lunedì 22 maggio 2017

SCUORN - Sepeithos (OFFICIAL VIDEO)


I napoletani Scuorn hanno rilasciato il primo videoclip ufficiale della band, il video del singolo "Sepeithos", estratto dal primo full-leight della band "Parthenope" di cui trovate la recensione seguendo il link. Qui di seguito, il video di "Sepeithos".
Anthony



lunedì 15 maggio 2017

Hastur - The Black River - Recensione Album #17



A cura di Anthony

Attenzione :  Questa Recensione è disponibile anche sul sito All Around Metal

Il Death metal nasce verso la fine degli anni '80, come estremizzazione del Thrash metal, per lo più nelle tanto amate regioni scandinave, da band che sono sempre state avanti in quel campo, e quasi parallelamente, si viene a creare uno stile analogo, ma profondamente molto differente, negli Stati Uniti. Forse, anche per questo motivo, il Death Metal trae spesso linfa vitale dai martellanti giri Thrash e spesso le due cose si fondono, finendo per diventare una cosa sola. E' questo il caso degli “Hastur”, band molto interessante che è rimbalzata all' attenzione di chi ha l' occhio lungo per l'underground, con l' album “The Black River”. Un concentrato di rabbia e violenza controllatissima e tremendamente efficace già dal primo brano “Black River”, ma, a sorprendermi, è stato l'interessantissimo guitar working della seconda traccia “Consumer the Soul”, mai banale, mai scontato e sempre in primissimo piano al centro dell' attenzione. Una sei corde che da il meglio di se saltellando sul tappeto di martellate dietro le pelle, che non disdegnano momenti tiratissimi in doppia cassa e altri più ragionati. “Infamous” parte subito a trecento all' ora e non c'è un attimo di tregua. E' il pezzo giusto al giusto posto della tracklist, che trovo come corretta e naturale proseguimento di “Consumer the Soul”. Fanno il loro ingresso le tastiere, che nella seconda parte del brano, contribuiscono a smorzare la furia iniziare e creare l' atmosfera marcia e macabra che si andava perdendo per far posto alla raffica di violenza. Lo splendido riffing di “Possessed”, cattura totalmente la mia attenzione, grande è il coinvolgimento emotivo che crea innanzitutto la sezione ritmica, contornata da una prima chitarra sempre attiva ed carismatica, che sfocia in un assolo crescente a metà tra l' hard rock più raffinato di Steve Vai e la rudezza di Pat O'Brien, e... la cosa si ripete ! Un brano favoloso, che non smetterei mai di ascoltare, con una carica ed una profondità pazzesca. Superbo. Se è possibile, si va ancora oltre con “The Clock of Evil” e la sua intro parlata, per non contare l'arpeggio di basso che apre la strada ad uno dei migliori esempi di Death Metal made in Italy, che abbia sentito negli ultimi anni. La nostra penisola infatti, si conferma sempre ad altissimi livelli per quanto riguarda il metallo della morte, basti citare gruppi come “Fleshgod Apocalypse” e “Hour of Penance” su tutti, senza voler scendere nei bassifondi dei fiumi di porpora, nominando Vulvectomy e band ultra-extreme che bazzicano il Death-Grind. Ma proseguendo, la meraviglia continua con “Hate Christians”, ed anche qui, la perfetta continuazione di un album che mi sta prendendo totalmente, non riesco a notare un passo falso o un giro banale, è tutto, incredibilmente perfetto e di più. A voler partire dalla sezione ritmica, ai giri solisti e persino la voce, che nonostante non scenda mai a livelli di growl veramente cavernosi e gutturali, è l' esatto timbro che dona ai brani ciò di cui hanno bisogno per essere vivi e, completandosi, nei magistrali assoli che sono sempre la chiusura del cerchio, per ogni pezzo che derivi dalla controcultura rock del secolo scorso. E questo ragionamento va a trovare conferma con “Brain Buried” ed il suo momento solista e il tempo che raddoppia e dimezza improvvisamente, creando vortici da cuore in gola, un delirio controllato, come sotto LSD. “Prisoner of Christ” è leggermente più legata ad una tradizione Grindcore, rispetto alle altre, ma anche qui è il Death-Thrash che regna, in un modo sublime e palesemente ispirato, con una blasfemia dirompente ed un' arte, che distrugge in secondo piano e prende forma sulle note di un pentagramma che sembra una pista di formula uno, quando le dita di un chitarrista maestro, sfrecciano sulla tastiera dello strumento. La fine purtroppo, arriva troppo prematuramente, con il brano numero nove, l' ultimo di questo “The Black River”, firmato “Hastur”, cioè “Purgatory” e a questo punto immagino abbiate tutti, voi cari lettori, immaginato la grandezza di questo album, un disco che si colloca di diritto tra le migliori uscite in ambito metal estremo degli ultimi anni, italiano e non, Concludo con la speranza che la band prosegua su questa strada e che possa presto sfornare altri lavori del genere, confermandosi uno delle migliori sorprese delle nuove leve, una band assolutamente da tenere d'occhio per le prossime releases. Tornando a questo particolare lavoro, lo consiglio altamente, non si tratta di un lavoro fatto bene, di quelli ce ne sono a centinaia ormai, si tratta di un album superlativo !

