venerdì 29 luglio 2016

Grotesque - Recensione 23




A cura di Anthony


Ed eccomi di ritorno dopo una pausa di un bel po' di mesi, a parlare di Shock Movies. Era da gennaio che non pubblicavo una recensione su un film ed ora, con l' arrivo dell' estate, torna la voglia di horror, di odore di sangue e rumoreggiamenti di budella, quindi quale occasione migliore se non gustarsi un bell' ultrasplatter, sadico e perverso ?!
Grotesque è un titolo che mi era passato sotto al naso diverse volte, ma di cui però avevo sempre rimandato la visione, un po' per noia, un po' perché avevo altri titoli che al momento mi interessavano maggiormente, comunque, siccome dura relativamente poco, ho voluto che fosse il mio rientro nel mondo extreme !
Si tratta di un Torture Porn, a volte definito erroneamente Gorn (perché qui di pornografia non c'è né quasi traccia), che vuole ri-solcare i mari già attraversati da innumerevoli pellicole del genere (è anche vero però che i Torture Porn si assomigliano più o meno tutti), in particolare dalla pietra miliare “Guinea Pig”, nel secondo episodio della saga “Flower of flesh and blood”. Ed in effetti le due pellicole hanno molto in comune, stessa ambientazione nipponica, stesso psicopatico che si diverte a torturare la povera malcapitata e forse, lo stesso sadismo che dovrebbe “sconvolgere” le menti dei benpensanti ed “eccitare” chi invece ne riesce a percepire gli stimoli. In realtà qui è tutto abbastanza piatto e sia la storia, sia il marciume stesso dell' episodio di Guinea Pig, sono lontani anni luce. L' atmosfera giallo-verdestra acida devo dire che fa sempre il suo sporco lavoro, ma a parte questo, l' aria malsana che una pellicola del genere dovrebbe portarsi dietro, viene a mancare totalmente e l' unico vero momento allettante, è il bel corpicino nudo dell' attrice protagonista, quella “Tsugumi Nagasawa” già nota ai più smaliziati per il suo ruolo nel ben più meritevole “Tokio Gore Police” ed altri diversi film undeground più o meno erotici, e neanche le tanto chiacchierate scene di masturbazione sono così all' altezza, perché si vede molto poco. La trama, è veramente ridotta all' osso, un chirurgo folle, rapisce una coppia di fidanzatini al primo appuntamento e dopo averli masturbati per bene, si accanisce sui loro corpi con torture ed umiliazioni. In realtà gli effetti speciali sono piuttosto grezzi, nonostante la produzione praticamente ottima del film, la scena con la motosega è abbastanza ridicola e si vedono lontano un miglio le dita palesemente di plastica... Più effetto invece, sicuramente lo fanno i chiodi nello scroto del ragazzo con la conseguente evirazione, un po' alla “Shramm” con un effetto questa volta realistico e ben fatto, che però non restituisce lo stesso disturbo nella scena del taglio dei capezzoli, troppo plastici e una ragazza fin troppo tranquilla e resistente al dolore, per una cosa del genere, poi abbiamo il solito dito nella piaga ed il solito occhio cavato, tanto caro agli estremi del sol levante, anche qui, con effetti speciali discutibili. Quasi totalmente girato a camera a mano, con una buona fotografia che però, ovviamente non fa certo gridare al miracolo, sono numerose le inquadrature close-up senza mai però scadere nella mera esploitation, e devo dire che la regia non annoia, nonostante l' ambientazione al chiuso in un ambiente relativamente piccolo. Forse per allungare il brodo, forse perché le fantasie sulle torture iniziavano a scarseggiare, troviamo un trip della ragazza piuttosto lungo, dove il medico pazzo di cura, li nutre e li rende i suoi amichetti del cuore, aprendogli un nuovo mondo, dove loro diventano qualcosa che ascende ad un nuovo livello di coscienza, grazie alle nuove condizioni in cui si trovano i loro corpi... mi astengo dal commentare, anche perché conosco di persone che desiderano di essere mutilate e non mi permetto di giudicare.
Anche le scene puramente ultragore sono poche... c'è sangue ma poco altro, la mancanza di volontà di rendere il tutto più schock-esploitation contribuisce a rendere questo film un prodotto che punta più sul senso di disturbo che potrebbe darvi un' unghia alzata contro il muro, piuttosto che mostrare delle mani che armeggiano tra le budella e gli organi straziati e forse è un bene per un certo punto di vista, ma probabilmente chi ricerca questo tipo di film, magari preferirebbe saziare un certo tipo di voyerismo, più che “mangiare un limone” mentale, di sicuro, da un Torture Porn giapponese, mi sarei aspettato di più. Il finale poi... davvero pare essere fatto a posta per canzonare il film stesso, farlo sprofondare nel trash e renderlo ridicolo, come sfregio a quanto mostrato fino ad ora. Non me lo spiego. Comunque, guardatelo senza pretese, comodo per passare poco più di un' oretta sanguinolenta e per scioccare qualche amico, per il resto... comunque consigliato...il giusto.

