martedì 4 ottobre 2016

Sailing To Nowhere - "To The Unknown" - Recensione Album #10




A Cura di Anthony

Arrivano da Roma questi ragazzi che hanno scelto per la loro band, un moniker veramente bello ed evocativo “Sailing to Nowhere”, e con “To the Unknown” creano immediatamente un fantastico immaginario da fiaba. Storie di pirati, di antichi vascelli, onde immense e mostri marini iniziano a balenarmi nella mente al solo guardare la copertina, la salsedine che fa bruciare gli occhi e l' odore delle onde... che meraviglia ! Devo dire che si presentano proprio bene questi ragazzi romani e quindi, mi hanno incuriosito non poco, anche considerando il loro look abbastanza “piratesco”, quindi non vedo l' ora di sentirli all' opera e parto con il primo brano “No Dreams in my Night” e i suoi suoni lenti iniziali contornati dal suono delle onde e non poteva essere altrimenti ! E dopo alcuni secondi di calma iniziale, una tempesta controllata inizia a balenarsi all' orizzonte. Un riffing dinamico di chitarra che si intreccia alla perfezione con le Keyboards aprono la strada alla voce maschile clean e immediatamente molto ispirata, ma ciò che salta subito all' occhio...ops, pardon ! all' orecchio, è la buona composizione dei “Sailing to Nowhere” anche se nel momento in cui le vocals femminili entrano in scena, appaiono leggermente sottotono, forse surclassate dal suono della ritmica, molto presente e sostenuta, ma non è certo un difetto, anzi, mi trovo di fronte a brani di una splendida cadenza progressive, tra assoli magistrali che si intrecciano tra i tasti del piano e le corde della chitarra, uno splendido inizio che mi fa proseguire entusiasta l' ascolto, quando parte la seconda traccia “Big Fire” ed il suo riff assolutamente power contornato di progressive. La voce femminile questa volta apre le danze, ma ciò che colpisce è lo splendido assolo che trovo a meno della metà del brano e il riffing centrale che poi sfocia in un altro splendido assolo, questa volta di tastiera che poi lascia campo libero alla chitarra... questo di magico, evocativo, sensazioni tra le note, e devo dire che questi sono pezzi che funzionerebbero benissimo anche se fossero strumentali. “Fallen Angel” è il titolo abusato... stra-utilizzato della ballad al numero tre, ma devo dire che fa sempre il suo effetto. La capacità di raccontare dei romani viene momentaneamente messa da parte, per lasciare spazio al sentimento e, pare che sia una scelta azzeccata, anche se forse è un po' troppo presto trovare una ballad in questa fase dell' album, tuttavia, i cori del pre-chourus si fanno amare e la doppia cassa spazza via tutte le incertezze e mi godo la grande fase strumentale che i nostri ci lasciano nella seconda parte del brano, prima di riproporci i cori già ascoltati in precedenza, che sono davvero piacevoli e ben fatti ! Interessanti in questa fase gli intrecci vocali, più che in altre. “Lovers On Planet Earth” è la quarta tappa di questo “To the Unknown” e anche qui i sentimenti e la capacità emotiva non si fa attendere. Una splendida fusione di potenza assolutamente metal, con la tecnica per niente fredda e stantia ma, anzi, pregna di emozioni che vengono esternate nel modo migliore dagli intrecci delle due voci che si inseguono e accavallano e dalle corse in solitaria degli strumenti lead che sono capaci di suscitare meraviglia ed ammirazione, anche a chi non segue questo genere. “You won't Dare” e il suo Synth cupo si fanno largo sfruttando la potenza del Power metal e spazzano via ogni sentimentalismo dei pezzi passati. Qui pare di trovarsi di fronte ad una migrazione di balene, enormi cetacei, meravigliosi ed aggraziati che si muovo sulle terzine della ritmica di questo brano, molto più metal in senso stretto degli altri. Anche qui, l' intreccio sullo sfogo in solitaria dei leads, è qualcosa che entusiasma e si lascia amare senza problemi. Trovo poi un bridge praticamente senza musica, che lascia alle voci lo spazio per liberarsi e innalzarsi come onde oceaniche : Ammainate le vele, reggetevi forte, Forza Nettuno, mostrami la tua forza !
