mercoledì 22 luglio 2015

Il Lupo di Rachelville - Racconto 7



                                    ATTENZIONE : Questa storia è protetta da Copyright

Signori e signore,
colui che vi parla e che in vita ha scritto queste parole, fu un assassino, iniziai molto tempo addietro a dire la verità. La prima volta ch’ io uccisi, si trattò di una bambina, Grace fu il suo nome e nonostante molto tempo sia da allora trascorso, ben ricordo, come vedete, come si chiamava, il suo volto e  mai, non rabbrividite vi prego, dimenticherò il suo sapore. Devo dire che Grace fu davvero molto fortunata in questo, degli altri non ricordo pressappoco nulla, di sicuro non il nome.
Ascoltatemi, vi prego, signori voi tutti, nel tempo che mi accingo a raccontare, fui un maestro di una media scuola, nei pressi di Rachelville, in Louisiana.
Oh signori, confessare devo a tutti voi, che anche se bramavo le giovani carni della maggior parte delle mie allieve, mai e ripeto, mai provai, ne a toccarle, ne ad azzardare oscene proposte.
Mi limitavo a contemplarle in silenzio, cercando di scorgere ogni minimo, occultato particolare dei loro acerbi corpi, che mi accendevano il desiderio fin dentro le viscere.
Ricordo con precisione i nomi di quelle che maggiormente turbavano il mio sonno ogni notte : Sarah Jessica O’ Brian, Lucy McHanzie e tante, tante altre.
Ricordo con precisione un giorno di metà primavera, in cui la signorina McHanzie, indossava una leggera fascia larga e datosi il caldo della giornata stessa, non portava nessun reggiseno. I suoi capezzoli sporgevano nobili, fieri, pensai di prenderla, di agguantare i suoi fianchi e trascinarla nello sgabuzzino del bidello. Immaginai le nostre lingue, i nostri corpi contorcersi. Non avrebbe dovuto venire a scuola vestita in quel modo, non avrebbe dovuto presentarsi d’ innanzi ai miei occhi coperta di soli pochi veli. Le sue compagne la deridevano, i ragazzi le giravano intorno, era una puttana, solo una piccola, lurida puttana. Pensai di rapirla, di morderla, di strapparle le tette con la bocca, d’ infilare le dita in quel suo piccolo, rotondo e sodo culetto, di farla a pezzi, bagnarmi del suo sangue, squartarla, entrare. Avrei voluto tutto ciò, avrei voluto questo e anche altro, ma vi prego, vi supplico di credermi : Io non lo feci, mai.
Ma andiamo per ordine :

L’ inverno precedente, mi ero allontanato da Rachelville, e di conseguenza dalla scuola, per andare a far visita ad un vecchia zia in punto di morte, sapete, era il dicembre 1906 e io e un gruppetto di ragazzi, stavamo tornando a casa attraverso l’ Oregon, ma fummo sorpresi da una tremenda tormenta. Decidemmo così di ripararci in una grotta, in attesa che la tempesta si placasse, ma ciò non accennava ad avvenire.
Eravamo in sei persone, io, Carl Simmons, Stewen Jonson, Lenny Stewart e sua moglie Linda e un italiano che si era unito al gruppo dato che facevamo la stessa strada, Stefano Reale fu il suo nome, poi c’ era il mio cane Rob e due cavalli.
Il primo giorno nella caverna passò abbastanza velocemente, pensammo a ripararci dal freddo e a tenere alto il morale, con dei racconti per conoscerci meglio, ma la tempesta, non accennava a placarsi.
Ignari di cosa stava per accaderci, decidemmo di accamparci sul carro per la notte.
Il mattino seguente, l’ entrata della grotta era totalmente sigillata dalla neve, non c’era nessuna via d’ uscita e, prima che lo pensiate, si, abbiamo provato per un giorno intero a scavare con tutte le nostre forze, ma solo Iddio sa quanta candida neve, fosse caduta d’ innanzi l’ unica via d’ uscita, murandoci all’ interno.
Le provviste finirono presto. La carne non durò una settimana ed il latte di capra e il formaggio non durarono che pochi giorni oltre. Uno dei cavalli era in agonia per la malnutrizione ed il freddo, così Carl, decise di mettere fine alle sue sofferenze e con quel cavallo, andammo avanti per altri sei o sette giorni più o meno. Quando anche l’ altra bestia, crollò sotto il peso della fame, per noi sembrò una benedizione. Per l’ acqua non era un grande problema, bastava far sciogliere la neve oppure raccogliere quella che colava dalle stalattiti. Ben presto, non avevamo più nulla, nel mese successivo mangiammo tutto ciò che era commestibile, il muschio sulle pareti, le selle dei cavalli, le cinture, le suole delle scarpe, persino Rob, ma non c’ era nutrimento in quel “cibo”, voi mi capirete, eravamo debilitati sia nel corpo che nello spirito, credevamo di morire tutti in quella caverna.
Il primo ad andarsene fu Stewen, il suo corpo era già provato e non riuscì a resistere a tutto quel dolore.
Ci guardammo in faccia tutti, ognuno in cuor suo pensava che quella era l’ unica cosa da fare, ma nessuno voleva ammetterlo, nessuno osava proferire parola, tutti aspettavano che qualcun’ altro, lo facesse per primo e Dio lo sa, oh si, solo Iddio sa quanto ribrezzo provavo sotto le labbra e per me stesso, quanta vergogna e solo Iddio ancora sa, quant’ io trovassi raccapricciante la vista di varie parti umane sul fuoco, ma ringraziai il cielo per l’ odore di quella carne.
Ma più di tutto, più di Grace, ripenso a quella, seppur vicina notte, era un trentuno ottobre qualsiasi, una festa oscura e divertente per gli altri, ma non per me. Pioveva…

