mercoledì 15 febbraio 2017

Epica - The Holographic Principle - Recensione Album #13


E concludiamo il nostro excursus dedicato agli Epica, con la recensione del nuovo album "The Holographic Principle", che non poteva certo mancare. Anche questa la trovate sulle pagine di All Around Metal, scritta ovviamente dal sottoscritto. Sperando che sia cosa gradita, vi lascio alla recensione di una delle band che più amo, nel panorama metal mondiale

A cura di Anthony



E ci siamo finalmente ! Sono mesi e mesi che aspettavo questo album e devo dire che l' ho sviscerato nota per nota. Io non sono un fan di questo genere, ma gli Epica sono sempre stati l'eccezione per me, niente Nightwish, niente Within Temptation, niente Lacuna Coil, niente Delain... ho sempre amato solo e soltanto gli Epica, ed ancora oggi che mi nutro quasi totalmente di Black Metal, gli Epica restano una delle mia band preferite. Potete quindi ben capire il mio entusiasmo nel recensire il nuovissimo album della band olandese “The Holographic Principle”, in arrivo il 30 settembre per Nuclear Blast.
Quindi, senza tanti indugi, premiamo “Play” e vediamo cos' hanno in serbo per noi.
Come tutti i loro album precedenti, anche questo si apre con una intro, cioè “Eidola”, una tensione crescente “sporcata” delle note di un carillon in sottofondo, i suoni mi ricordano una battaglia, qualcosa di epico.... di pericoloso, poi ecco che tutto si calma, i cori eterei, tipici della band entrano in gioco, prima di una inquietantissima, quanto splendida voce di bambina impegnata nella sua cantilena e la tensione iniziale torna a farsi sentire facendo da supporto ai cori. Una intro oscura e carica di dramma, che cozza con il secondo brano di più ampio respiro “Edge of the Blade”, secondo singolo estratto da questo “The Holographic Principle”, dove il sussurro della meravigliosa Simone Simons, fa da apripista ad un riff molto “easy” con cori pomposi fin dall' intro. Una strofa retta da un palm muting molto particolare, non nello stile della band, infatti ci troviamo di fronte ad un brano più sbarazzino, dove il ritornello è molto accattivante con Simone che raggiunge picchi molto alti di acuto e il grunt di Mark Jansen in back vocals, e devo dire una struttura molto classica, che però riesce ad prendere soprattutto nella parte totalmente dedicata al chitarrista, dove finalmente una vera cattiveria di lascia assaporare. Mi godo gli ultimi momenti di un pezzo che mi fa strano trovare in apertura, ma che di sicuro riesce a coinvolgere già dalle prime note.
Incastonata al numero tre, ma secondo vero pezzo è “A Phantasmic Parade”, con il riffing misto di chitarra e saltellamenti sui tasti delle Keyboards, e dopo pochi secondi, la voce della rossa rubacuori, entra in un' atmosfera che richiama vagamente il medio-oriente, dove si sente il calore del deserto e le danzatrici del ventre si muovono sinuose sui tappeti di scale arabe... Anche qui, si sente la differenza con gli Epica che ero abituato a conoscere, nonostante gli elementi ci sono tutti, ma le parti più propriamente “metal” sono molto più presenti, tra palm muting, terzine in stile Iron Maiden, growl e blast beat, si troviamo ad un nuovo step per gli olandesi, un livello superiore, dove poco importa se la struttura è simile alla precedente, cioè, la classica struttura pop/rock, con l'aggiunta di una fase in grunt, si tratta comunque di un ottimo esempio si Synphonic Metal, come Cristo comanda. “Universal Death Squad” è il primo singolo estratto e parte con una elegante intro di violini e tastiere, per poi sfociare in una cattiveria che mai si sarei aspettato di trovare in un album degli Epica. Un pezzo assolutamente Groove, estremamente ritmico, dove le melodie più accessibili, sono totalmente oscurate da una ritmica imponente e per niente banale che alterna momenti Death Metal ad altri fatti dalle voci dei cori, che fanno da scorta alle lead vocals. E qui si sente la reale attitudine degli Epica, facendomi pensare che i pezzi di prima servivano per preparare il terreno ad un brano del genere, lontano anni luce da melodie che strizzano l' occhio per farsi amare, ma un brano che non trova compromessi, senza snaturare lo stile della band ma, anzi, arricchendolo notevolmente. E taccio, godendomi l' assolo di Isaac Delahaye e il pezzo scivola via lungo il finale...