Voto
8-10

Anthony

Band : Hastur

Line Up : 
Napalm- guitar and vocal
Grinder- bass guitar
Docdeath- guitar
Hayzmann- drum

Genere : Death Metal / Death-Thrash

Paese : Italia

Città : Genova

Discografia : 
Live in Fear - Demo (1994)  
Macabre Execution  -  EP  (1997)  
The Black River - Full-length  (2016)

Contatti : E-Mail



sabato 6 maggio 2017

Dyrnwyn - "Ad Memoriam" Recensione Album #16


A cura di Margoth

Continua oggi l'ondata folk della "stanza più buia" con i Dyrnwyn, il gruppo Pagan/Folk Metal romano nasce nel 2012 e realizza un demo dal titolo "Fatherland" seguito dal loro primo EP rilasciato nel 2015, "Ad memoriam". Ogni volta che ho la fortuna di ricevere a casa un CD, immediatamente vengo assalita dalla voglia di piombare in camera ad ascoltarlo trascurando tutto ciò che magari stava impegnandomi l'attimo prima, ancor di più se tra le mani poi mi ritrovo un album folk o folk metal. Oggi a far da colonna sonora alla mia giornata sono i Dyrnwyn. Il mio occhio cade subito sul logo dal font ben pensato, che lascia trapelare qualche tematica che, successivamente scoprirò se affrontata o meno, curato nei minimi dettagli, in risalto su un artwork di non minore importanza. All'interno troviamo un booklet da sei pagine in cui sono presenti tutti i testi delle canzoni, una foto molto suggestiva, capace di rievocare il potente spirito folk caratterizzante della formazione ed i ringraziamenti, la grafica, inoltre, è curata da Gianmarco Colalongo. Come quasi sempre del resto, se la parte grafica riesce ad ammaliarmi ed i testi a catturare la mia attenzione, le aspettative musicali sono molto alte, infatti, non impiego molto tempo per dedicarmi all' ascolto musicale. La prima track è una intro strumentale sinfonica, introdotta da un incombente temporale incorniciato da flauti e chitarra che si susseguono lentamente, quest'ultimo introduce il secondo brano "Sangue fraterno", in cui è narrato il conflitto tra Romolo e Remo, la musica è caratterizzata da un tema principale in cui il flauto, l'assoluto padrone del pezzo, riesce a protrarre la sua melodia nella mia testa anche dopo l'ascolto degli altri brani e che introduce un alternarsi di scream e growl vocali con un doppio pedale incessante e una fisarmonica molto interessante. Il terzo brano "Sigillum" lancia un prorompente manifesto anticristiano, la voce di Thanatos col suo potente e rabbioso scream/growl permea sete di vendetta e rancore, talmente vivo da innalzare un inno pagano pregno di sangue e lotte di riscatto. Questa scena aspra e cruenta lascia però spazio ad un momento molto leggero e toccante presente nel pezzo, conferitogli dal commovente e ben interpretato narrato, che si lega amabilmente alle melodie malinconiche di flauto e chitarre. A seguire Tubilustrium, brano in cui le atmosfere ritornano gloriose ed eroiche e in cui è rievocata l'atmosfera di festa che precedeva l'inizio delle campagne militari romane. Il forte amore per la propria patria e la voglia di conquista di nuove terre riecheggia chiaramente dai toni epici delle orchestrazioni che impregnano il folk dei Dyrwyn in un dinamico crescendo inizialmente dolce e ammaliante grazie all'arpa e che poi esplode in un susseguirsi di scontri all'ultimo sangue tra batteria, chitarra e cori in latino, (caratteristica che ho apprezzato molto e presente anche in altri brani), che ci permettono di rievocare in modo ancor più empirico e realistico i gloriosi e facoltosi tempi dell' antica Roma. "Ultima quiete" completamente strumentale annuncia con le sua struggente cornamusa quella che sarà la catastrofe più assoluta in "Teutoburgo", dove si narrerà della disfatta di Varo, una delle battaglie più gravi che vide i romani subire una dolorosa sconfitta contro i germanici nel 9 d.C. Musica violenta, aggressiva ma che racchiude in se grande rammarico e sofferenza per il colpo ricevuto “Marte! Perché ci hai abbandonato?” è l'ultimo urlo sofferto con cui si conclude il viaggio dei nostri Dyrnwyn nell' antica Roma. "Ad Memoriam" è un tuffo nel passato, fatto di glorie, vittorie ma anche sconfitte che i Dyrnwyn hanno saputo narrare e rievocare sonoramente in maniera sapiente e suggestiva avvalendosi di suoni interessanti e ben prodotti. Guerre, lotte e scontri per riacquisire la propria gloria e dignità sono il giusto sentimento revanscista, che dovremo provare anche noi oggi nella società moderna, magari non in senso letterale ed evitando scontri bellici *risata*; ideale che anche il metal a suon di pogo e calci in faccia *risata* ha bisogno di riprendere per tornare in auge così come lo era un tempo. I Dyrnwyn sono uno dei tanti gruppi che probabilmente ha lo spirito giusto per farlo. Non mi resta che dare un voto a questo splendido lavoro.

Voto 8/10.

Margoth
Band : Dyrnwyn

Line Up : 
Ivan Cenerini (basso)
Alessandro Cerus Mancini (chitarra solista)
Ivan Coppola (Batteria)
Michelangelo Iacovella (tastiera)
Daniele Biagiotti (voce)

Genere : Pagan Metal, Folk Metal, Viking Metal, Death Metal, Thrash Metal

Paese : Italia

Città : Roma

Discografia :
"Fatherland" - Demo (2013)
"Ad Memoriam" - Ep (2015)

Contatti :