Piove. Ancora. Non smette da tre giorni, guardo l’acqua scivolare giù dalle vetrine di questo caffè.
Di questo passo, ci sarà una piena e l’acqua se la  porterà via. Forse è meglio così.
Sul tavolo, c’ era già un giornale con la data di oggi : “30/10/1923”. Ha in prima pagina ancora la notizia di ieri, cioè la nascita della Repubblica di Turchia. Come se gliene possa fregare qualcosa a questi stronzi ignoranti, che abitano in questo cesso di cittadina, il buco del culo d’ America.
Immagino la notizia che ci sarà in prima pagina sul giornale di domani, quella si che sarà interessante, ehehe…
Come graffiava. Mamma mia, mi ha riempito di calci e graffi, sia sulle mani che sul viso, per fortuna qui, né il barista, né nessun altro, ha chiesto nulla, tutti sono assorti nei loro pensieri e preferiscono bere infreddoliti, piuttosto che sprecare tempo ed energie per impicciarsi dei fatti altrui.
Vorrei controllare una cosa…ma non credo che farò bene ad uscire per mettermi ad osservare          l’ acqua del fiume dal ponte, sono già bagnato fradicio, ed in più, desterei sospetti. Meglio di no e comunque sono sicuro che non si vedrebbe il sangue sull’ acqua. E’ troppo scura a causa della forte pioggia. Devo solo fare attenzione nel caso il fiume trasportasse a valle il resto del corpo.
Quella puttana maledetta ! Mi brucia tantissimo il viso, speriamo non se ne accorga nessuno.
Con questa fanno quattro, ma c’ è ancora molto da fare, la città è piena di marciume.
“Il lupo di Rachelville”, così mi chiamano. Non lo sanno che sono io, non lo sa nessuno. Era da un po che né  al giornale, né alla radio, parlavano di me, del resto, un omicidio non fa più ascolto ormai. Era ora di ricordagli che il lupo, ha ancora fame !
Come si divertiva quella puttana. Rideva. Credeva di aver trovato un altro cliente, di guadagnare. Certo il suo lavoro lo farà, anche se “ in parte”, del resto, ho tutto quello che mi serve di lei, proprio qui, in questa valigia.
Aveva le gambe belle lisce quando è entrata in macchina. Portava una gonna aperta sul davanti, per attirare i clienti. Quei porci arrapati.
“Vieni, ti faccio toccare prima”, così gridava, mi davano il voltastomaco !
Qui ci sono le decorazioni per Halloween, ho fatto bene ad eliminarla in questi giorni, la festività terrà lontana gli spiriti, anche l’ anima di quella troia, andrà dritta a bruciare all’ Inferno e non potrà venire a tormentarmi !
Sono stato bravo.

Ecco il suo bel culo, mi ha sporcato la valigia di sangue, ma ho fatto bene ad usare questi sacchi neri della spazzatura, l’ ultima volta il sangue mi colava tutto fuori. E’stata una bella sfida non lasciare tracce… più che altro, nessuna traccia troppo visibile…
Bacon, carote, quattro cipolle, rape, sedano, sale e pepe…ho una fame ! Questa sera mangerò una gamba, con dita, mani, qualche pezzo di un braccio, voglio lasciare la fica per domani notte, quando ci saranno i festeggiamenti per Halloween, così potrà svolgere il suo lavoro la puttana !
Come faceva mamma col tacchino ?
“Dopo circa un quarto d’ ora di cottura, versare circa una pinta d’ acqua e ungere la carne di tanto in tanto, ma ad intervalli frequenti, con un cucchiaio di legno”. Si, ricordo bene.

E così anche quella notte passò. Quella notte in cui era stato versato del sangue, ma ciò ch’ io non sapevo, era che l’ indomani, su quel quotidiano, non ci sarebbe stata la notizia che aspettavo.
Billy Brown, un ragazzino di 12 anni, insieme ai suoi amichetti di pressappoco la stessa età, giocava tra i boschi e i canali, assaporando già il magico momento del “Trick Or Treat”. Pensando agli artigianali costumi, che avrebbero usato quella notte, Billy, si imbatté in qualcosa che mai avrebbe immaginato… “Guardate qui ragazzi- chiamò a raccolta gli altri- Ma cos’ è ? Forte però prendiamola, la lanciamo a qualcuno che non ci vorrà dare i dolcetti stanotte !”
Oh signori lettori, come potevo io immaginare quello che sarebbe accaduto ? Mi aspettavo che qualcuno avrebbe ritrovato il corpo, certo, ma qualcuno adulto, che avrebbe subito pensato al lupo ed in preda al panico che m’ accendeva il desiderio, avrebbe avvertito le autorità e le radio e i giornali, avrebbero parlato di nuovo del Lupo di Rachelville, avrei assaporato la mia gloria, mi sarei nutrito della paura sui loro volti al mercato, o nei caffè che ero solito frequentare a quel tempo. No, a scuola no, i ragazzi non si preoccupavano di certe cose. Un pazzo che faceva a pezzi le puttane non era di loro competenza ed i colleghi insegnanti, erano troppo occupati a  pensare allo stipendio e a maledire il governo, per preoccuparsi dei casi di cronaca a loro vicini.
La sera di Halloween presi il suo bacino, lo poggiai sul tavolo e allargai le cosce. Aveva le gambe tranciate all’ altezza delle ginocchia e il busto era senza testa, con le braccia strappate via. Era una donna perfetta. Senza voce per parlare, senza gambe per scappare,  senza volontà, senza tutte le cose inutili e fastidiose.
Entrai. Da dietro, dopo averla girata sul tavolo della cucina, come si addice ad una puttana.
Mi faceva sudare, mi faceva impazzire. Strinsi il suo seno con tutta la mia forza e lo feci diventare ancora più viola. Non era morbida, no, non era calda come poteva esserlo Sarah Jessica O’ Brian, oppure Lucy McHanzie, no, era fredda, ricordo bene. Ogni volta, tenevo i corpi finché era possibile, man mano mi nutrivo di qualche loro pezzo, finché diventavano non più mangiabili e non più scopabili. A quel punto me ne liberavo, di solito nel cesso, un pezzetto alla volta, altri pezzi più grandi li lanciavo nell’ inceneritore.
Bussarono alla porta. Mente ero intento a scopare quella troia fatta a pezzi, bussarono alla mia porta. Accelerai il ritmo, sudato cercavo di finire prima che fossi stato costretto ad aprire. Suonarono di nuovo. Ansimando gridai : << Uh-Un attimo, arrivo !>>. “Magari” pensai.
Non ci riuscii, andai attraverso il salotto a chiedere chi fosse.
“Dolcetto o Scherzetto ?” Mi sentii rispondere dalla parte opposta. Cosa ? Ragazzini ! Proprio adesso. Andate via, maledetti adoratori del Diavolo, andate via !
<<Non ho nulla da darvi ragazzi, passate un’ altra volta, ora non ho tempo !”
Erano maleducati. Figli di genitori degenere, che li avevano messi al mondo, come conseguenza di atti di estrema libidine, non sapevano controllare i loro istinti animaleschi ed allora, lo facevano. Scopavano, come porci, come conigli e lasciavano uscire in mezzo alle urla ed al sangue, dalle loro luride fiche colanti, i loro figli bastardi, incarnazione del peccato !
<<Ehi, spilorcio – mi dissero spiando dalla finestra – dacci qualcosa o ti riempiamo la casa di vernice e viscere di pollo !>>.
Uno di loro, con un piede di porco sfasciò la vetrata. “Fermi !” gridai, ma non mi diedero ascolto.
Ridevano, si  ridevano di me, vestiti da mostri, diavoli : creature del male !
Mi ricomposi in fretta, allacciai i pantaloni e mentre stavo per aprire la porta per scacciali, un flotto di vernice verde, come il vomito che mi provocavano, mi colpì in viso. Indietreggiai. Altri palloncini pieni di colore liquido vennero lanciati dalla finestra e così mi riparai dietro l’angolo di un corridoio. Imprecando ed ansimando, mi toglievo la vernice dagli occhi, mentre andai a prendere l’ idrante. Li avrei mandati via con l’ acqua gelida del serbatoio. Scacciati, come dannosi cani randagi. Insieme alla vernice lanciarono viscere, budella di volatili da allevamento, insieme a teste e scarti di pesce. Tenendo stretta la pompa grigia, ad una delle estremità, guardai il crocifisso per un istante, ma qualcosa di pesante mi colpì. Mi riparai il viso con le braccia, ma l’ idrante mi scivolò dalle mani schizzando acqua ovunque. La mia casa era piena d’ acqua. Il mio salotto zuppo, se lo avesse visto mia madre mi avrebbe punito, si mi avrebbe messo in castigo, nella cantina, in quel brutto posto ed il Diavolo mi avrebbe legato e mi avrebbe toccato, fatto male.
Scivolai. Sentivo le loro risa, si burlavano di me. Bastardi. Non l’ avrebbero fatto se avessero, se solo avessero saputo con chi avevano a che fare. Li avrei uccisi con le mie mani, a morsi. Tutti. Tutti loro. I miei occhi lacrimavano. Ancora sento l’ ardore della vendetta in questo malandato corpo. In quel momento, mentre a carponi sul pavimento bagnato, pieno di colore e budella, mentre cercavo invano di bloccare  il flusso dell’ acqua dell’ idrante, sentii quello che mi urlò, ridendo, uno di loro, miserabili : <<Guardate com’ è goffo ! Ahahah, sembra una tartaruga girata sul dorso !>>.
Mi voltai di scatto in preda all’ ira e fu allora che la vidi. Rotolava ancora. Si fermò davanti ai miei occhi. Era ancora più brutta di quando l’ avevo ammazzata. La testa di quella puttana a pezzi sul mio tavolo in cucina.
L’ avevano trovata. Io l’ avevo lasciata lì, nel canale, in modo che senza gli occhi, non aveva potuto vedere la via e la sua anima, non mi avrebbe trovato, senza orecchie non avrebbe potuto sentire niente di dove andavo.
Ma loro l’ avevano portata da me, loro, i figli del Diavolo ! Era già tutta sporca, viola, piena di insetti, vermi schifosi. Aveva il rossetto sbavato e mi provocava immenso terrore.
Mi aveva trovato. Il suo spirito vendicativo mi aveva trovato, aveva incaricato i suoi seguaci malefici di portarla da me. Ora mi avrebbe ucciso.
Mi alzai e con gli occhi accecati dalla paura, incurante ormai dell’ acqua dell’ idrante, della vernice e della budella dei commestibili animali, iniziai a correre per il corridoio, oltre il salotto. Il pavimento zuppo. Scivolai. Il mio corpo sfondò la vetrata alla fine dell’ ambulacro. Provai a reggermi al bordo della grande finestra, ma i vetri mi ferirono le mani.
Pensavo a proteggere la mia vita. L’ anima di quella puttana morta mi avrebbe trascinato con se    all’ Inferno, per vendicarsi ed in più la mia casa era una discarica adesso, mia mamma mi avrebbe punito.
Caddi di sotto. Terzo piano, a picco sulla scogliera di White Lake. Le rocce che si avvicinavano. Buio.
Mi sono risvegliato in ospedale. Legato, dicono che mi hanno arrestato. Ci sono poliziotti a sorvegliare la mia camera. Ma non mi avranno. Mai !

