mercoledì 29 agosto 2018

"Vodka&Inferno - La Morte Fidanzata" Recensione Libro #1


A cura di Anthony

Questa è la prima volta che mi trovo a parlare di un libro su questo blog e devo dire che la cosa è alquanto strana, considerando che io stesso sono un amante della letteratura horror ed erotica, che però, non riesce mai a ricevere le attenzioni che meriterebbe da parte mia, per svariati motivi. E’ anche per questo che sono contento di aver tra le mani il primo volume della saga “Vodka&Inferno”, intitolato “La Morte Fidanzata”, di Penelope Delle Colonne, edito da “Milena Edizioni”. Il bel volumone che ho qui con me, di oltre cinquecento pagine, si presenta con una copertina molto accattivante, che mette subito in chiaro la sua condizione di romanzo gotico.
Siamo a Venezia durante il 1800, una città uggiosa, sporca ma romantica, dove i ricchi in frak e cilindro spadroneggiano e non si curano neanche dei meno abbienti nel bassifondi e nei luoghi “da evitare”. Ed è proprio qui che facciamo la conoscenza di “Frattaglia”, un ragazzino (?) che lavora in un obitorio. Frattaglia non è certo uno stinco di santo, è solito sollazzarsi guardando le nudità dei cadaveri, ma, anche se non è mai andato oltre, non riesce a resistere quando viene portato il corpo di un ragazzo che pare avere la pelle di porcellana, profumata e le unghie e i capelli perfetti. Si tratta di Viktor, un russo, capitato chissà come in quella Venezia sempre troppo scura, dove vi ha trovato la morte. Frattaglia se ne innamora follemente, tanto da accompagnare la salma nella sua città natale “Soroka”, in Russia, pur di assistere alla tumulazione. Ciò che Frattaglia non immagina, è che “Viktor Mickalov”, questo il cognome dell’affascinante russo, è colpito da una “maledizione”, oppure “dono”, a seconda dei punti di vista, cioè, tornerà in vita dopo la morte, sotto forma di “Upyr”, cioè un vampiro! Penelope Delle Colonne, è figlia di una scrittura potente, audace e feroce, che non lascia nulla al caso e non ha la minima intenzione (per fortuna) di autocensurarsi. Affronta la tematica dell’omosessualità usando la metafora di una ambientazione relegata ai secoli scorsi, che ben si presta all’atmosfera gotica del romanzo. Un modo sottile ed efficace per dipingere la società moderna che ancora discrimina ed assurdamente condanna chi ha una sessualità diversa dalla “norma”. Una norma che appunto non ha motivo d’esistere; per Viktor Mickalov, è normalità tornare in vita, quindi ciò che definiamo normalità, è davvero così “normale” ? L’autrice dà vita a personaggi negativi già dalle prime pagine, ma li rende non solo carnefici, ma figli di un mondo che li vuole tali, per poi poterli incolpare, denigrare e ricacciare nelle ombre, ripulendosi la coscienza! Questa è una storia d’amore e morte, che come dice il romanzo stesso “hanno una sola lettera di differenza”, amore e morte che si cercano e si rifuggono, intersecano ed intrecciano, i due lati della stessa medaglia. Uno schiaffo morale ai benpensanti, da sempre convinti di essere gli unici detentori della verità e gli unici a potersi permettere un vero amore, relegando tutti gli altri rapporti, ad una becera perversione ed invece, l’amore vince ovunque, nei bassifondi, in un obitorio, vince sul tempo e sulla distanza, vince sul sesso e sulla vita stessa, nasce tra i rinnegati, tra gli emarginati e vince, vince ovunque, perché un vivo può persino innamorarsi di un morto.
Scordatevi Twilight, dimenticatevi dei romanzi adolescenziali con protagonisti vampiri perfetti, belli e dannati, non stiamo parlando di un misero young-adult, questo è un romanzo horror-gotico a tutti gli effetti, il moderno discendente di Poe e Bram Stoker, ma ancor di più di De Sade e sorella (minore) di Isabella Santacroce, a mio avviso massimo esponente dell’odierna scrittura “estrema”, sia per forma, che per contenuti “L’amore è uno specchio che la morte riflette, niente come l’amore, avvicina alla morte”-cit.
Il libro non si nega scene splatter, contenuti sessuali al limite del porno, alternate a scene tremendamente sottili e tenere, da indurre a credere che non siano state scritte dalla stessa persona, se non fosse per lo stile dell’autrice, assolutamente riconoscibile e personale. Quello che mi sento di “criticare”, appunto, è la povertà di alcune (solo alcune eh) descrizioni, purtroppo gli ambienti ed alcuni eventi sono solo abbozzati e non descritti con un livello di dettaglio che potesse appagare la curiosità del lettore, come ad esempio il viaggio da Venezia a Soroka in treno, che dura poche pagine ed immediatamente si passa oltre. Capisco la volontà di non aggiungere filler e di non voler allungare il brodo con scene praticamente inutili, ma neanche finire per “mutilare”, la storia e soprattutto l’ambientazione, con superficialità e “voglia di proseguire”. Tuttavia, è solo una piccola inerzia rispetto alla grandiosità di “Vodka&Inferno – La Morte Fidanzata”, che non per questo cala di tono e di bellezza sublime.
Fatevi un regalo, leggete “La Morte Fidanzata”, della saga “Vodka&Inferno”, in attesa del secondo volume, disponibile a breve. “In Vodka&Inferno Veritas!”-cit.

Anthony

Titolo : Vodka&Inferno - La Morte Fidanzata
Autrice : Penelope Delle Colonne
Casa Editrice : Milena Edizioni
Anno di Pubblicazione : 2016






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