Anthony

mercoledì 27 luglio 2016

Energy of the Elements - "03:34 Dehuman Rise" - Recensione Metal #4



A cura di Anthony

E' complicato per me scrivere questa recensione, è la terza volta che provo e spero sia la volta buona, si, perché la band torinese “Energy of the Elements”, capitanata dai fratelli “Balliano” (Fabrizio e Riccardo), ci sa fare eccome ! Tutto il combo dimostra una grande inventiva ed un bagaglio tecnico mica da ridere ! Forti di una ottima produzione e vantandosi pure della collaborazione con personaggi più o meno noti del metal anche internazionale, gli Energy of the Elements, ci danno dentro a più non posso, sfoggiando feat. con Flegias (Necrodeath), Andy Midgley (Neon Fly, PowerQuest), Benny Bianco Chinto (Six Point Lead, Disarmonia Mundi), Denise Manzi (Misteyes) e Mattia Casabona (Aspasia). Eppure questo album, ha delle lacune che si fanno sentire, ma andiamo per ordine !
“Episode è il primo impatto che ho con la musica di questa band e dopo una piccola intro, veniamo catapultati in un vortice di riff groove dove quello che colpisce è il grande reparto ritmico, mentre, tutto ciò che riguarda il lead del brano, pare essere stato lasciato in secondo piano, accompagnato da una voce che fa sicuramente da protagonista, ma senza riuscire a colpire, anche perché (complice anche la scelta stilistica), non brilla per freschezza e piacevolezza d' ascolto.
Gli assoli pur se ben strutturati e sicuramente coinvolgenti, risultano piatti per la scelta di rendere la ritmica più importante e presente del resto. La voce continua ad arrancare anche in “Facing the Oracle” dove trovo la voce di una vecchia conoscenza, cioè la bellissima Denise Manzi, meglio nota come “Ainwen” dei conterranei “Misteyes” già recensiti nella stanza più buia e devo dire che mi godo le sue note vocali fino a “The Message”, dove trovo un brano più power metal in senso stretto, impreziosito da testiere che però non trovano la giusta importanza che meritano, se non nel breve assolo che precede il ritornello pieno di cori e mi trovo così all' intro cupa di “Abyss Within” dove è “Mattia Casabona” a donare i suoi scream per un brano che è molto migliore di quanto ascoltato fino ad ora e addirittura un ospite di tutto rispetto si unisce alla causa dei nostri, ovvero “Flegias” che non ha certo bisogno di presentazioni. Un pezzo dinamico, studiato, con assoli che finalmente colpiscono nel segno ed uno scambio di voci (clean-scream) che è interessante e coinvolgente, in questa fase mi lascio andare ad un accenno di headbanging e mi godo le chitarre che continuano a fare fraseggi ed obbligati fino a “Never Fall Down” con la sua bella intro strumentale. Purtroppo il tempo è sempre lo stesso, un battere martellante su una andatura veloce quanto basta per un album Power metal canonico, ora rafforzato da una doppia cassa, ora con un cambio di groove, ma in genere si resta su terreni pre-impostati tanto che si sente fortemente lo zampino di Manowar, ma a parte questo, qui torna il grande bagaglio tecnico dei torinesi. La parte strumentale è grandiosa, gli assoli di Synth e Chitarre si intrecciano creando mondi fantastici dove astronavi combattono nei cieli colorati, pare si guardare un vecchio videogame con i suoi flash. “2012” è il brano che ti fa pensare “WTF ?!!” Ma sul serio hanno fatto un pezzo sulla vecchia storia del calendario Maya del 2012 ?! Ebbene si, dopo una lunga intro da simil-ballad, torna il solito ritmo veloce ma non troppo, su un tappeto di Synth da dove si sprigiona un ritornello che non