La Casa dei Reietti
Anthony Weird
Lo spio.
Sto in camera mia e lo spio. C'è un
mostro che vive qui accanto.
E' l' uomo senza faccia, ringhia e
bestemmia ruttando, quando beve e poi lancia le bottiglie contro il
muro. M' accende le voglie, m' infiamma. Mi massaggio il clitoride
quando la sua vestaglia si apre, vedo la sua pelle bianchissima che
pare umida e fredda, come un pesce, come se fosse stato giorni
ammollo in acqua.
Ansimo. Mi Tocco. Il cazzo del mostro
davanti a me, alzo lo sguardo sul suo viso senza occhi. Apro la bocca
e l' accorgo, glielo succhio al mostro, immagino la lingua scivolare
lentamente, inarco la schiena e ansimo aprendo le labbra. Glielo
stringo intorno, la mia bocca si riempie. Assaporo.
Poi di colpo il terrore, mi fermo,
scappo via, mi copro le orecchie e svanisce il piacere. Mi
terrorizzano le sue urla disperate, lo sento piangere e dimenarsi.
Sul tavolo della sua cucina, impreca e si masturba, lo guardo
sborrare su pezzi di carne colanti, provocando l' ira delle mosche
che combatte senza grazia ed i miei occhi, scendono ancora tra le sue
gambe, quando l' ira si placa. Guardo gocce di sperma colare
lentamente, dal suo glande come dalla sedia e mi vergogno quando
desidero il suo orgasmo.
So che un giorno verrà a prendermi.
Passo le notti con gli occhi
spalancati, ombre nere mi tengono compagnia. Quando il mostro si
dispera, gli spettri paiono esultare, infilo gli occhi nella fessura
sul muro, per vedere le sue urla e vomito, guardando la sua tana,
dall' orrido tanfo di morte.
Stanotte le nebbia circonda la nostra
grande casa. Un muro ci divide, freddi mattoni umidi di muschio che
mi rendono prigioniera. Sono figlia dei miei peccati, murata viva
nella casa dei reietti, ormai schiava dei miei abbandoni. La mia
sagoma alla finestra, attira spiriti maligni, creature striscianti
grondanti pensieri lascivi, ovunque braccia che mi cercano.
Nel mio letto, le mani dell' uomo senza
faccia, solleticano la mia pelle. Tremo. Struscia il membro sulla mia
pelle calda, lo sento ansimare masturbandosi mentre mi scruta tra le
cosce, morboso, non trovano pace i suoi occhi inesistenti. Non oso
guardare. Mi pietrifica il suo ghigno e ho ribrezzo di quella lingua
da rettile. Sento i polpastrelli accarezzarmi piano, mi danzano con
la grazia che non ti aspetteresti sul ventre, sul seno, seguo
mentalmente il movimento, cercando di capire da dove sia entrato, poi
piano, l' oblio, i sensi mi abbandonano : Le sue dita gelide aprono
leggermente il mio sesso. Il clitoride che viene preso tra il medio e
l' anulare, con le due dita che scivolano tra le labbra che sento
gonfiarsi e piano, sporcare le lenzuola. La sua sagoma esile e
scheletrica, proietta la sua ombra nera sul mio corpo. Mi muovo, come
un serpente, come una puttana, lasciva eppure terrorizzata dal suo
protettore, come se fosse il mio cliente speciale, godo del suo tocco
freddo.
Apro le gambe e non mi basta più
quella sfacciata corte. Apro le gambe e l' accolgo. Apro le gambe e
lui si insinua dentro di me, come ogni notte.
Anthony Weird
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