giovedì 21 maggio 2015

Melancholie der Engel - Recensione 13


Stavo apprezzando questo film. Nonostante le critiche che lo stroncavano, nonostante la lentezza e le numerosissime inquadrature close-up, nonostante la lingua originale e i sottotitoli, io stavo apprezzando questo film, poi però, il dramma : Violenza su animali. Ora, non ho trovato informazioni realmente attendibili su questo fatto, quindi, lungi da me, l' idea di accusare la pellicola di violenza reale sugli animali, ma ciò che traspare dal film, è proprio questo. Gli animali, soprattutto insetti, vengono uccisi di continuo, vermi, scarafaggi, farfalle, lumache... Ok, in alcune scene, gli animaletti, paiono già morti, ad esempio la rana ed il geco, vengono schiacciati, ma sembra che siano cadavere già da prima dell' inizio del ciack, ma è comunque qualcosa che tocca (si il geco sembra che muove la coda, ma si sa che la coda delle lucertole, continua a muoversi dopo la morte, per diverso tempo ancora). Comunque, nel caso che anche solo una, degli atti violenti sulle povere bestiole sia reale, allora tutto il cast, avrebbe il mio più totale disprezzo, fino ad allora, voglio credere che siano stati effetti speciali, e quindi li tratterò come tali (se davvero hanno ucciso il gatto, allora che il cielo li fulmini, uno ad uno !), anche perché, nel 2009, data di uscita di Melancholie der Engel, tutto questo, è inaccettabile . Detto ciò, argomento chiuso, limitiamoci all' analisi del film. Due amici d' infanzia, Brauth e Katze, sono in un luna park, qui, rimorchieranno due ragazzine ed una donna molto disinibita, una specie di prostituta, a questo punto si scopre che Katze ha poco tempo ancora davanti a se, non si capisce bene per quale malattia o per quale motivo, sta di fatto che sta per morire, quindi, il gruppetto, si ritirerà in un decandentissimo casolare abbandonato, dove permettere al malato, di trascorrere i suoi ultimi giorni, nella più totale libertà morale, a loro si aggiungeranno un vecchio, che pare essere un artista, seguito da una ragazza disabile. Non aspettatevi regali ville settecentesche, alla "Salò o le 120 giornate di Sodoma", qui siamo in un posto totalmente ricoperto da marciume. Insetti, ragnatele e muffa e soprattutto ossa e sporcizia sono ovunque, la MDP non perde occasione per spararci in faccia tutti i dettagli più marci del marcio. Si riesce quasi a percepire l'odore nauseabondo che aleggia nell' aria delle camere, grazie anche alla fotografia, tutta incentrata su toni di gialli-verdi e grigi ovattati, che creano un' atmosfera marcia e malata al film. Lo so, ho detto troppe volte "marcio", ma davvero, guardate questo film e poi capirete. Il livello di lerciume, di sporcizia e depravazione, è talmente alto, da chiedersi che razza di persone siano realmente il regista Marian Dora, per aver messo in scena sta roba, gli sceneggiatori, per averla scritta e soprattutto gli attori, per essere stati materialmente a contatto con tutta quella merda. Questo è sicuramente il punto di forza, ma anche il punto debole stesso del film, perché Marian Dora, gioca con il ribrezzo, come un bambino che mette in posa tutti i suoi soldatini di piombo, compiacendosi di quanti ne ha e quanto sono belli ! Nonostante le ottime intenzioni del regista, di portare in scena concetti seri, come il non volersi più trattenere per il bene della morale e della pubblica decenza, alla scoperta del proprio corpo, da parte di una suora, ecc... La scena del sezionamento del coniglio (già morto), è una chiara metafora dello stato d' animo di Katze. Lui si sente esattamente come il povero coniglietto, infatti, Katze, ne distrugge il corpo, lasciando intatta solo la testa, che porterà poi con se sul cuscino del suo letto. Katze sa di essere vicino alla morte, quindi si sente con il corpo completamente distrutto, ma una psiche intatta, che lo porta a capire tutto ciò che gli sta succedendo. Per tutto il film, troviamo inserti onirici, dove la fotografia accentua i toni di giallo-verde, rendendo il tutto acido e luminoso, è maggiormente in questi momenti che i dialoghi, si perdono in discorsi metaforici, sulla vita, sul concetto di violenza, sesso, amore e morte. Sesso e morte, sembrano essere i due cardini su cui si fonda la pellicola, ricordiamo che queste persone, vengono qui per permettere al loro amico in punto di morte, di poter fare qualsiasi cosa senza nessun tipo di pudore o senso di colpa, e quale maggior libertà morale, se non quella di poter vivere il sesso, in tutte le sue forme più estreme e perverse ? Lasciandosi andare il più possibile, perché tanto non si ha più nulla da perdere. I discorsi e le immagini, si sforzano di essere per forza Arthouse, e questo si sente. Ogni scena, ogni inquadratura, porta la presunzione di voler essere un pezzo d'arte e devo dire che non sempre accade, cosa che rende la pellicola davvero pesante, al di là, di tutte le scene violente e disgustose del film, anche contando che tutto, questo Melancholie der Engel, dura ben due ore e quaranta. In pratica il film pretende di essere uno Shock-movie Arthouse, ed in parte ci riesce, ma non così in pieno, da come appare. La violenza, qui è dappertutto.  