fatica a farsi vivo, e che sinceramente, non so a chi possa piacere. Un brano piatto, che trova un minimo di respiro solo negli stacchi che alternano riffing e guizzi di tastiere, con una voce che palesemente non è all' altezza (almeno in questa fase) e l' unico accenno di creatività è la voce digitalizzata in apertura e chiusura del brano. “Follow me” apre con un riffing molto accattivante ed è sicuramente una ventata d' aria fresca, “ Benny Bianco Chinto” è l' ospite in questo pezzo con scream profondi che vanno ad alternarsi con le splendide note liriche della già citata Ainwen che ha già dimostrato ampiamente di essere una maestra in questo e devo dire che qui il livello di tutta la composizione torna a salire, accentuando l' idea di “alti e bassi” che questo “03:30 DeHuman Rise” si porta dietro. “Gloria Anima Mundi” trova i tenori “Mauro e Tiziana Gilodi” a mescolare la loro voce lirica con il power metal degli “Energy of the Elements”, ma anche qui, l' unico accenno degno di nota, è l'assolo di chitarra che riesce a donare un minimo di emozione, perché per il resto restiamo nei territori ascoltati fino ad ora. Si tratta di una band che nonostante il grandissimo potenziale, non osa e non prova a varcare le soglie di un power metal confinato nei suoi stessi limiti auto-imposti. Pare di ascoltare una collaborazione tra Manowar e Hammerfall, con i Kamelot, cosa che traspare anche da “Hiding Behind Shadows”, nonostante la natura più cupa del brano stesso. “Say Goodbye” torna a dare una spruzzata di freschezza a questo “03:30 DeHuman Rise”, soprattutto per il reparto strumentale e devo dire che mi stupisco di trovare un brano veramente valido, dove gli scream di “Benny Bianco Chinto”, diventano cupe e un minimo di oscurità entra nel vivo dell' album, forse però, troppo tardi a questo punto, visto che siamo al penultimo pezzo, che comunque, continua a stupirmi ed a coinvolgermi anche nella parte finale che è veramente azzeccata, tra cori e groove magnetici. Arrivo così all' ultimo atto “Rise of the Sun” e sembra di ascoltare lo stesso brano di prima con fraseggi di Synth, prima di sfociare in un riffing completo e dinamico, potente e veramente bello, un brano che sarebbe stata un' ottima opening e non comprendo la decisione di lasciarlo per ultimo in scaletta. Un blast beat preciso e meccanico, si alterna ad una sezione ritmica potente e varia, per niente banale, ma che anzi, risulta veramente piacevole, anche quando le tastiere iniziano a richiedere il loro spazio prima che la chitarra sfoci in un assolo aggressivo ed evocativo. Veramente bello !
Che dire, in ultima analisi, è un album particolare che non a tutti può piacere, me ne rendo conto, soprattutto per la poca creatività dei torinesi, che nonostante le loro grandi capacità dimostrate, perché è inutile negare che qui di tecnica ce né a secchiate, non osano e non si concedono di poter creare qualcosa di diverso dai canoni pre-impostati. E' un disco di power metal da manuale, canonico e che brilla per veramente pochi momenti più coinvolgenti ed interessanti dal punto di vista dell' originalità creativa. Tuttavia, io un ascolto glielo darei anche se non amate il genere, perché sarebbe un bell' incoraggiamento per una band che può tanto e che magari, con i lavori futuri, userà in modo migliore il proprio potenziale e poi, bisogna sempre supportare il metal italiano, senza se e senza ma. Di seguito, i video di "Abyss Within" e “Gloria Anima Mundi”, che mi hanno espressamente chiesto di pubblicare e che faccio, con molto piacere !