Cordiali Saluti.
                                                                           
                                                                                      Albert Embert detto “Il Lupo di Rachelville”

1/11/ 1923, il giorno dopo…
L’ edizione straordinaria de “Il Corriere delle ore di Rachelville” , recava in prima pagina la seguente notizia :  “Il Lupo di Rachelville si suicida in ospedale dopo l’ arresto, rubando un bisturi”.
Servizio a Pag. 3.

                                                   
FINE.
                                                                                                           Anthony

Soluzioni - Racconto 6




...cosa siamo e da dove veniamo sono concetti sui quali l'umanità ha sempre cercato soluzioni logiche che dessero una risposta definitiva al quesito.
Ma chi ha mai interpellato tutti coloro che per un motivo o per un altro hanno abbandonato il consueto schema di pensiero ed hanno ceduto alla follia ?
Quanti sono disposti ad immergersi nella mente dei folli per capire cosa esiste al di la di tutti quegli schemi così strani ?
E' il caso del dottor Erric, figura di spicco nel mondo della medicina, deciso a scendere nei meandri della pazzia.
La sua teoria era semplice, era convinto che la vera risposta a tutti i quesiti del mondo fosse proprio nella mente dei pazzi, che, sempre secondo lui, avevano la possibilità di vedere cose che al resto dell'umanità sfuggiva.
Tutto si basava su alcune credenze antichissime secondo le quali i pazzi fossero in contatto con gli dei.
Che il dottor Erric fosse diventato un pò eccentrico dopo la morte della moglie era noto a tutti, ma continuava ad essere brillante, tuttavia aveva iniziato ad interessarsi quasi in maniera morbosa alla pazzia.
Nessuno lo criticava, e nessuno lo biasimava, forse aveva solo bisogno di tempo e questo suo interesse nel peggiore dei casi non avrebbe portato a nulla.
Ma ad un tratto la stangata, Erric si ritira dalla carriera, svanisce nel nulla.
Nella solitudine della sua nuova casa conduceva esperimenti sui folli, diventandone quasi uno di essi, e non erano pochi i quali per lo più morivano nei suoi tentativi di scovare i processi mentali dietro ogni loro azione.
Il suo tentativo più misero e più folle fu quello di chiudere sei pazzi violenti in una piccola stanza per vedere secondo quale motivo o pretese avrebbe avuto luogo una rissa.
Rissa avvenuta per nulla, e come risultato lesioni a questo o quel povero diavolo.
Non andava bene, Erric trascorreva le sue giornate lambiccandosi il cervello in cerca della risposta.
Della soluzione.
Dopo altri tre anni di meditazione sulla questione, ebbe la sua ultima idea.
Egli doveva diventare la cavia di se stesso, entrare nella pazzia come diretto protagonista, scendere dalla tribuna e diventare egli stesso un folle.
Dopo qualche ultima ricerca apprese da alcuni studi di nicchia, ancora più folli dei suoi, che esisteva una follia fittizzia, inducibile tramite farmaci, così ebbe inizio il suo viaggio, si pose sotto coma farmacologico e collegandosi a numerosi macchinari che lo avrebbero tenuto in vita per decenni senza che lui muovesse un muscolo, insomma, l'unica sua parte realmente attiva sarebbe stata la mente.
E così fece.
Esattamente dieci anni dopo venne ritrovato ancora intubato ed in vita, ma irriconoscibile, motivo per il quale gli affibbiarono il nome fittizio di J,
J era vivo ma in coma e nessuno osava svegliarlo, perchè nessuno sapeva per quale motivo clinico era stato posto in quello stato, poteva benissimamente un malato terminale il quale pagando fior di mazzette si era fatto trasportare in quel poco dimenticato dal mondo e lasciato in balia del coma.
Durante i successivi anni nessuno aveva riconosciuto il famoso dottore, e si decise di svegliare J, per capire chi fosse, per capire da dove provenisse ed ogni sorta di spiegazione.
Nessuno sapeva da quanto fosse in quello stato, e non sospettarono minimamente un coma indotto decennale.
Tuttavia ogni tentativo di svegliarlo furono inutili, iniezioni varie e terapie addirittura che rasentavano la violenza valsero a poco e non scalfirono nemmeno quel sonno.
Fino a che una notte l'ospedale in cui era stato trasferito venne squarciato da un urlo disumano, sembrava scuotere le fondamenta del mondo stesso.
Tutto il personale si precipitò da J, lo trovarono ancora urlante, e quando furono li la visione li raccapricciò, J aveva gli occhi iniettati di sangue e li guardava con un'espressione di paura, disgusto e spregio difficile da decifrare.
L'unica cosa certa era che era terribilmente inquietante, tanto da far fuggire a gambe levate gran parte dello staff medico, ed i pochi che ebbero il coraggio di avvicinarsi cercarono di sedarlo, ma era impossibile.
Dopo quella che parve un'eternità J rimase zitto ed immobile.
Rimase li a fissare il muro davanti a se, ad occhi spalancati e non accennava a muoversi in alcun modo o a proferir parola di alcun tipo.
Sembrava ricaduto in un coma molto peggiore.
Nessuno era cosciente della pazzia in cui l'ex dottor Eric avrebbe tirato quella piccola struttura, di li a poco l'inferno era impaziente di riversare il caos e la follia.
Un tuono squarciò il cielo ed illuminò la stanza.
Era notte fonda e J era li seduto, e dopo un lampo era in piedi, era diventato così esile da ispirare innocenza ed una indole innocua, ma al contrario, aveva serbato le forze per mostrare al mondo ciò che aveva visto lui.
Quella era la sua notte.
Le infermiere che facevano il turno di notte sarebbero state le prime vittime del suo folle piano che ancora nessuno conosceva.
Fece squillare il campanello di emergenza e subito due infermiere arrivarono in soccorso del paziente, ma ciò che trovarono fu un letto vuoto.
J sembrava scomparso, ma dopo un attimo le due si sentirono afferrare la testa e poi il silenzio.
Prese le due sventurate ed inziò a trascinarle nel silenzio più totale in uno sgabuzzino degli inservienti.
Ebbe anche la buona premura di legarle ed imbavagliarle, tutto mentre sogghignava soddisfatto, infatti di li a poco quello sgabuzzino avrebbe contenuto ben più di quelle due infermiere, ma l'intero staff medico, come anche qualche paziente più "volenteroso".
