A cura di Anthony
Chiudete gli occhi, pensate a quando eravate bambini e vi
raccontavano delle storie. Ora, immaginate una storia macabra, che vi affascini
e vi rapisca totalmente, che riesce a diventare una delle vostre preferite, o
proprio la storia prediletta tra le tante, quella che vi farà nascere il
desiderio di volerne sapere sempre di più ancora e ancora, perché ci sono cose,
elementi, che proprio non vi bastano e cercate così, proprio per cercare di
appagare questo senso di incompletezza, di disegnare quelle immagini oniriche e
fantastiche, con le capacità di un bambino (o di una bambina in questo caso),
per poter meglio fissarle, guardarle, scrutarle: capirle.
E’ proprio questo ciò che si percepisce leggendo “La
leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving”, di “Diana G. Gallese”. L’autrice
italiana, mette su carta i sogni così tanto colpiti da questa storia, che la
fantasia mette in atto scene surreali, che sono in continuo mutamento, che non
riescono a trovare una forma precisa, ma che, volteggiando eteree ed
evanescenti, tormentano l’immaginario di chi ne viene colpito, creando forme
che suggeriscono benissimo l’immagine desiderata, ma che, non appagano. Ed è
proprio questa la grande maestria della Gallese, tra carboncino e sfumature,
tutto è vago, l’autrice non cerca di appagare il nostro voyeristico desiderio
di vedere ogni minimo particolare, ma anzi, riesce perfettamente a riportare su
carta, ciò che lei stessa riporta nella mente, aprendo una finestra sul suo
animo, dove questa leggenda, ha radici così tanto impiantate, da tormentare le
notti e i desideri.
L’autrice è riuscita a mescolare il grande amore per l’arte,
con l’affetto per una storia macabra che l’aveva colpita sin da bambina, con le
capacità e il bagaglio culturale di un’adulta, che non dimentica, di un’artista
che sa come prendere direttamente dalla proprio esperienza, le capacità
tecniche, richieste per la realizzazione di un’opera simile. Diana Gallese
infatti, prende a piene mani dalla raffigurazione della figura umana più
classica del disegno a carboncino, mescolandone le sensazioni tattili con le
incisioni di “Max Kurzweil” e il piattume onirico ed inquietante di “Francisco
Goya” (nel “Sabba delle streghe”), per poi mescolare tutto insieme e cancellare
con un colpo di spugna ogni barlume di razionalità. Lasciarsi guidare dai solo
ricordi, ma come base solida, il punto fermo dei sono i riferimenti sopra
citati.
Inoltre, essendo un libro illustrato, “La leggenda di
Sleepy Hollow di Washington Irving”, si compone anche di un testo scritto e nelle
frasi scelte è palese la cura (o meglio, la non-cura), con cui sono state selezionate,
trasmettono l’entusiasmo e la trasparenza, l’innocenza proprio di una bambina,
che non sa come spiegarti ciò che prova, ma ha in se l’innato desiderio di
condividere, di far provare alla mamma, al papà, ai suoi compagni di classe,
ciò che lei sta provando immaginando quella storia e quanto questa la affascini!
Mentre leggo, immagino l’autrice attenta a “posizionare”, le parole con una
pinzetta, a metterle in fila con estrema delicatezza, come se giocasse a
Shangai, o se stesse facendo un qualche puzzle, dove tutto deve combaciare
perfettamente al proprio posto.
Un lavoro che ci riporta indietro nel tempo e, se anche
conoscete già la storia, grazie anche al film di Tim Burton, di sicuro non l’avete
mai vista (e dico appositamente “vista” e non “letta”) raccontata così!
Anthony
Titolo : "La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving"
Autrice : Diana G. Gallese
Casa Editrice : Officina Milena
Anno di Pubblicazione : 2019