia cieca di punk-hardcore, Grindcore e Death Metal e non faccio in tempo a concentrarmi per analizzarlo bene, che “Libero di Scegliere” irrompe nelle mie casse. I Cripple Bastard mi saltano in mente punzecchiandomi, facendomi notare il loro contributo a brani del genere che si susseguono senza sosta. Devo dire che non è un genere che io ascolto frequentemente e neanche mi trovo ad apprezzarlo particolarmente, però quando il tutto, come in questo caso, viene mescolato ad un Death Metal veramente ferale, fiero, potente tanto che pare di sentire dei leoni ruggire quando il basso alza la voce, bhè allora me lo godo tutto per bene. “Conclusione” è il brano numero nove e anche qui mi stupisce e delizia un assolo anche “sentimentale” su una base puramente da tritacarne. Il “Viaggio” sta per iniziare, recita la decima traccia, ed infatti il senso di un viaggio che è più una fuga, il brano lo da, complice anche il testo che mi suggerisce le immagini da visionare nella mente, cosa che invece non fa il brano seguente “Fuck” dal testo discutibile, ma con un comparto strumentale splendido, forse uno dei migliori di tutto l' album, in appena cinquantotto secondi, “Fuck” è un brano ricco di tecnica, di inventiva, un brano che riesce a catturare e ad essere goduto. Drumming da martello pneumatico e growl soffocato, prendono vita nel videoclip ufficiale. “Tecnologia VS Dio” e torna la buona tecnica dei “Real Chaos”, questa volta più ragionata, più “pacata”, una potenza che diventa quasi malvagità chirurgica, nell' affermare che “siamo diventati una macchina” ed hanno ragione... “Giorno Bastardo” e tornano a darmi il gomito nei fianchi i Clipple Bastard, sicuramente per il titolo del brano, anche qui, trovo una band più consapevole e che ragiona sicuramente di più, invece di lanciarsi a capofitto in potenza senza controllo. L' assolo sul finale poi, è veramente fantastico, vale la pena ascoltare tutto anche solo per quello. Appena quattro secondi per un brano (?) come “CLTV”, e qui band allucinate come Anal Cunt e Agoraphobic Nosebleed mi fanno da lontano “ciao ciao” con la manina, ma non ho neanche il tempo di rispondere al saluto che mi trovo catapultato nella violenza di “Ipocrisia di Pace”, già un titolo violento di per se. Ritmo incalzante, accattivante, che prende e rapisce, chi ama il Death Metal più legato al Grind senza troppi ragionamenti e seghe mentali, troverà pane per i suoi denti. Siamo di fronte a brani ben strutturati, per niente caotici nonostante la grande furia, rabbia pazzesca ed estremizzazioni, tipiche dei generi proposti, che i “Real Chaos”, sono riusciti ad amalgamare alla perfezione, sapendo essere anche più “accessibile”, qualora lo vogliono, come dimostrano in “Autocontrollo”, sedicesimo ed ultimo pezzo di questo “Consumo Interiore”, e devo dire che non potevano trovare un titolo più azzeccato di questo, un brano totalmente Death Metal pacato e controllato, totalmente strumentale e che dimostra che chi ama la musica estrema, riesce anche a renderla più accessibile, senza snaturarla, né scendere a compromessi, ed è proprio così che voglio chiudere questa recensione, essendo più diretto possibile, se non amate il genere, ok, passate oltre, ma se amate il Death Metal ed il Grindcore, con tutti i sotto-generi a loro collegati, bhè, allora alzate il culo e filate a comprare “Consumo Interiore” e supportiamo questa band, come tutto il metal italiano, che non ha niente da invidiare a nessuno !