In quel preciso istante però sentì una sirena ed ebbe un'illuminazione, utilizzare un'ambulanza per trasportare il suo "occorrente" in un luogo disabitato di cui aveva memoria per mettere in atto il suo progetto.
E così fece, perchè dopo poco era già di sotto nel deposito dove colse di sorpresa i due addetti all'ambulanza e dopo averli tramortiti,caricati insieme alle infermiere, chiuse il vano posteriore e partì a caccia del restante staff.
La sua caccia durò relativamente poco, e alle prime luci dell'alba aveva un'ambulanza carica di risorse umane.
E le avrebbe utilizzate per compiere la più grande opera medica del secolo.
Giunse così in un capanno abbandonato ed uno ad uno scaricò i corpi delle sue vittime sul pavimento nel capannone.
Li distese uno di fianco all'altro, erano in tutto dodici persone, dall'ambulanza recuperò delle sacche da flebo e le riempì della stessa sostanza che fu usata su di lui per indurgli il coma, ma questa volta vi aggiunse il proprio sangue.
Ecco, ora anche loro avrebbero visto tutto ciò che aveva visto lui, tutti avrebbero capito quanto la fine fosse vicina, e quanta sofferenza aveva provato lui.
Tutto questo però non lo avrebbe visto, aveva compiuto la sua missione e volgendo gli occhi al soffitto diroccato si recise la carotide con un paio di forbici, e mentre la vita lo abbandonava sorrise come se ora tutte le sofferenze ed il male accumulato avessero fine.
Ora però dodici persone erano li in preda di chi sa quale delirio.


Sei settimane dopo si svegliarono.
Non accadde nulla, a parte il fatto che si distribuirono in maniera sparsa lungo la stanza, non facendo nemmeno caso al puzzo nauseabondo del cadavere di J oramai in putrefazione, o al fatto che fossero in compagnia di altri.
Passarono tre giorni ed il primo di loro fece la prima mossa, che fu quella di andare a cibarsi del cadavere di J pieno di larve ed in un avanzato stato di decomposizione.
Pochi minuti dopo anche gli altri lo seguirono, non badando per nulla al fatto che si stessero cibando di un essere umano e per giunta decomposto.
Durante il macabro pasto si guardavano in cagnesco come vedendosi per la prima volta, nessuno tuttavia accennava a parlare, si accontentavano di lanciarsi sguardi e continuare la loro opera di cannibalismo.
Il pasto durò forse trenta minuti, dopo i quali ognuno tornò ai propri angoli, stavolta confabulando fra se, come a non volersi far udire dagli altri occupanti.
Passarono altri quattro giorni durante i quali continuarono a cibarsi delle rimanenze rancide del cadavere.
Al termine del quarto giorno, una donna fra loro, cominciò ad urlare, pochi minuti dopo urlavano tutti, e tutti iniziarono a graffiarsi la faccia, simultaneamente, il tutto come una mostruosa coreografia.
Urlarono per quelle che parvero ore, finchè dalla loro gola non ne fuoriuscirono che rantoli, ma come a voler sfogare la loro crescente frenesia iniziarono ad avventarsi gli uni contro gli altri senza un apparente senso.
Si dilaniavano a vicenda le carni e non trovarono pace fino a che non caddero in terra stremati.
Erano tutti in preda a tremori e convulsioni, la cosa peggiore però erano le ferite che si erano inflitti in quella lotta forsennata.
Probabilmente avevano iniziato a graffiarsi e mordersi, perchè quasi tutti avevano segni evidenti di graffi sul viso ed in qualche caso di morso che aveva tranciato la pelle.
Forse in quel modo avevano stabilito chi era degno di sopravvivere e chi no, quasi come in una primitiva selezione naturale.
Tre membri vennero così allontanati e vennero lasciati a se stessi, come se in quel capanno fosse compreso un intero mondo abitabile.
Si formarono così due comunità per così dire.
Nei seguenti giorni questi tre venivano attaccati dagli altri nove, e vennero presto sopraffatti.
Erano ancora vivi quando i nove iniziarono a macellarli con il paio di forbici utilizzato da J tempo prima per uccidersi.
Ora avevano carne fresca.
Cosa avevano visto per ridursi in quello stato ? E perchè erano tornati come all'età della pietra ?
Il tempo passava, e la carne venne presto a mancare, si denudarono degli stracci che erano rimasti dai loro vecchi vestiti, ed utilizzando come struttura le ossa dei defunti costruirono una macabra capanna che affidarono a quello che sembrava essere diventato l'elemento dominante dell'intero gruppo.
Il neo nominato maschio alfa iniziò subito con l'accoppiarsi con le sei donne del gruppo portandole a turno nella tenda e lasciando gli altri due maschi fuori a lamentarsi.
L'irruzione avvenne in pieno giorno e la vista che la polizia si trovò a fronteggiare segnò per sempre le loro menti, tanti che molti lasciarono il servizio.
Erano passati due mesi e valeva a dire la macellazione di uno dei due pezzi deboli della nuova comunità.
Le sei donne per giunta gravide vennero scortate in catene al più vicino ospedale, il capo invece furono costretti ad abbatterlo, perchè continuava ad avventarsi contro gli agenti utilizzando un osso scheggiato come coltello.
Trasportarono in ospedale anche uno dei due uomini sopravvissuti al macello, infatti avevano iniziato a mangiarlo pezzo per pezzo lasciandolo in vita, forse per mantenere fresca la carne.
Morì due giorni dopo.
Le donne vennero dichiarate incapaci di intendere e di volere, ed in un avanzato stato di follia, così vennero trasportate in un carcere psichiatrico di massima sicurezza dove vennero tenute in celle imbottite.
Le sei donne quindi vissero gli ultimi mesi negli stenti, perchè rifiutavano ogni cura o assistenza.
Morirono tutte nello stesso giorno, ma prima fecero qualcosa che nessuno si aspettava, con i denti si recisero i polsi e con il proprio sangue scrissero delle parole.
LA FINE STA ARRIVANDO MORIRETE TUTTI.
Ognuna scrisse una parte, e nessuno mai si sarebbe spiegato quel messaggio, fino a che in quel paese non arrivò un rarissimo ceppo di pestilenza che decimò la popolazione.
Il caso fu archiviato come inspiegabile.
Tuttavia il dottor Erric, diventato poi J, aveva raggiunto il suo scopo, aveva dimostrato che la stirpe umana proveniva da esseri destinati all'aggregazione, alla riproduzione ed infine alla morte, valorizzando infine la teoria dell'evoluzione.
Nessuno collegò mai l'intera opera a lui, il quale venne semplicemente dichiarato scomparso.

