mercoledì 11 gennaio 2017

Gotland - "Gloria et Morte" - Recensione Album #12




A cura di Anthony

E' Passato un po' di tempo (mea culpa), dall' invio di questo disco ed ho tardato a recensirlo per altre cose che avevo in scaletta. Comunque, proprio per questo, bando alle ciance e iniziamo la recensione!
Il Black metal si sa, è molto più versatile di quanto non si creda. Un genere molto chiuso e che raramente mostra il volere di aprirsi ad altre contaminazioni, ma che quando misto a generi che gli conferiscono ben altre emozioni ed interpretazioni, diventa qualcosa di veramente magico, per chi, come noi, ha il gusto (e perché no, anche l' esperienza), di apprezzare certe cose.
E' il caso di questi ragazzi torinesi, i Blacksters “Gotland”, di cui oggi mi trovo a recensire l' album di debutto sulla lunga distanza “Gloria et Morte”, in attesa del secondo full-leght album, che vedrà il nuovo vocalist Edoardo “Irmin” Iacono, già co-frontman dei grandiosi “Misteyes”, con l' ugola d'oro di Denise “Ainwen” Manzi, dietro al microfono. Qui infatti, è ancora la voce di “Vidarr” (che ha lasciato la band subito dopo la registrazione dell' album) ad accompagnarmi in questi undici pezzi, che iniziano con “Proelium Aeternus – Intro”, suoni glaciali e cupi che iniziano già a non promettere niente di confortante, mentre qualche nota di pianoforte squarcia il synth iniziale, creando una danza funesta, fatta di poesia macabra e oscura epicità. Niente di insensato, ma anzi, una mano nera che ti prende e coinvolge attirando magistralmente l' attenzione, trasportandomi quindi a “Courage to Die” la prima vera traccia al numero due. Riffing veloce e aggressivo su una produzione tipicamente black metal. Immediatamente la voce violenta invade le casse e inaspettatamente mi trovo un intermezzo di piano che va a smorzare la furia del blast beat e il vortice inarrestabile delle chitarre che si tramuta in un poderoso palm-muting. Sono immediatamente riconoscibili le attitudini tipiche dell' Epic metal dei Gotland, messe si in secondo piano rispetto alla base assolutamente Black metal, ma non per questo meno importanti. L' epicità qui è palpabile ed è essenziale ai fini della resa artistica desiderata dai torinesi. Cosa che si ripete nel brano seguente “A New Reign” che sbalordisce con l'entrata in scena di strumenti a fiato, bellissimi e piacevoli. Ornamenti di flauti e (credo) cornamuse, ad affiancare le chitarre su un tappeto ritmico notevole e assolutamente da head-banging : Qualcosa di sublime ! La voce tende a perdere leggermente nel momento in cui la strofa prosegue forse un po' troppo, creando un rimando ai Cradle of Filth, ma senza la malignità tipica del timbro di Dani Filth. Il punto forte di questo brano sono assolutamente gli strumenti a fiato, senza i quali non sarebbe stato lo stesso, soprattutto quando creano riff nuovi e freschi, intrecciati a gridi di guerra e suoni epici di battaglie, anche con l' ausilio di campionamenti, sempre accattivanti. Un brano da ascoltare e godersi, lasciandosi trasportare dall' energia e dalle atmosfere messe in musica dai Gotland. Un inizio col botto praticamente, che al terzo brano già ha saputo catturare la mia attenzione. Proseguo quindi immediatamente con “Adrianopoli”, titolo curioso per un pezzo che parte carico di tensione crescente, con un guitar working che salta subito all' occhio, ops, pardon, all'orecchio volevo dire, per una melodia potente e graffiante, prima dell' entrata in scena di una batteria precisa e martellante, che si trasforma subito dopo in un blast beat a tappeto, potente e che non lascia un secondo di respiro. Le orchestrazioni pretendono il loro giusto spazio e forse un po' a discapito delle chitarre, lo ottengono in armonie pompose ed evocative, così come l' inizio di “Guta Saga” al numero cinque. Trovo un brano che mi fa innamorare immediatamente già dalle prime note. Molto più oscuro degli altri, qui è predominante la componente black metal, che però si amalgama perfettamente con una epicità sorprendente, non posso fare a meno di pensare agli Emperor ed alle atmosfere eteree e malefiche portate in musica da Ihsahn e compagni, e così, mi cade tra capo e collo la title-track “Gloria et Morte” e la sua intro strumentale, a dir poco sensazionale. Chitarre prepotenti, synth magnifici ed eterei, si incontrano e si scontrano con un blast beat