A cura di Anthony
Oggi per la prima volta mi trovo a
recensire un album Folk Pagano, ma che niente a che vedere con il
mondo del metal e con il lato del folk più legato a quest' ultimo.
Qui non trovano spazio le bevute dei Korpiklaani, le leggende dei
Finntroll e neanche le storie sui pirati degli Alestorm, si perché
la band campana “Emian”, è uno di quei gruppi che crede
fortemente in ciò che fa ed usa la musica allo stesso modo di come
la usano i cristiani in chiesa, ma la loro cattedrale è il bosco.
Diciassette tracce in una confezione digipack minimale ed elegante,
che già dall' immagine ci parla di cosa tratteremo. Sfoglio il bel
booklet con disegni etnici e tradizionali e non mi resta che premere
“play”.
“Tribus Hirpeis” è la opening che
tra il suono scoppiettante di un fuoco e l' ululato sinistro dei
lupi, crea una bella atmosfera etnica che prepara le leggere e soavi
note di “Hyria” con un bel testo in italiano. Con una produzione
praticamente ottimale, la voce di “Aianna Egan”, ci parla di
antichi vaganti e danze del Sole, un folk che venera la natura,
niente a che vedere con lo “scellerato” (si fa per dire) Folk
metal e la loro birra, questa è una preghiera in musica, una danza
rituale legata ad antiche tradizioni anche di popoli lontani, ma che
qui, nella italianissima irpinia, trova nuova linfa e nuova
adorazione, in modo che una fede antica quanto l' umanità stessa,
possa rinascere. E mentre mi dilungo nei miei soliti vaneggiamenti,
“La Giga del Lupo” è già entrata nel vivo. Terzo brano molto
simile a quanto ascoltato fino ad ora, ma quasi totalmente
strumentale, così come la lunga intro di “Rebys”, testo iberico
questa volta, con un riff che si arricchisce di un battito di mani a
tempo, davvero molto coinvolgente. Ovviamente, qui scordatevi
distorsioni, doppia cassa e growl cavernosi, qui di metal non c'è
traccia e mi godo così, il resto del brano fino alla fine. “La
Cama Nupcial” è un brano estremamente dolce ed evocativo,
totalmente acustico come tutto il resto, si avvale di arie vocali e
flauti estremamente melodici. Un suono arcaico, tra vocals ammalianti
e campionamenti di gufi. Molto più cupa ed occulta è invece “El
Viaje de Maria”, una sorta di cantilena molto piacevole, una
filastrocca in musica che ti coinvolge e resta in testa per
parecchio. La numero sette è “Nìl Sé' n La”, con il suo suono
di liuto.... o strumento simile (perché sono certo che non si tratti di un liuto), che saltella sulle percussione
secche e per niente modificate digitalmente, con una voce totalmente
“reale” che si fa notare.
E nonostante la somiglianza dei brani
stessi tra di loro, è innegabile la grande cura degli “Emian”
nel loro lavoro, niente è lasciato al caso, ogni colpo di tamburo è
ben calibrato e gli arpeggi si amalgamano tra di loro per creare
immagini oniriche di feste pagane, preghiere e devozioni a Madre
Natura, non è un suonare per esprimere sentimenti o per hobbie, è
un suono religioso, che è quasi blasfemo ed irrispettoso commentare
(e quindi recensire), perché è come dare un giudizio su qualcosa in
cui questi ragazzi credono e che è esattamente identico a tutte
quelle “Ave Maria” o “Symbulum 77” che siamo sempre abituati
ad associare ad un concetto religioso. Qui non si tratta di
cattolicesimo, ma la sostanza non cambia.”La Gavotte” al numero
otto e “Karnak A.D.” numero nove di questo “Khymeia” non
fanno altro che aumentare il senso di amore e rispetto che sto
provando, nello scrivere questa recensione. “Invocazione” poi, è
un brano incredibile. Una voce maschile che recita in dialetto più
che cantare, senza musica, su una base quasi ambient all' inizio e di
una dolce arpa poi, quando tornano le vocals femminili di “Aianna”
e l' aria continua in uno splendido dialetto napoletano, che davvero,
donano uno spessore totalmente palpabile ! Un brano da ascoltare
assolutamente, che lascia tanto sia a livello di rispetto e amore per
la propria terra e tradizioni, sia a livello di cultura di nicchia e
reale, un pezzo che insieme al successivo “Mephite”, sono il vero
punto di forza di “Khymeia” a mio avviso.
Un brano più orecchiabile e divertente
è senza dubbio “Chéne Blanc” con il riffing allegro e il
battito di mani a portare il tempo, cosa che si accentua nella
seconda parte e nel finale, per risultare ancora più sbarazzino,
molto bello ! Arrivo alla numero tredici “Kuulin Aanen” e torna
il senso poetico di devozione, quella religione pagana che reclama il
suo giusto posto nel cuore dei fedeli, di chi ha sentito il richiamo
della terra ed a lei consacra il proprio credo e la propria anima,
cantando in acustico nei boschi della propria terra. Ma soprattutto
mi godo nel vero senso della parola, la quattordicesima traccia
“Auciello Grifone”, dove torna il testo in dialetto campano, che
è veramente una poesia da ascoltare in questo frangente. Quindi mi
fermo, blocco la scrittura, per ascoltare col cuore questo brano.
Così come la successiva “Le Due Sorelle”, questa volta cantata
in italiano, che è la storia di un fratricidio, dal sapore gotico,
che pare quasi un racconto di Edgar Allan Poe, ma con un suono
melodico di strumenti acustici, così lievi da sembrare quasi il
racconto di una commedia nera, ma, nonostante ciò, intrisa di
sentimento, tra malinconia e desiderio di ricordare quel triste
avvenimento. Penultima traccia al numero sedici “Owen's Boat” con
il suo malinconicissimo arpeggio sul suono del mare che poi diventa
più andante e anche allegretto se vogliamo, per permettere alla voce
femminile di recitare la sua filastrocca, trasferendo un sentimento
che è tangibile e si taglia col coltello. Ultimo brano, al numero
diciassette è “Tramontana”, ennesimo brano strumentale che va a
chiudere il cerchio, così come l' uroboros in copertina. La
dimostrazione di quando per pregare non servono parole, non servono
formule o riti preimpostati, quando per esprimere il proprio credo e
ringraziare i propri dei, basta lasciarsi andare nel modo più
naturale possibile, ed è proprio questo che loro chiedono a noi
stessi, l' abbandonare lo stato di “coscienza umana” per tornare
alla terra, agli elementi, far tornare il nostro corpo e la nostra
anima a ciò che realmente è : Il miracolo della vita, che nasce
dalla natura e dall' amore.
Se amate il genere assolutamente
consigliato, se cercate cose più casiniste e meno profonde, no.
Voto
8/10
Anthony
Line Up :
Aianna Egan
Emain Druma
Rohan
Màrtìn Killian
Genere:
Folk/Pagan Music
Paese : Italia
Città : Avellino
Discografia :
Acqua terra : Full legth (2014)
KHYMEIA : Full legth (2016)
Contatti : Facebook
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