                                                                                                                  Artic

domenica 19 luglio 2015

August' s Underground - Recensione 18



ATTENZIONE : Recensione già pubblicata da me, su un altro sito.


Bene o male, tutti sanno cosa sia uno Snuff movie, ma quanti di voi ne hanno mai visto uno vero ?
Io direi fortunatamente nessuno, sia perché gli Snuff sono presso chè introvabili, sia perchè possederne (e guardarne ?) uno, è un reato.
Ma si sà, la curiosità può essere talmente morbosa a volte, da spingere qualcuno a realizzare anche un finto snuff, pur di sapere come potrebbe essere uno vero e non pochi ci hanno provato, alcuni ci sono riusciti bene (Guinea Pig - Devil's Experiment nè è un ottimo esempio) , ma spetta a Fred Vogel il gradino più alto del podio, per la realizzazione del miglior finto snuff, con il suo "AUGUST UNDERGROUND" (o per lo meno è quello che i critici di tutto il mondo hanno pensato, non sapendo assolutamente come possa essere un vero film snuff...) .
Il film (se di film si può parlare, io direi più che altro un video lungo come un film), è stato girato in maniera amatoriale, con una semplice videocamera a mano, come quelle che hanno tutti (ma non quelle digitali di adesso, io parlo di videocamere che portavano la VHS all' interno, che si usavano fino a pochi anni fà) ed infatti le immagini si muovono per tutto il tempo (cosa molto disturbante) dando un senso di vero amatoriale e poi il risultato grafico della pellicola "sgranata", (pensate alla qualità delle videocassette da videoregistratore degli anni '90) aiuta il presupposto di Vogel di far sembrare assolutamente vero il suo film.
Ma cosa si vede in questo August Underground ?
Innanzitutto non immaginatelo come un normale film di quelli a cui siamo abituati, pensate piuttosto che state visionando il filmato che qualcuno ha girato mente faceva cazzate.
La prima scena è un ragazzo che fà cadere del liquido da una bottiglia, dentro la fogna ridendo, ovviamente il tizio in questione tiene in mano sia la bottiglia che la videocamera, quindi non lo vediamo in faccia, poi arriva il suo amico (che altri non è che il regista Fred Vogel), ridono, parlano, scendono in uno scantinato e...sorpresa !! Una ragazza nuda legata ad una sedia a cui hanno tagliato un capezzolo. Le lanciano una secchiata d' urina e poi le spalmano addosso le loro feci, dopo di che fanno a pezzi e si liberano del corpo di un uomo a cui è stato tagliato il pene.
Ma non soltanto violenza di questo genere : Ad un certo punto i due pagano una ragazza perché gli faccia vedere le tette e dopo averla violentata la massacrano di botte. Poi vediamo della violenza ai danni di un negoziante e di una commessa e via via, finché non ci troviamo con i due ragazzi a casa, che si divertono con due prostitute, una della quali si prenderà delle martellate in testa mentre viene sodomizzata, l' altra ragazza scappa e viene rincorsa. Tutto questo con la telecamera che balla, di conseguenza vedremo delle immagini incasinatissime, mentre loro corrono. La cosa che davvero lascia sorpresi, è la recitazione, assolutamente "reale" sembra infatti, che le vittime stiano subendo tutto quella violenza sul serio e che non stessero in realtà girando un film. Altra cosa sconvolgente sono gli effetti speciali, assolutamente veritieri, sembra che tutto sia vero in quel film, che tutto sia reale.
Nonostante sembri una contraddizione però, il film è spesso noioso e la mancanza di una trama, non fà che aumentare il tutto. Quando non ci sono scene di violenza, ci si deve sorbire delle pesantissime scene di loro che vanno ai concerti, con un audio insopportabile e momenti in cui non fanno altro che parlare. Però, bhè, questo è assolutamente un merito, uno snuff, non vuol dire che riprenda solo scene sanguinose, ma anche scene che non c' entrano niente, quindi è stata un' ottima cosa aggiungere questi noiosi spezzoni.
Quì non c' è arte, questo film è solo una pseudo-riproduzione di quello che potrebbe essere uno snuff, non aspettatevi trama, storie o colpi di scena, non aspettatevi inquadrature mozzafiato, ed evitate ancor prima di iniziare, a cercar di voler dare un "perché" a quello che vedete. Non c' è un motivo, non esiste una "spiegazione" , loro commettono quelle azioni, per puro divertimento, per noia o per provare un brivido, stà a noi decidere se vale la pena usare un' ora e mezza per guardare tali aberrazioni. Perchè guardarlo ? Bhè, per curiosità, per vedere come possa essere un vero snuff, perché è un prodotto underground, assolutamente non convenzionale e quindi vederlo, o meglio possederlo, vi farà entrare in quella ristretta cerchia di persone che conoscono tali film, o magari perché cercate "qualcosa di forte", decidete voi.
Fred Vogel, riesce cmq in questo film, a trasmettere un senso di violenza reale, è qualcosa che ti fà sentire in colpa perché lo state guardando, c' è orrore, impossibilità a reagire, c' è disgusto e un tale senso di "malato" che vi chiederete "Ma cosa diavolo è questa roba ? E perchè la stò guardando ?"
Se c' è qualcosa che descriva bene questo film, è assolutamente "Nudo e Crudo", senza mediazione artistica, senza un perché.
Un delirio di violenza ed orrore per stomaci e, soprattutto cuori forti.
"Continua" in AUGUST UNDERGROUND' S MORDUM e AUGUST UNDERGROUND' S PENANCE.