7,5 - 10


Anthony

Line Up :
Luca Pennetta - Drums
Giuseppe Fiscarelli - Guitars
Enzo Tancredi - Vocals / Bass

Genere :
Brutal Death Metal - Grindcore

Paese :
Italia

Città:
Foggia

Discografia:
Effetto Farfalla -  Full-length (2010)
Incredulo Mi Guardo Intorno - Full-length (2013)
Consumo Interiore - Full-length (2015)

Contatti:


venerdì 7 ottobre 2016

Suspiria- La leggenda della Janara


Primo video del canale youtube creato dal blog gemellato "Suspiria", che dimostra ulteriormente la grande passione per tutto ciò che è occulto, misterioso, macabro e Weird, una passione che ci accomuna ! Spero che vi piaccia ! ;)
Anthony

martedì 4 ottobre 2016

Sailing To Nowhere - "To The Unknown" - Recensione Album #10




A Cura di Anthony

Arrivano da Roma questi ragazzi che hanno scelto per la loro band, un moniker veramente bello ed evocativo “Sailing to Nowhere”, e con “To the Unknown” creano immediatamente un fantastico immaginario da fiaba. Storie di pirati, di antichi vascelli, onde immense e mostri marini iniziano a balenarmi nella mente al solo guardare la copertina, la salsedine che fa bruciare gli occhi e l' odore delle onde... che meraviglia ! Devo dire che si presentano proprio bene questi ragazzi romani e quindi, mi hanno incuriosito non poco, anche considerando il loro look abbastanza “piratesco”, quindi non vedo l' ora di sentirli all' opera e parto con il primo brano “No Dreams in my Night” e i suoi suoni lenti iniziali contornati dal suono delle onde e non poteva essere altrimenti ! E dopo alcuni secondi di calma iniziale, una tempesta controllata inizia a balenarsi all' orizzonte. Un riffing dinamico di chitarra che si intreccia alla perfezione con le Keyboards aprono la strada alla voce maschile clean e immediatamente molto ispirata, ma ciò che salta subito all' occhio...ops, pardon ! all' orecchio, è la buona composizione dei “Sailing to Nowhere” anche se nel momento in cui le vocals femminili entrano in scena, appaiono leggermente sottotono, forse surclassate dal suono della ritmica, molto presente e sostenuta, ma non è certo un difetto, anzi, mi trovo di fronte a brani di una splendida cadenza progressive, tra assoli magistrali che si intrecciano tra i tasti del piano e le corde della chitarra, uno splendido inizio che mi fa proseguire entusiasta l' ascolto, quando parte la seconda traccia “Big Fire” ed il suo riff assolutamente power contornato di progressive. La voce femminile questa volta apre le danze, ma ciò che colpisce è lo splendido assolo che trovo a meno della metà del brano e il riffing centrale che poi sfocia in un altro splendido assolo, questa volta di tastiera che poi lascia campo libero alla chitarra... questo di magico, evocativo, sensazioni tra le note, e devo dire che questi sono pezzi che funzionerebbero benissimo anche se fossero strumentali. “Fallen Angel” è il titolo abusato... stra-utilizzato della ballad al numero tre, ma devo dire che fa sempre il suo effetto. La capacità di raccontare dei romani viene momentaneamente messa da parte, per lasciare spazio al sentimento e, pare che sia una scelta azzeccata, anche se forse è un po' troppo presto trovare una ballad in questa fase dell' album, tuttavia, i cori del pre-chourus si fanno amare e la doppia cassa spazza via tutte le incertezze e mi godo la grande fase strumentale che i nostri ci lasciano nella seconda parte del brano, prima di riproporci i cori già ascoltati in precedenza, che sono davvero piacevoli e ben fatti ! Interessanti in questa fase gli intrecci vocali, più che in altre. “Lovers On Planet Earth” è la quarta tappa di questo “To the Unknown” e anche qui i sentimenti e la capacità emotiva non si fa attendere. Una splendida fusione di potenza assolutamente metal, con la tecnica per niente fredda e stantia ma, anzi, pregna di emozioni che vengono esternate nel modo migliore