Voto
7,5/10

Anthony



Line up:
Fabrizio Balliano: vocals
Riccardo Balliano: lead guitars
Roberto DeBlasio: rhythm. guitar
Gabriele Gilodi: keyboards
Lorenzo Stelitano: bass
Marco Turco: drums

Genere : Genre: Dark-Symphonic Power Metal

Paese : Italia

Città : Torino

Discografia :
"Heavenly Force": promo, 2010
"03:30 - DeHuman Rise": full legth, 2015

Contacts:





venerdì 1 luglio 2016

Rossometile "Alchemica" - Recensione Album #3



A cura di Anthony


Non c'è niente da fare, io quando vedo l' impegno, la passione e la costanza, il metterci il cuore nel lavoro che si è scelto di svolgere, il continuo resistere e rialzarsi, andare avanti, non c'è niente da fare, quando vedo queste cose, prendo subito a cuore gli artisti in questione e, fortunatamente, di esempi del genere, ne vedo veramente molti nell' ambito metal, dove fior fiori di bands, totalmente ignorate dal pubblico e dai mass media, continuano a lottare anche se martoriate da continue richieste di denaro, sangue e fatica, da cambi la line-up e gente poco seria. Chi di voi mi segue da un po', avrà di sicuro capito che sono il tipo che guarda e ammira l' arte di ragazzi che vanno avanti, creando per lasciare delle perle underground, totalmente sconosciute ai più. Ma forse è anche un bene, del resto, le perle non si danno ai porci, come disse un tale, una volta, tempo fa... 
Detto questo, che ci fa una band Pop-Rock a tinte Metal, con spruzzate di Gothic, su un blog che parla di arte estrema ? E che, palesemente va a cozzare con Death, Black metal e affini ? 
Innanzitutto, ci sta bene, perché l' estremizzazione non è certamente solo suonare rompendo il muro dei 300 Bpm, l' estremo, può essere anche semplicemente staccarsi dai canoni classici e proporre un' opera che abbia davvero qualcosa da dire, in un mare di canzonette sceme date in pasto alla gente affamata di consumismi e immediatamente dimenticata nell' arco di due mesi; e poi ci sta bene, perché mi sono rotto il cazzo. Mi sono altamente rotto il cazzo, di accendere la televisione e trovarmi il pollo di turno, spacciato per "Grande Artista", l' ennesimo brodo precotto servito riscaldato, tanto, gli stessi porci di poco fa, neanche se ne accorgono. Mi sono scocciato di serate dedicate a perfetti sconosciuti usciti da Tv spazzatura come Reality, competizioni in diretta nazionale o chissà che altro, dei poveri cristi che in fondo, pure loro sono vittime di questa immensa macchina mangia-soldi che è diventata l' industria della musica, e non venitemi a dire "Siamo in Italia", perché questo è un fenomeno globale ragazzi, assolutamente globale. 
Questi in sostanza, sono i motivi che portano i "Rossometile" (Interessante monicker derivato da una tonalità di rosso, ottenuto nella miscelazione di due sostanze chimiche), ad avere il loro spazio nella stanza più buia. "Alchemica", si presenta in una bellissima confezione Digipack, molto elegante e curata, con un booklet semplice e di grande effetto, dovreste vederlo ! Al posto delle foto, i membri della band campana diventano disegni che accompagnano l' ascoltatore nella lettura dei testi in italiano, con un design minimale ed accattivante, immerso in un' atmosfera Gothica-Esoterica, dove la voce solista, la bellissima "Marialisa", fa le veci di Baphomet nella prima e nell' ultima pagina.
Dopo la glaciale intro "SOLVE" che da il via all' album, è "Amore Nero" a farci addentrare nel vivo, ed è subito accogliente la fresca voce della singer dai capelli di fuoco ed un riffing tipicamente Rock, richiama leggermente il Gothic-Rock anni '80, trovo un comparto strumentale oscuro e caldo, che contrasta in una spirale fresca e potente, con la voce dal timbro chiaro e piacevole. Il secondo brano, è il singolo "La Fenice", da cui è stato tratto il videoclip ufficiale girato in centro a Napoli, e subito in questa parte, risuona prepotente il legame che ha la band con quel pop serio e raffinato, un pop piacevole e colto, tipico di band come Baustelle