                                                                                                   A cura di Anthony

giovedì 16 luglio 2015

Luker the Necrophagous - Recensione 17



Per quanto sia rara e dimenticata nella vita reale, tanto la necrofilia, sembra essere presente nel cinema underground. Nel 1986, anticipando quindi, il ben più noto e meritevole "Nekromantik", di circa un anno, "Luker the Necrophagous" (il cui titolo originale, era semplicemente "Luker"), attira l' interesse degli appassionati di horror non convenzionale, sul tema del sesso con i defunti. In realtà, questa pellicola, ha ben poco, sia di horror, che di tutto il resto : Luker, è un uomo in coma nel letto di un ospedale, gli infermieri parlano e tra uno sbaciucchiamento e l' altro, si viene a sapere che il paziente, ha ucciso e stuprato otto donne... stuprate molto dopo gli omicidi ! Non passa molto tempo, e il taciturno Luker si risveglia, arrapato ed ingrifato come una biscia ! Tra immagini sgranate, di una qualità pessima, ed un comparto audio, volendo anche peggiore, il protagonista scappa dall' ospedale portandosi dietro il corpo di una infermiera appena uccisa, con cui farà sesso poco dopo in auto. Ma non esaltatevi troppo... il tutto è forzato... ridicolo... con una fotografia inesistente ed una qualità pixellata, che rende il tutto ancora più scadente. L' unica scena degna di nota, è lo stupro del cadavere di una prostituta, abbordata e uccisa quattro settimane prima, ma scordatevi l' eleganza di Jörg Buttgereit, qui siamo anni luce dal film che ha scosso le menti e gli stomaci degli internauti dell' underground, il regista Johan Vandewoestijne. è troppo legato ad un cinema che vuole "idolatrare e/o creare fascino" al protagonista, sforzandosi di dare spessore ad una figura di' anti-eroe, accattivante e tenebroso, cosa che non accade proprio per niente, Luker per quasi tutto il film, avrà su gli occhiali da sole alla "CHiPs", sia di giorno, che di notte, all' esterno o all' interno, al buio, alla luce, non fa differenza, lui li indosserà sempre, con tanto di giubotto e guanti di pelle (ma quanto poteva essere alla moda, pur essendo appena uscito dal coma ?!!). In realtà, un paio di scelte registiche interessanti ci sono, vedi la MDP che dondola seguendo il movimento della sedia, su cui è seduto il protagonista, o ancora una PAN, nei sotterranei, dove la MDP segue una ragazza tra gli scaffali, ma il tutto si ferma qui, non è mica Shining !
La forza di "Luker the Necrophagous" sta per lo più nella sua storia, che nel film in se. Innanzitutto, siamo davanti ad una pellicola, che incarna realmente, ciò che era il cinema underground degli anni '80. Film tirato su con due lire, con effetti "speciali", che definire caserecci è un eufemismo, ma soprattutto la distribuzione, affidata quasi unicamente al passamano sottobanco, su VHS pirata, tra gli appassionati. Il film, venne in realtà prodotto da VDS Brussels (che fallì poco dopo) e sarebbe dovuto poi essere distribuito dalla affiliata BDM Distribution, che però si rifiutò. Le avventure di Luker quindi, si ritrovò solo su VHS francesi, probabilmente piratate, Fu così poi, che tutte le copie reperibili del film, furono acquistate da una casa di distribuzione olandese, la Cult Video. Da li, la maggior parte delle copie reperibili, aveva i sottotitoli olandesi, e, dal meraviglioso sito "Exxagon" (http://www.exxagon.it/). vengo a sapere che i negativi del film e i master, furono distrutti completamente. Il regista Johan Vandewoestijne, aveva nelle sue mani, solo una copia sottotitolata in tedesco, ma dopo ben quattro anni, si venne a sapere che il laboratorio che aveva lavorato allo sviluppo dei negativi, aveva ancora delle copie, dimenticate da qualche parte in una scatola, che comprendevano, scene inedite e materiale mai visto prima. Unendo la pellicola originale, con gli spezzoni trovati per caso nel laboratorio, si ebbe "Luker 1.2", che è quanto di più vicino a ciò che oggi definiremmo un Director's Cut (tra l' altro, pare che di questa versione ne esista solo una copia e per di più senza audio). Nel 2001, si parlava di una edizione completa in DVD, ma da allora, non se ne é saputo più nulla.. (grazie ancora Exxagon !). Che dire, se cercate gore, qui ce né poco, se cercate horror, qui non ce né traccia, e se volete un po' di shock-esploitation, grazie alla tremenda qualità del film, neanche lo troverete. In due parole, se volete fare un viaggio nell' atmosfera del freddo Belgio degli anni '80, allora "Luker the Necrophagous" va visto dall' appassionato, anche solo per la storia che c' è dietro, altrimenti, questa pellicola, può essere lasciata nel dimenticatoio tranquillamente, senza rimpiangerlo troppo.