“Stranger Dimension” è un pezzo molto più calmo, quasi una ballad, con splendidi accavallamenti delle due voci, che danzano sulle note squillanti delle Keyboard e anche questo pezzo, scivola via navigando su assoli e pioggia battente in doppia cassa, che non va a snaturare l' emozione cercata, ma anzi, l' amplifica e le dona cadenza controllata. Come un pezzo Thrash anni '90 parte dinamica “Sailing to Nowhere”, title track degna del ruolo assegnatole al numero sette di questo album, una lunga strofa è lasciata alla voce maschile che poi lascia il giusto spazio anche alla sua controparte. Trovo una ritmica martellante e le deliziose parti strumentali a cui i nostri ci hanno abituato nel corso del loro debutto, una formula che funziona, magari si sente un po' di incertezza ancora in questa parte, sia nella parte vocale che nel guitar working, ma è palese che si tratta solo di un certo “nervosismo”, infatti il resto del brano scorre proprio come un veliero tra le onde ! Mi avvicino all'epilogo con “Sweet Rain” e le sue dolci note di piano iniziali, un' atmosfera subito malinconica e calda mi cinge, accolto dalle voci espressive ed accattivanti, chiudendo gli occhi, pare davvero di trovarsi sotto-coperta di una nave del '700, in balia di una tempesta. La sensazione di “navigazione” viene accentuata da un assolo andante e ondeggiante e soprattutto nella seconda parte, il sentimento regna. Note cariche di solennità e malinconia, creano il tappeto ideale per un finale perfetto per un brano del genere.
Strabuzzo gli occhi incredulo quando parte l' ultima traccia, cioè la numero nove “Left Outside Alone” cover di Anastacia, in chiave metal... bhè... se piace va bene... e continuo a rimanere incredulo ascoltando, nonostante l' arrangiamento metal doni particolarmente a questo brano. Che dire... immagino sia un pezzo che conosciate tutti, anche se non l' avete mai ascoltato con un assolo del genere !
Per concludere, “To the Unknown” dei “Sailing to Nowhere”, è un album piacevole, ben realizzato, con una produzione ottimale e questi ragazzi, sono persone che di sicuro sanno il fatto loro. Un buon esempio di metal accessibile ed evocativo, che non disdegna di farsi apprezzare anche da un pubblico più vario da chi ascolta solo metal. Le uniche cose che a mio parere sono negative, sono innanzitutto la scelta di unire due voci, si maschile e femminile, ma entrambe clean, quando secondo me, un poderoso e violento Growl avrebbe sicuramente giovato ai pezzi donandogli un notevole spessore ed intensità, se affiancato alle vocals di Veronica, che sono lontane dal concetto tipicamente gothic, di voci eteree e liriche. L' altro punto che un po' penalizza l' album, è la durata e la struttura dei brani, un po' troppo canonica e da manuale, quando dei pezzi più articolati e con un minutaggio più alto, sarebbero stati di certo più da ammirare. Per il resto, buon look, buona presentazione e buona professionalità, secondo me, sono da consigliare !

8,5 – 10


Anthony

Line Up :
Veronica Bultrini - Vocals
Marco Palazzi - Vocals
Andrea Lanzillo - Guitars
Luca Giuliani - Guitars
Giovanni Noé - Drums
Livia Capozzi - Keyboards
Carlo Cruciani - Bass

Genere : 
Melodic Power Metal - Hard Rock

Paese : 
Italia

Città :
Roma

Discografia :
"To The Unknown  - Full-length (2015)

Contatti :


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