e i cantautori italiani, ma con una potenza tipicamente metal "sporcato", da un riff elettronico di synth per niente invadente, ma anzi, lo trovo piacevole ed azzeccato. Attira l' attenzione il lavoro del basso, minimale ma potente, efficace, che sostiene bene le distorsioni della sei corde. "Il Lato Oscuto (The Other Side)", è una ballad triste e assolutamente Gothic-Rock, sempre legato a quel pop diverso da quello che la televisione ci propone. Anche qui troviamo dei Synth a pretendere il loro giusto spazio tra le fasi. La melodia è assolutamente predominante, ed è impossibile non perdersi nei testi che toccano apici di grande spessore, alternati a momenti più easy, come sul finale di questo brano, con un "Wait me on the dark side" ripetuto, che sinceramente fatico a comprendere. Il quinto brano è "Le ali del Falco", pezzo sicuramente più soft di quanto ascoltato fino ad ora, che ci trascina su vallate incontaminate, dove il sole spunta da una roccia e dalla melodia di un assolo struggente, si percepisce la poesia di quanto raccontato, il viaggio del nobile rapace, che si fonde con i sogni e l' anima stessa di chi canta il proprio bisogno di libertà. Sinceramente, un pezzo da brividi ! Faccio realmente fatica a distaccarmi da un assolo così intenso, per concentrarmi su "Pandora", canzone numero sei di questo "Alchemica" ed il suo riff saltellante, sostenuto da una granitica distorsione. Pare di danzare su un pavimento di vetro, mentre le voci arrivano da ogni dove. Ci sono violini e note di pianoforte, che appaiono per un attimo per poi sparire all' arrivo del palm-muting e del basso che ancora una volta si fa notare per potenza e piacevolezza d' ascolto. Un ritornello sparato in faccia, dove si percepisce una speranza, cantando di questo mondo corrotto. "Presenze", si riporta su ballad rock ricercate e decadenti, e qui torno ad incazzarmi, perché ascoltando la palese bellezza di questo brano, mi trovo a pensare al motivo per cui questi ragazzi abbiano avuto, nel corso di ben vent' anni(la band esiste dal 1996), così poca visibilità. Perché i Rossometile non sono adatti al grande pubblico ? Perché un tizio che è stato a raccogliere le elemosine su canale cinque, è migliore di una band che ci mette il cuore e l' anima in quello che fa ? Ma soprattutto, perché la gente non se ne rende conto ?!! E torno a divagare, mentre le leggere note di "Candore" al numero otto, mi riporta sui sentieri giusti, accolto e coccolato da una voce fresca e dolce. Gli arrangiamenti elettronici tornano a completare il pattern di questo brano, così come hanno fatto quasi sempre, seguendo uno schema semplice ma efficace, dove sia la voce, il basso e la chitarra non fanno fatica a lasciarsi andare ed a farsi notare, ciò che non convince è il drumming, veramente minimale e statico, su cui è difficile dare un giudizio completo. Sono comunque molto piacevolmente sorpreso dalle note operistiche in lirico di "Nel Solstizio d' Inverno (Parte 1)" grande atmosfera e capacità, vengono dimostrate in questo pezzo dove è la musica a regnare, la voce si fa da parte ed interagisce quando serve, stessa cosa nel brano seguente "Nel Solstizio d' Inverno (Parte 2)", dove emergono atmosfere che richiamano i Nightwish di Oceanborn, anche se con le dovute differenze, ed anche qui, tra un walking del basso e i vocalizzi della singer, ascolto un assolo guizzante e profondo, le tastiere sorreggono il tutto e l' atmosfera che si respira è da castello gotico avvolto nella nebbia notturna, illuminato solo dalla luce della luna. Un esempio veramente raffinato di Gothic-Rock moderno e con una produzione ottimale, assolutamente lontano dai prodotti sgranati degli scorsi decenni e questo non so se è un bene o male, ma che di sicuro lo rendono un lavoro fresco ed accessibile. "Guerriero senza Re" e soprattutto il riff allucinato di "Viaggio Astrale" danno l' impressione che i Pooh (al femminile) di "Passaporto per le Stelle" incontrino un Marilyn Manson