                                                                                            A cura di Anthony

Si ringrazia il sito "Exxagon" http://www.exxagon.it/

sabato 11 luglio 2015

Subconscious Cruelty - Recensione 16


Vita e morte. Il desiderio di conoscere tutto, il più possibile, anche ciò di cui poi ci pentiremmo, contrapposto alla paura che tutto ciò possa portare a cose più grandi di noi, da cui è impossibile uscirne. Subconscious Cruelty, è un film diviso in quattro episodi, pregni di Weird e violenza. Basta guardare il primo episodio, per rendersi conto che qui, non si va sul sottile. Dopo una carrellata su i palazzi e la vita di una città, troviamo una donna nuda, che viene accarezzata e toccata, da un' altra donna, ma non fatevi strane idee, l' intenzione di godersi un bell' atto saffico, svaniscono miseramente, appena un bisturi, fa il suo ingresso in scena. Da qui la tortura. Karim Hussain, tenta di distruggere l' emisfero sinistro del cervello (quello legato alla ragione razionale), e lasciare spazio unicamente all' istinto, infatti, subito dopo un uomo, che è ossessionato dalla masturbazione ed innamorato di sua sorella (che pare ricambiare), decide di distruggere tutta la creazione di Dio, attraverso l' atto di bloccare la vita sul nascere. Non voglio rivelarvi più del dovuto, ma sappiate che in questa parte, troverete una delle scene più estreme mai messe su pellicola. Spaventa quasi, la capacità del regista, di ribaltare un atto naturale e meraviglioso, come quello della nascita di un bambino, rendendolo un momento aberrante, visivamente e anche concettualmente, ed è quello che rende il tutto, ancora più malsano. Dopo questi due episodi, così pesanti, abbiamo il terzo dove possiamo tirare un po' un sospiro di sollievo. Troviamo un gruppo di ragazzi e ragazze, che fanno sesso con Madre Natura. Penetrare il terreno, sesso orale ai fiori, accoppiarsi fisicamente con gli alberi, e da tutta questa natura, viene fuori sangue. La fotografia, fino ad ora fatta di luci colorate, fasci luminosi molto intensi, immagini su uno sfondo perennemente nero, che sembrano diventare disegni ad olio, ogni scena un quadro, qui si trasforma, diventando fredda, con toni di grigio che tagliano i colori e smorzando l' effetto visivo, così intenso fino ad ora, creando una natura sofferente, rigogliosa, eppure spenta e per niente solare o fonte di vita. L' ultimo episodio, parte con un uomo che si sta godendo un porno, e viene dapprima trasportato in un mondo dove una donna lo masturberà, distruggendogli però il pene, con degli uncini, simili ad ami da pesca, e poi, viene messo nei panni di Gesù Cristo e lasciato alla mercé di tre ragazze che abuseranno di lui, in un amplesso sanguinoso ed estremo. Qui ritroviamo la fotografia fatta di colori molto saturi ed oscuri, torna il perenne sfondo nero e non c'è pace per il povero uomo, nei panni del Cristo. Una scena che supera il muro dell' ultra-gore, arrivando persino nel Gorn (o Gore-porn, gore+porn), vedere per rendersi conto. Un aggressivo contestare la religione, soprattutto il cristianesimo, paragonandolo al nazismo, denigrando l' operato della Chiesa cattolica, nel corso della storia. Traspare la volontà di colpevolizzarla, come responsabile dell' esilio del naturale istinto umano, nel subconscio. Le scene in se, durano abbastanza poco, sono minimali e dopo aver sodomizzato il protagonista dell' episodio con un bastone, l' emisfero sinistro sarà ricoperto di vermi. E' forse missione compiuta ? Se non fossi stato chiaro, il film, è imbottito di una violenza tale, da lasciare sbigottiti. Immagini violente fino all' estremo, si fondono con splatter ed ultragore, non disdegnando il porno esplicito, che a volte sprofonda anche nell' esploitation, ma che non crea danni al fine ultimo dell' opera, anzi, a mio avviso, lo rafforza. Comunque, è un prodotto che si avvicina molto all' Art-House, è un film artistico che ha qualcosa da dire. Molti lo hanno criticato, ma io credo che valga la visione, anche solo per godersi la splendida fotografia e la regia molto piacevole e accattivante. Consigliato a chi si nutre di Weird e a chi ama l' Ultra-gore, blasfemo, pornografico ed eccessivo, inutile dire che se non sopportate la vista del sangue, o siete persone molto religiose, è meglio per voi se girate al largo...

                                                                                                           A cura di Anthony

domenica 5 luglio 2015

Faces of Death - Recensione 15



Un cult è un cult. Anche quando è insensato, è inconcepibile, anche quando ci troviamo di fronte a prodotti come Faces of Death, è pur sempre un cult, e bannare il film in ben 46 nazioni del mondo, non fa altro che aumentare il desiderio di vederlo, di chi ama l' underground su pellicola. Faces of Death, è uno shockdocumentary, travestito da Mondo Movie, che fa della più becera shock-esploitation il suo punto di forza. Non esiste una trama vera e propria, ci troviamo fin dai primi minuti, in compagnia del Dr.Gröss, un cardiochirurgo e anatomopatologo, che dopo una bella operazione al cuore, inizia a parlarci delle "Facce della Morte". Da qui in poi, ci aspettano quasi due ore di immagini raccapriccianti. Vagonate di autopsie, suicidi, cadaveri in ogni dove, teste spaccate, incidenti stradali, esecuzioni capitali, ecc...ecc... senza la minima vergogna. Nessuno si era spinto così oltre, sguazzando nell' ultra dell' ultragore e nel trash più misero e infimo. In poche parole, Faces of Death, era la scusa che si aspettava, per mettere in mostra le immagini più rivoltanti e shoccanti su cui il regista John Alan Schwartz, riuscì ai tempi, a mettere le mani. Ad onor di cronaca, bisogna però dire, che non tutte le scene sono reali, ma che una buona fetta del film, furono ricostruzioni sul set, più o meno fedeli a quelle che sarebbero state nella realtà. Ma, togliendo queste scene, quelle che restano sono reali, quindi di una immoralità che a tratti spaventa. Irrispettoso e morboso fino all' eccesso : scrutare con l' obbiettivo il movimento della mano di un poliziotto che raccoglie da terra i resti del cervello di un pover uomo, vittima di un incidente stradale, è un eccesso che non solo va a premere sul senso di umanità dello spettatore, ma che travolge e sotterra il senso di rispetto verso la vittima e i suoi familiari. Ok, non sta a me dare giudizi su queste cose, ma io devo limitarmi a fare il critico e, tecnicamente, il film si presenta come un Mondo, classico di quegli anni (siamo nel 1978), e l' atmosfera che si respira, è quelle delle scene più crude di "Mondo Cane" o "Africa Addio",  di Jacopetti e Prosperi, che paragonati a Faces of Death, sembrano due puntate lunghe dell' Albero Azzurro (!!!). Non aspettatevi comunque virtuosismi con la telecamera, né scene mozzafiato, questa  non è altro che una playlist di filmati più o meno amatoriali, messi l' uno dietro l' altro, con il commento del medico citato precedentemente. Tuttavia, l' enorme violenza e tutte quelle raccapriccianti immagini, una volta superato lo shock iniziale, tendono ad annoiare, anche perché, 1 ora e 50 minuti, sono lunghi da passare, anche se la pellicola è virtualmente divisa in due parti, cioè, la prima, in tutto ciò che riguarda gli animali : Mattatoi, sbudellamenti, un ranger che viene divorato da un coccodrillo, battute di caccia di tribù indigene, combattimenti di cani, ecc...ecc...e anche una povera scimmietta, che subirà una tortura tremenda. A mio avviso, è questa la parte più shoccante di tutto il film, ma forse è perché io ho un debole per gli animali, quindi una volta entrato nella seconda parte, avevo già digerito le scene (per me !) peggiori. Certo, anche qui non si scherza mica : Omicidi, famiglie intere massacrate, esecuzioni, autopsie a josa e addirittura sacrifici umani ! Che dire, molti lo sconsigliano, altri lo amano, io vi dico di guardarlo se ve la sentite, considerando che ci sono dei bei siti internet, quotidianamente visitati da decine e decine di utenti, dove è possibile reperire immagini ugualmente irrispettose e raccapriccianti, quindi sarebbe stupido ed ipocrita demonizzare un film...e i suoi ben 6 seguiti, più una sorta di scopiazzatura-tributo, chiamato "Traces of death", ma che non ha nulla a che fare con il film in considerazione in questo caso. Insomma, se avete stomaco e cuore non forti, ma erculei, guardatelo pure, prendendo le immagini per quello che sono, se invece, siete impressionabili, non sfiorate nemmeno il titolo, neanche per gioco...