dagli intrecci delle due voci che si inseguono e accavallano e dalle corse in solitaria degli strumenti lead che sono capaci di suscitare meraviglia ed ammirazione, anche a chi non segue questo genere. “You won't Dare” e il suo Synth cupo si fanno largo sfruttando la potenza del Power metal e spazzano via ogni sentimentalismo dei pezzi passati. Qui pare di trovarsi di fronte ad una migrazione di balene, enormi cetacei, meravigliosi ed aggraziati che si muovo sulle terzine della ritmica di questo brano, molto più metal in senso stretto degli altri. Anche qui, l' intreccio sullo sfogo in solitaria dei leads, è qualcosa che entusiasma e si lascia amare senza problemi. Trovo poi un bridge praticamente senza musica, che lascia alle voci lo spazio per liberarsi e innalzarsi come onde oceaniche : Ammainate le vele, reggetevi forte, Forza Nettuno, mostrami la tua forza !
“Stranger Dimension” è un pezzo molto più calmo, quasi una ballad, con splendidi accavallamenti delle due voci, che danzano sulle note squillanti delle Keyboard e anche questo pezzo, scivola via navigando su assoli e pioggia battente in doppia cassa, che non va a snaturare l' emozione cercata, ma anzi, l' amplifica e le dona cadenza controllata. Come un pezzo Thrash anni '90 parte dinamica “Sailing to Nowhere”, title track degna del ruolo assegnatole al numero sette di questo album, una lunga strofa è lasciata alla voce maschile che poi lascia il giusto spazio anche alla sua controparte. Trovo una ritmica martellante e le deliziose parti strumentali a cui i nostri ci hanno abituato nel corso del loro debutto, una formula che funziona, magari si sente un po' di incertezza ancora in questa parte, sia nella parte vocale che nel guitar working, ma è palese che si tratta solo di un certo “nervosismo”, infatti il resto del brano scorre proprio come un veliero tra le onde ! Mi avvicino all'epilogo con “Sweet Rain” e le sue dolci note di piano iniziali, un' atmosfera subito malinconica e calda mi cinge, accolto dalle voci espressive ed accattivanti, chiudendo gli occhi, pare davvero di trovarsi sotto-coperta di una nave del '700, in balia di una tempesta. La sensazione di “navigazione” viene accentuata da un assolo andante e ondeggiante e soprattutto nella seconda parte, il sentimento regna. Note cariche di solennità e malinconia, creano il tappeto ideale per un finale perfetto per un brano del genere.
Strabuzzo gli occhi incredulo quando parte l' ultima traccia, cioè la numero nove “Left Outside Alone” cover di Anastacia, in chiave metal... bhè... se piace va bene... e continuo a rimanere incredulo ascoltando, nonostante l' arrangiamento metal doni particolarmente a questo brano. Che dire... immagino sia un pezzo che conosciate tutti, anche se non l' avete mai ascoltato con un assolo del genere !
Per concludere, “To the Unknown” dei “Sailing to Nowhere”, è un album piacevole, ben realizzato, con una produzione ottimale e questi ragazzi, sono persone che di sicuro sanno il fatto loro. Un buon esempio di metal accessibile ed evocativo, che non disdegna di farsi apprezzare anche da un pubblico più vario da chi ascolta solo metal. Le uniche cose che a mio parere sono negative, sono innanzitutto la scelta di unire due voci, si maschile e femminile, ma entrambe clean, quando secondo me, un poderoso e violento Growl avrebbe sicuramente giovato ai pezzi donandogli un notevole spessore ed intensità, se affiancato alle vocals di Veronica, che sono lontane dal concetto tipicamente gothic, di voci eteree e liriche. L' altro punto che un po' penalizza l' album, è la durata e la struttura dei brani, un po' troppo canonica e da manuale, quando dei pezzi più articolati e con un minutaggio più alto, sarebbero stati di certo più da ammirare. Per il resto, buon look, buona presentazione e buona professionalità, secondo me, sono da consigliare !