I suoi di una sparatoria aprono la strada in modo molto inquietante, parte così “Divide and Conquer” con il suo riff estremamente melodico di tastiera, che ci coccola le orecchie fino a quando non sono i cori a squarciare la melodia portandosi dietro le chitarre ritmiche e profonde, un elefante durante una processsione. La voce sensuale ed ammaliante di Simone, si alterna alla furia controllata di Mark, un pezzo chirurgico, capace di tagliare come un bisturi eppure così violento allo stesso tempo. Il cambio di fase qui è molto più vario, la componente progressive inizia a farsi sentire e mi viene da pensare che parta da qui la vera anima di “The Holographic Principle”. L'intermezzo campionato, è un ottimo stacco per farci riprendere il respiro, prima di un ritornello contornato da sensazioni progressive che lentamente ci accompagna al finale. Che dire ? Assolutamente fantastico, quindi corro ad ascoltare il prossimo brano, al numero sei, cioè “Beyond the Matrix”, pezzo che ci fa entrare nella seconda parte del disco, estremamente più seria, più filosofica, dove riscopro il vero lato di questa favolosa band, che però, è stato totalmente rimesso a nuovo ! “Beyond the Matrix” parte con un' accelerazione in lirico dei cori orchestrali, senza altra musica se non un contorno di percussioni, il giro torna e questa volta la canzone entra nel vivo, con una lunga intro corale, che poi lascia lo spazio alle lead vocals, e noto un grande uso del basso in questa fase, con le sue note metalliche che si alternano ai riff delle sei corde. A fare le veci del ritornello abbiamo la parte iniziale dove regnano le sinfonie pompose e le voci del coro, per poi ripetere la formula in un crescendo di sensazioni e dinamicità. Il bridge poi, è qualcosa di magico, dove pare che Simone ti parli direttamente, dove la tua voce è tangibile e chiudendo gli occhi, pare di poterla toccare... un attimo prima di essere scossi e portati alla realtà da un growl violento che si muove su fraseggi ed obbligati, che sfociano, finalmente in un assolo meraviglioso, che riscalda il sangue nelle vene. Veramente qualcosa di splendido e totalmente “In your Face” !
“Once upon a Nightmare”, calma il tutto, qui si respira sentimento e tristezza, forse ammirazione per un brano toccante e delicato, che tratta di un argomento spinoso e che merita il massimo rispetto, non voglio soffermarmi oltre su questo aspetto del pezzo, ma sappiate che tanto sentimentalismo, è giustificato. Sentimenti che prendono forma in melodie orchestrali e scale pregne di tensione. Ma la dolce voce della singer più desiderata del metal, riesce a tranquillizzare gli animi e mi lascio trasportare in questo viaggio onirico. Un pezzo assolutamente dolce che farà grande l' atmosfera dove le sue note di erigeranno da ora in poi. C'è dolcezza, c'è rassegnazione, c'è rabbia, il rifiuto di una condizione che è imbattibile. Come vedete mi soffermo poco sulla tecnica e la composizione di “Once upon a Nightmare”, perché qui è l' arte che regna e l' arte è fatta di sensazioni ed emozioni, che rischiano quasi di esplodere nel finale, che è un capolavoro, da ascoltare !
“The Cosmic Algorithm” spazza via i sentimentalismi e si torna a martellare ! Le distorsioni profonde, condite di Blast Beat chirurgici riportano il metal dei nostri a grandi livelli, anche di potenza, senza però mai snaturarsi e rinunciare alla componente melodica che li ha resi famosi. Un pezzo veloce su cui è impossibile trattenere headbanging, perfetto per la sede live, con una orchestrale perfetta e riff da mosh. Se devo trovare una nota negativa, è la presenza del ritornello un po' troppo ostentata, ma la doppia cassa sul finale, si fa perdonare questo ed altro. Proseguo arrivando al numero nove per “Ascension - Dream State Armageddon”, base cupa e semples “fatati” mi fanno balenare in mente la scena di “In Heaven” di “Eraserhead” di David Lynch, soprattutto quando Simone esordisce con le stesse parole... immediatamente però il growl torna a farmi sentire scosso e la visione onirica svanisce sotto la potenza di questo pezzo, pregno di Blast Beat, un brano che a parte le orchestrazioni, è totalmente Death Metal e si sente. La velocità si mantiene su tempi ragionevoli, ma la