                                                                                                  A cura di Anthony

venerdì 3 luglio 2015

IL CLIENTE - Racconto 5


                                                                         Il Cliente

                                                                          by Artic


Fra poche ore avrà inizio, l'ultimo atto della mia vita, ho preparato tutto l'occorrente e tutto lo spazio necessario.
Cosa è stata la mia vita ? Una vita piena di eccessi e falsità, un continuo abuso di una fortuna non meritata, ma fra poco tutto avrà fine, avrò ciò che merito e sarò proprio io a decidere cosa.
Un'altra ora è passata e sono sempre più convinto della mia scelta, non mi piacerà, sarà orrendo, ma è ciò che voglio.
Lascio le mie ultime volontà sul tavolo e sorseggio l'ultimo drink nell'ultima attesa.
Ma come si attende la propria morte ? Una domanda che non troverà mai risposta, perchè suona il campanello, è lui lo so.
Aprii la porta.
Era lui, come mi aveva spiegato io non avrei mai visto il suo volto, ed infatti era coperto da un passamontagna ed i suoi occhi erano coperti da lenti scure.
Entrò e mi fece accomodare sul mio divano nel soggiorno, sapeva di essere lui il padrone ora.
Iniziò illustrandomi come si sarebbe svolto il tutto, ed io ascoltavo attonito.
Fece partire un timer.
Da li a tre minuti sarei stato torturato fino alla morte, la quale non sarebbe sopraggiunta troppo presto perchè in preda al disgusto verso me stesso avevo scelto il pacchetto più lungo e cruento.
Se sai dove cercare nel Deep Web puoi trovare di tutto.
Il timer scattò e lo condussi nella stanza che avevo scelto, mi aveva dato istruzioni ben precise, prima del suo arrivo avrei dovuto allestire una stanza con un lettino munito di legacci al centro ed un tavolo di fianco, ma soprattutto priva di qualsiasi oggetto tranne che per uno specchio sul soffitto.
E così avevo fatto.
Non attese, mi fece sedere sul lettino che avevo preparato, e mi legò.
L'incubo aveva inizio.
Non mi ero mai sentito così impotente, iniziavo a spaventarmi e cercavo inutilmente di liberarmi dai legacci, e chiedevo più tempo, promettevo più denaro per smettere; non volevo più quello, il mio istinto di sopravvivenza prese la meglio.
Iniziò tutto come una brutale visita dal dentista, solo che questa sarebbe stata la visita più dolorosa.
Come per saggiare la mia carne, mi incise piccoli e brevi taglietti su braccia e gambe, mentre continuavo ad urlare e dibattermi.
Non avevo neanche notato il momento preciso in cui allestiva il tavolo con ogni sorta di strumento da incisione, anche più accessoriato di quelli che si vedono nelle operazioni.
Non mostrava nessuna emozione in ciò che faceva, e nemmeno badava a me, sembrava assorto nella sua creazione mentre io urlavo e piangevo.
Mi giudicò idoneo al trattamento speciale per il quale avevo pagato in anticipo.
Come premio per la mia opulenza mi ero “regalato” uno scorticamento con full optional di rimanere cosciente e vivo durante l'intera operazione in modo da poter assistere mentre venivo spogliato della mia pelle guardando in diretta dallo specchio.
Mi tagliò via tutti gli indumenti, e mi fece rimanere nudo, poi con fare esperto slogò le articolazioni di braccia e gambe, così da potermi sciogliere e voltare.
Non vidi cosa fece, ma lo sentii nettamente, perchè subito persi ogni contatto con il mio corpo, probabilmente mi aveva paralizzato, perchè mi sciolse e con calma scelse il prossimo strumento che gli avrebbe permesso di scuoiarmi.
Aveva una calma innaturale, ma non riuscivo a badare a questi dettagli, tale erano dolore e paura che provavo.
Di li fu una continua sofferenza.
Iniziò dai piedi, tagliava la pelle a piccoli lembi che riponeva in un apposito contenitore.
Il sangue iniziò da subito a fuoriuscire, continuavo ad urlare dalla paura e dal dolore, mentre l'uomo non accennava a fermarsi un attimo fino a che non ebbe finito un piede.
Ne mise a nudo tutto lo strato di muscolo e potevo solo guardare ed assistere.
Ogni tentativo di resistenza sarebbe stato inutile.
Si fermò per un attimo e studiò il lavoro appena compiuto e probabilmente lo giudicò ottimo perchè emise un verso d'assenso e continuò con l'altro piede.
Le ore passavano e lui di tanto in tanto di fermava a controllare che per tutto l'andamento io restassi vivo e guardassi tutto, e guardavo, certo che guardavo, e nel frattempo pregavo che qualcuno o qualcosa mi salvasse, ma in quella casetta di campagna non sarebbe venuto nessuno.
Ero solo, e sarei morto così.
Più tagliuzzava più dolore provavo e più iniziavo a delirare.
Dopo le prima quattro ore ero palesemente fuori di testa che ormai iniziavo a lodarlo per la sua premura ed esperienza, e mentre lavorava sulla mia coscia con fare assurto gli chiesi anche del perchè conservasse la pelle.
La risposta mi diede ancor di più a disgusto perchè mi rispose che avrei dovuto mangiarla.
Cosa che poi mi obbligò a fare poco dopo, aveva addirittura una piccolo fornellino da campo ed una padellina, mi costrinse a mangiarmi, e non potevo che obbedire.
Venivo colto da lampi di lucidità e di follia pura, ormai ero totalmente annientato e niente e nessuno avrebbe potuto fare nulla per me, al che mi trovai costretto ad assistere alla mia scorticatura e nel frattempo pregavo la morte di giungere presto, ma il boia che avevo ingaggiato sapeva il fatto suo.
E come se lo sapeva, a notte fonda era già arrivato al collo, tagliava e riponeva la pelle come un maestro, con una rapidità sorprendente.
Era al collo.
Ma non proseguì.
Mi lasciò li a dissanguare, come fosse parte integrante dell'ultimo atto del processo.
Mi guardavo e piangevo, urlavo, ma ormai ero prigioniero di ciò che avevo scelto, ed infine si decise ad ultimare l'opera.
Mi incise il capo come un'arancia, il dolore era straziante, il sangue colava a fiumi, vidi in diretta la mia pelle staccarsi e lasciare scoperta l'essenza del mio corpo, la morte giunse da sola.
Il mio povero cuore non poteva reggere oltre lo stress ed ebbe uno schianto.

Qualcuno bussava alla porta, mi dovevo essere addormentato nell'attesa.
Appisolandomi dovevo aver sognato già tutto.
Peccato fosse solo un sogno.
Aprii la porta, un uomo entrò.
Finalmente, non resistevo più, avrò ciò quello per cui ho pagato, peccato non esista tutto ciò...
Dovrò accontentarmi di soffrire per due ore al massimo...
                                                                                                A cura di Artic