Qui non siamo di fronte a vittime e carnefici, ma ad un gruppo di persone che volontariamente, decide di darsi piacere e dolore, fino allo stremo. Non aspettatevi molto sangue, ci sono immagini che superano il muro dello splatter, ma non sono un elemento cardine del film, più che altro, la violenza, è malsana, perversa oltre ogni dire. La scena delle sevizie sulla povera disabile, è raccapricciante. La ragazza non parla, si limita solo ad esprimere il proprio dolore e il proprio terrore, gridando e emettendo gemiti, anche se il livello recitativo, non è dei migliore, riesce a mettere in scena immagini agghiaccianti, fatti di una cattiveria ed un sadismo, che lascia disorientato, anche lo spettatore più avezzo alla violenza sullo schermo : Per prima cosa, ci sono le offese verbali rivolte alla giovane, poi il trascinarla in una specie di stalla, con una cattiveria che taglia e fa male da guardare. Con uno strappo, le viene tirato via la sacca delle urine, e quella per le feci, lasciando aperta una ferita direttamente sull' intestino, dove poi Brauth, si divertirà ad inserire il dito. Giusto per farvi fare un' idea riguardo al marciume di questo film, che non si ferma solo alla location e agli elementi disgustosi, che si contano a migliaia, ma che straborda dalle azioni, dal comportamento dei protagonisti. Un' atmosfera talmente malata, che a confronto, la camera nel sotterraneo di Leatherface di "Non aprite quella porta", sembra essere una cameretta tutta rosa e fiori per bambini. Avremo scene porno, di pompini, pissing, masturbazioni, vomito, persino scat, e poi sangue, budella, corpi bruciati, baci in bocca ad animali, vivi e morti, e poi ci sono le sevizie sulla suora, ormai privata del suo sacro abito, insomma, tutto il peggio del peggio che riuscite ad immaginare, mai però, fine a se stesso. Il monologo di Katze, che viveva in una grotta, che usava topi morti come segnalibri, dove ci racconta della solitudine e del suo cadere nel baratro del delirio, è sottile ma potente, qualcosa che ci fa dimenticare lo schok-esploitation avuto  fino ad ora, per farci andare in pensieri onirici, che però trovano la loro giusta collocazione, nella vita reale, di tutti i giorni. E' forse qui che si cela la vera anima artistica del film ? Non so se è questa scena, l' apice della denuncia da parte del regista, ma sta di fatto, che il tutto è molto progressivo. Come ho già accennato, il film è lento, per i primi tre quarti d' ora, non succede quasi nulla, il tutto aumenta piano piano con lo scorrere della pellicola e l' ultima mezz' ora di film, è qualcosa che vi metterà a dura prova, anche se siete spettatori navigati. Insomma, un film che non mi è parso così orribile come mi aspettavo, avendo letto altre recensioni, che lascia numerosi messaggi su temi esistenziali, legati soprattutto allo scontrarsi e alla coesistenza, della vita civile, in una società, e la libertà personale di ognuno, intesa come libertà morale, sessuale e al contrasto tra l' essere se stessi e l' apparire sempre più imposto dal mondo moderno. Lo fa però in modo così estremo, da risultare stucchevole e pesante. L' idea di base, rischia di perdersi dietro ad un tale marciume, che lo si guarda, solo per scoprire cos' altro di malato ed estremo, il regista ha il serbo per noi, limitandosi alle sole immagini, ok si, questo non è un limite dell' opera, ma di chi la guarda, siamo d' accordo, però è il film stesso che vuole che ciò avvenga, andando ad esagerare, sempre e comunque, sfociando anche nel Trash (Campy per quanto mi riguarda !). Concludendo, se siete facilmente impressionabili, statene alla larga, ma se avete un buon rodaggio in fatto di cinema estremo, è da vedere, a patto che vogliate sopportare due ore e quaranta di orrore e disgusto (disgusto sul serio !), ed a patto che la storia delle violenze sugli animali, sia tutta una bufala...viva !

                                                                                                             A cura di Anthony





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