forza sprigionata appartiene a ben altri generi, e gli Epica questo lo sanno, dimostrando che che si possa fare metal estremo anche senza rinunciare alla melodia e con una dea alla voce... Il finale è direttamente collegato a “Dancing in a Hurricane”, brano seguente, infatti se non fosse stato per il cambio di numero sul lettore, non mi sarei accorto dello step. Un battito di percussioni e tornano le atmosfere tipiche del medio-oriente tanto care agli Epica. Il suono di un sitar, o uno strumento simile, aprono le danze. La voce segue una melodia creata da violini ed archi, in una strofa lunga e dinamica, nonostante non si tratti un pezzo molto ritmico come i precedenti. Tranne che nelle fasi di grunt, è comunque un brano molto melodico e orchestrale che trae la sua forza proprio da questo e dalle lead vocals che in primo piano, spadroneggiano sulla composizione.
Arrivo quindi alla penultima tappa di questo viaggio nell' universo con “Tear Down Your Walls” ed il suo balletto sulla tastiera, violini spazzati via di colpo dal riffing grezzo e selvaggio, che si trasforma in un pre-chourus che accoglie la strofa in growl, qui è palese l' intenzione di creare un brano più articolato e complicato, anche lasciando da parte le fasi più progressive, è infatti un brano molto “In your face”, un continuo alternarsi di fasi melodiche ad altre più cattive, ma sempre sprigionando potenza enorme, senza mai un calo di tono. E così, alla fine, mi attende l' ultima tappa, la dodicesima traccia “The Holographic Principle - A Profound Understanding of Reality”, pezzo molto lungo di oltre undici minuti e mezzo, in linea col trademark della band, infatti in ogni loro lavoro, ci sono pezzi di una lunga durata. E qui la vena progressiva è chiara e palese, i cori iniziali sanno tanto di canto gregoriano, creando intrecci e melodie vocali accattivanti e splendide, per poi lasciare spazio alle note di tastiera, che tenui e senza fretta si innalzano in un crescendo poetico e di grane impatto. L' intreccio di voci maschili e femminili poi, è qualcosa di assolutamente grandioso... è un orgasmo uditivo, mai sentita tanta enfasi e tanta calma tutta insieme, contornata da un assolo corto ma che è un ottimo apripista per la prima strofa in growl, in una alternanza eterea con la voce femminile elegante e raffinata e qui mi rendo conto di trovarmi di fronte ad una delle più belle canzoni degli Epica di sempre ! Davvero un pazzo magico e magnifico che fa sognare e tiene alta la tensione per tutta la durata scorrendo via liscio come l' olio, ed infatti gli oltre undici minuti sembrano in realtà meno della metà. Il ritornello è spettacolare, un brano eccelso da ogni punto di vista e trovo persino elementi che mi ricordano la colonna sonora de “La Terza Madre” di Dario Argento decorata da un ricamo di doppia cassa da mera e pura meraviglia uditiva. Il tutto poi, trova il modo di lasciare la sua impronta nella scia del finale, come un pennello che sta perdendo il colore e lascia residui di arte sulla tela creata da questi maestri non solo di metal, ma di musica stessa. Una composizione che è destinata a diventare una pietra miliare non solo tra gli appassionati del genere ed i fan della band, ma di chiunque ami la buona musica, non solo in ambito metal.
In ultima analisi, si tratta di un album che porta gli Epica ad un livello superiore, un lavoro che ha bisogno di più di un ascolto per essere amato dai fan della band, che lascia spiazzati e sorpresi, ma che dopo l' impatto iniziale particolare, si lascia assaporare ed amare nota per nota, un' astronave onirica, che ci accompagna in questo viaggio spaziale, un trip infinito, lungo l' universo. Consigliato non solo a chi ama il genere, ma praticamente a chiunque.

Voto
9 – 10

Anthony
Line Up :
Simone Simons – voce solista
Mark Jansen – chitarra ritmica, voce death
Isaac Delahaye – chitarra solista
Rob van der Loo – basso
Coen Janssen – tastiera
Ariën van Weesenbeek – batteria, voce death

Genere:
Symphonic Metal

Paese :
Olanda

Discografia :
2003 – The Phantom Agony
2005 – Consign to Oblivion
2007 – The Divine Conspiracy
2009 – Design Your Universe
2012 – Requiem for the Indifferent
2014 – The Quantum Enigma
2016 – The Holographic Principle

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