8,5 – 10


Anthony

Line Up :
Veronica Bultrini - Vocals
Marco Palazzi - Vocals
Andrea Lanzillo - Guitars
Luca Giuliani - Guitars
Giovanni Noé - Drums
Livia Capozzi - Keyboards
Carlo Cruciani - Bass

Genere : 
Melodic Power Metal - Hard Rock

Paese : 
Italia

Città :
Roma

Discografia :
"To The Unknown  - Full-length (2015)

Contatti :


domenica 2 ottobre 2016

La Casa dei Reietti - Racconto #10



La Casa dei Reietti

Anthony Weird

Lo spio.
Sto in camera mia e lo spio. C'è un mostro che vive qui accanto.
E' l' uomo senza faccia, ringhia e bestemmia ruttando, quando beve e poi lancia le bottiglie contro il muro. M' accende le voglie, m' infiamma. Mi massaggio il clitoride quando la sua vestaglia si apre, vedo la sua pelle bianchissima che pare umida e fredda, come un pesce, come se fosse stato giorni ammollo in acqua.
Ansimo. Mi Tocco. Il cazzo del mostro davanti a me, alzo lo sguardo sul suo viso senza occhi. Apro la bocca e l' accorgo, glielo succhio al mostro, immagino la lingua scivolare lentamente, inarco la schiena e ansimo aprendo le labbra. Glielo stringo intorno, la mia bocca si riempie. Assaporo.
Poi di colpo il terrore, mi fermo, scappo via, mi copro le orecchie e svanisce il piacere. Mi terrorizzano le sue urla disperate, lo sento piangere e dimenarsi. Sul tavolo della sua cucina, impreca e si masturba, lo guardo sborrare su pezzi di carne colanti, provocando l' ira delle mosche che combatte senza grazia ed i miei occhi, scendono ancora tra le sue gambe, quando l' ira si placa. Guardo gocce di sperma colare lentamente, dal suo glande come dalla sedia e mi vergogno quando desidero il suo orgasmo.
So che un giorno verrà a prendermi.
Passo le notti con gli occhi spalancati, ombre nere mi tengono compagnia. Quando il mostro si dispera, gli spettri paiono esultare, infilo gli occhi nella fessura sul muro, per vedere le sue urla e vomito, guardando la sua tana, dall' orrido tanfo di morte.
Stanotte le nebbia circonda la nostra grande casa. Un muro ci divide, freddi mattoni umidi di muschio che mi rendono prigioniera. Sono figlia dei miei peccati, murata viva nella casa dei reietti, ormai schiava dei miei abbandoni. La mia sagoma alla finestra, attira spiriti maligni, creature striscianti grondanti pensieri lascivi, ovunque braccia che mi cercano.
Nel mio letto, le mani dell' uomo senza faccia, solleticano la mia pelle. Tremo. Struscia il membro sulla mia pelle calda, lo sento ansimare masturbandosi mentre mi scruta tra le cosce, morboso, non trovano pace i suoi occhi inesistenti. Non oso guardare. Mi pietrifica il suo ghigno e ho ribrezzo di quella lingua da rettile. Sento i polpastrelli accarezzarmi piano, mi danzano con la grazia che non ti aspetteresti sul ventre, sul seno, seguo mentalmente il movimento, cercando di capire da dove sia entrato, poi piano, l' oblio, i sensi mi abbandonano : Le sue dita gelide aprono leggermente il mio sesso. Il clitoride che viene preso tra il medio e l' anulare, con le due dita che scivolano tra le labbra che sento gonfiarsi e piano, sporcare le lenzuola. La sua sagoma esile e scheletrica, proietta la sua ombra nera sul mio corpo. Mi muovo, come un serpente, come una puttana, lasciva eppure terrorizzata dal suo protettore, come se fosse il mio cliente speciale, godo del suo tocco freddo.

Apro le gambe e non mi basta più quella sfacciata corte. Apro le gambe e l' accolgo. Apro le gambe e lui si insinua dentro di me, come ogni notte.

Anthony Weird

sabato 1 ottobre 2016

NeroArtico - "La Morte su di Noi"



Questa non è una recensione, non potrebbe esserlo, dato che in questo progetto dell' amico Artic, c'è il mio zampino ! Volevo però presentare a chi legge il mio blog, questo lavoro estremamente particolare ed originale ideato e scritto e suonato completamente da Marco "Artic" Spera, e che ha preso il nome di "NeroArtico", un progetto sperimentale a metà strada tra l' Ambient, il Doom Metal, Depressive Black metal e il racconto musicale. Un concept fatto di immagini oniriche, territori oscuri dove arrancano inermi anime senza pace, raccontati attraverso i suoni estremamente marci, pesanti e dilatati della chitarra di Artic. Le vocals sono di Malphas, cioè del sottoscritto ;)
Spero che possiate apprezzare, vi lascio di seguito la prima traccia estratta dall' Ep "La Morte su di Noi" cioè, l' anteprima "Gli occhi nel buio" e il brano successivo "Tu Morte Che Parli". Enjoy ! ;)
Anthony

Gli occhi nel buio





Tu Morte Che Parli