predominante ed acido da scampanellio sui piatti, mentre la voce dona la sua violenza ed oscurità, persino in un fantastico intermezzo fatto da flauti e strumenti a fiato. I riff circolari si arrampicano su scale rock ed acide, il tutto contornato dalle danze di strumenti folkroritici, senza però mai dimenticarsi della potenza sonora che trova il suo apice nei cori di battaglia sul finale. L' atmosfera si fa pesante con “Heroic Eternity” con una intro cupa ed agghiacciante, sfociante poi nella sfuriata delle strofa. Un brano devo dire, molto più cupo ed oscuro degli altri, dove la componente Black prende il sopravvento e contamina tutto il resto. Pare di ascoltare la storia di un qualche necromante che ci racconta del suo tormento e dei suoi poteri, in un' epicità oscura. Sensazione che si accentua nel momento in cui i rallentamenti fanno il loro ingresso. Il tutto è pregno di malignità e le leggende raccontate, sanno di cattiveria ed occulto, di cose negate, oscurate, cose che non si possono e non si devono sapere ! “Slaves ov the Empire” ed i suoi campionamenti iniziali, ribaltano questa sensazione e mi ritrovo su un campo di battaglia medievale. Le cavalcate della batteria seguono i cavalli nella loro corsa contro il nemico, le chitarre raccontano di spade scintillanti all' orizzonte e trovo un pezzo veramente vario ed entusiasmante. Dinamicità e tecnica sono spiattellate in bella mostra, devo dire uno dei pezzi migliori questa numero otto, che eleva tutto l' album ad un livello ancora superiore, data la varietà e la bellezza di questo brano. Più di sette minuti che scorrono via come se fossero tre, qui viene palesata tutta la tecnica e la bravura, sia esecutiva che compositiva di questi ragazzi, e mi sarebbe piaciuto trovare più brani con questa varietà di elementi, tutti perfettamente amalgamati tra di loro, in una ricetta perfetta ! Numero nove, occupato da “Tenebrae in Urbe”, che apre magnificamente con il campionamento di un temporale, arricchito da synth e pianoforte, in un connubio stupendo, magnificamente evocativo, che sfocia poi in una violenza controllata, precisa al millesimo e trovo anche accenni di Pig-squeal nelle vocals. Le chitarre si dedicano a creare una tensione costante, con una cattiveria fuori dal comune, che si addolcisce magicamente, nell' entrata di un flauto e tutto si trasforma in qualcosa di etereo e viscerale. Un legame alle vecchie leggende che non sono solo storie da raccontare ai bambini, ma che bisogna conoscere ed onorare, per dare il giusto valore agli eroi caduti in battaglia, nei secoli passati, che mai dovranno essere dimenticati. Sul finale poi, le chitarre si regalano un ricamo di pura bellezza sonora, da ascoltare ! Arrivo quindi al finale con “From Ashes to a New Era – Outro”, ed il pianoforte torna a massaggiarmi la tromba di Eustacchio, con una melodia decadente e malinconica. Un arpeggio in acustico che altro non è se non pura estetica ed emozioni in musica, qualcosa di veramente superbo. Nei suoi tre minuti e dieci secondi, “From Ashes to a New Era – Outro” è un brano strumentale vero e proprio, più che una semplice outro, nonostante i campionamenti sul finale che la rendono più post-moderna e sperimentale, ma è comunque un viaggio tenue e meraviglioso alla fine di questo album. Le sorprese non finiscono qui, perché la bonus track al numero undici è “The Spiritlord”, cover dei “Windir”, realizzata (di sicuro appositamente), con una produzione molto più bassa rispetto al resto di questo “Gloria et Morte”. Quindi in conclusione, mi godo l'ultimo brano e consiglio a tutti di recuperare il primo lavoro in studio dei “Gotland”, una prova perfetta per un gruppo alla sua prima release di spessore, da conoscere e supportare, assolutamente, e, ovviamente, da godersi, in attesa del nuovo album con il nuovo vocalist, previsto per questo 2017 !


Voto
8 – 10


Anthony  

Line Up :
Vidarr - Vocals (Early)  / Irmin - Lead Vocals  (Now)
EG Orkan - (Lead Guitar)
Hoskuld (Drums) - Var (Bass) 
Arnbjörn - (Rhythm Guitar and Backing Vocals)
Session member: Gabriele "Hyde" Gilodi (Orchestrations)

Genere:
Epic Black Metal

Paese :
Italia

Città:
Torino

Discografia :
"Gotland" - (Demo 2008)
"Behind the Horizon" (Ep 2010)
"Gloria et Morte" (Full-Leght 2014)

Contatti :
gotland@hotmail.it - E-mail Ufficiale


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