A cura di Anthony
La musica strumentale è un qualcosa
che divide. Croce e delizia dei musicisti, è comunque un qualcosa
che spesso resta fine a se stesso, capace di donare immense emozioni,
come di
restare assolutamente solo a chi la
compone. Non è certo il questo il caso di Nekhen, questa one man
band del nord Italia, che ci propone questo suo concept strumentale
"Entering the gate
of western horizon". Tutto si basa
sull' antico Egitto e sulle melodie che richiamano quel mondo
sabbioso ed affascinante. Già dalla primissima “Waters of Ra” si
intuisce che qui si fa sul serio. Sottofondo noise assolutamente
controllato, che sostiene una chitarra acustica calda, sensuale, che
entra nelle ossa, proprio come quella sabbia che si intrufola
dappertutto, chiudendo gli occhi pare quasi di poter sentire il
calore del deserto, l' odore delle giornate asfissianti, eppure
accoglienti e morbide. “Baw of the Duat”, ci porta su una base
black-drone, all' interno delle piramidi, una canzone oscura,
claustrofobica, che sfocia verso il finale, quando si lega
indissolubilmente a “Water of the unique master which brings forth
offerings”, e qui la base più metallica e rumorosa prende il
sopravvento, sperando riffing implacabili come lo scorrere del Nilo,
la passione di questo artista è palpabile, è violenta e l' unicità
di ogni pezzo, si mescola e si coagula con quella degli altri, dodici
brani che in rapida successione, non sono altro che un unico,
grandioso organismo diviso in questa sabbiosa dozzina ! “With
loving Forms”, spicca sul finale che pare essere un pezzo a se
stante, ma immediatamente dopo, ci rendiamo conto che “West” al
numero cinque, non poteva che essere il giusto proseguimento di quel
brano. Ritmo cadenzato, basso distorto e statico di sottofondo,
donano una atmosfera cupa e drammatica, come se ci fossimo perduti in
questa piramide piena di misteri, trappole, che non porti a nulla di
buono. Cosa ci attenderà dietro l' angolo ? Forse potrà rivelarcelo
“The depths waterhole of those of the duat”, un altro punto di
questo lungo serpente lento ma inesorabile. Giungo quindi a
“Mysterious Cavern” al numero sette, una corsa nei meandri bui
tra sludge e doom con i classici statici tipici del drone metal. Se è
vero che le atmosfere sono assolutamente indovinate e ben si confa al
tema prefissato, è anche vero che spesso l' album è molto
auto-citazionista, si ripete e ripropone formule già usate nei brani
precedenti, aggiungendo poi pizzichi e spruzzate di originalità come
“With deep water and high banks”, dove l' atmosfera diventa più
dinamica e la drammaticità si tramuta in “azione”. Mi saltano
quindi in mente le corse di Indiana Jones o l' immancabile mummia
resuscitata, ma, mi rendo conto che queste immagini possono sminuire
le sensazioni che un lavoro di buono spessore come questo, ha da
regalarci.
"Mouth of the cavern which
examines the corpses" e "With emerging darkness and
appearing births", rispettivamente alla posizione numero undici
e alla dodici, chiudono il cerchio e sento man mano il buio diradarsi
e il sole del deserto, che torna a brillare. In conclusione, si
tratta di un lavoro molto particolare, che non soffre né della
mancanza di un vocalist, né della banalità in cui spesso si
inciampa con prodotti di questo tipo, scordatevi la potenza
devastante dei Nile, qui ci troviamo di fronte ad un' opera che vuole
fare dell' atmosfera la sua forza e ci riesce già dalle prime note.
Per gli amanti di Mono e del Post-Black Metal, Atmosferic Black
Metal, Drone, Doom e per chi ama la musica metal strumentale di
questo tipo.
Voto
7,5/ 10
Anthony
Band : Nekhen
Line up : Seth Peribsen (Tutti gli Strumenti)
Genere : Atmosferic Post-Black Metal/ Drone/ Doom
Paese : Italia
Città : -
Discografia : Entering the Gate of the Western Horizon (Full- Lenght 2015)
Contatti : Facebook
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