al femminile e i Matia Bazar, creando qualcosa di veramente originale, che però riesce ad essere tale senza stravolgere ed allontanarsi dai terreni del Rock più metalleggiante, ma senza mai tagliare i ponti con quel pop raffinato e ricercato che apprezzo sinceramente, un brano coinvolgente e particolare che va assolutamente ascoltato. Mi accoglie la title-track "Alchemica" al numero 13 e questo brano martellante si avvicina di più ai brani delle prime posizioni di questo album, con un metal di base di nuovo "sporcato" dal riffing elettronico che qui però trova maggiore spazio anche considerando la parte strumentale, un assolo di Synth, si alterna ad una cavalcata sulla sei corde, veramente accattivante e coinvolgente. Il ritmo molto veloce e potente, aiuta sicuramente e l' oscurità che traspare, viene smorzata dalla voce "allegra" e giovane che dona qualità e piacere d' ascolto alla title-track, che subito dopo lascia il posto a "Ripetizione", brano numero quattordici, più calmo e melodico, un brano più sentimentale di quanto ascoltato fino ad ora e mi stupisco della leggiadria di questi testi, tra l' altro così numerosi, che sono si brevi e adatti al grande pubblico, ma anche assolutamente eleganti, pregni di significati occulti e sentimento, qualcosa non da poco. L' intensa "Terrenica" è il penultimo brano e qui è di nuovo il basso a sostenere la voce che si muove su rime contrastanti, fino ad esplodere nel ritornello in cui il titolo viene ripetuto tra vocalizzi e tastiere veramente profonde e piene si "aria fresca" in musica. Un brano assolutamente bellissimo, da ascoltare e riascoltare, come tutto questo "Alchemica", dove con l' ultimo scatto al numero sedici "COAGULA", è l' outro che chiude il cerchio, con la sua danza sulla tastiera del pianoforte, accompagnata da inquietanti cori da tuniche nere e cimiteri notturni.
Che dire, una band che mi ha piacevolmente stupito, mi aspettavo qualcosa di profondamente diverso e per certi versi "peggiore", come certi gruppi, anche di fama internazionale, che si professano "Metal", ma che non sanno manco dove sta di casa e campano grazie alle tette o alle cosce della sgallettata di turno, ma ragazzi, questo non è assolutamente il caso dei Rossometile, non è assolutamente il caso di "Alchemica". Purtroppo non ho avuto il piacere di ascoltare i lavori precedenti di questo gruppo di ragazzi campani, ma spero di rimediare al più presto, nel frattempo, ascoltate e supportate questa band, facciamo capire che la musica che si dovrebbe proporre al grande pubblico non deve per forza essere scialba ed insignificante, ma che anzi, può e deve essere un prodotto di spessore, da cui imparare qualcosa e sentire emozioni, riportiamo la musica ad essere una forma d' arte reale. L' unica pecca, è un po' la lunghezza dei brani, che come un album canonico, non superano mai i cinque minuti e devo dire che qualche pezzo un po' più lungo magari in con un buon comparto strumentale, avrebbe giovato sicuramente al lavoro svolto. Altra cosa strana, è trovare nel retro del cofanetto Digipack, i credits del disco e non la tracklist, che invece è all' interno, ma questa è una scelta stilistica, del tutto irrilevante. Mi è dispiaciuto solo non trovare il brano "Nell'83" che è diventato immediatamente il mio preferito, soprattutto per lo splendido Videoclip, che davvero, è di una sensibilità splendida e commovente, lo trovate sul canale youtube dei Rossometile, guardatelo e poi mi dite ! Comunque, mi sono già dilungato abbastanza, complici pure i numerosi pezzi ascoltati, quindi, a questo punto, per farla breve, è assolutamente consigliato !

Voto
8/10



Anthony







Line-Up:
MARIALISA PERGOLESI: voce
PASQUALE MURINO: basso
GENNARO BALLETTA: batteria
ROSARIO RUNES REINA: chitarra

Genere :
Gothic Rock-Metal

Paese : Italia

Città : Salerno

Discografia : 
ULTIMARIA (2004)
TERRENICA (2008)
PLUSVALENZE (2012)
ALCHEMICA (2015)

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