La vita ci pone molte volte
davanti alla domanda : ma era forse il destino ad averci fatto
incontrare ? Ben poche volte esiste una risposta semplice e diretta a
questa domanda, perchè i casi sono davvero tanti, e per l'appunto
non tutti sono...semplici.
Spesso e volentieri i
migliori incontri sono quelli avvenuti in maniera banale e senza un
reale motivo o proposito.
E' proprio il caso di una
giovane coppia conosciutasi per il classico scontro per strada, lei
piena di libri e dizionari, lui con la sua chitarra nuova fiammante
con la promessa di mille concerti.
Amore a prima vista,
iniziano a frequentarsi, dopo i primi baci innocenti si ricordano che
da quel fortunato giorno sono passati ben otto anni, decidono di
sposarsi, e scelgono la loro casa, pronti a farla diventare il loro
nido d'amore.
Otto anni non son tanti, ma
non sono nemmeno pochi, ma la loro particolarità era rara se non
unica; entrambi non avevano mai fatto una sola domanda sul reciproco
passato.
Per un implicito accordo era
come se la loro vita fosse iniziata li, quel giorno, in quello
scontro che li aveva portati a conoscersi.
Come tutti sappiamo, il
passato raramente rimane nascosto.
Non avevano problemi di
denaro e la loro vita filava liscia come l'olio, ma l'ombra del
passato non li abbandonava.
Qualcuno a volte ha degli
scheletri nell'armadio, ma in alcuni casi questi scheletri son veri.
Era arrivato il momento del
grande passo, quasi all'unisono si chiesero se l'altro volesse
ascoltare il proprio passato.
E da buon uomo pieno
d'iniziativa egli iniziò il suo racconto.
Fu discretamente sincero,
confessò di avere avuto dei guai con la legge che lo avevano portato
a qualche mese in gattabuia e di aver fatto uso di qualche droga
leggera.
Quando si fermò attese la
reazione della moglie, ma lei non reagì con spregio e sdegno, al
contrario, lo abbracciò e si complimentò per il suo coraggio di
ammettere le sue colpe.
E d'un fiato gli confessò
di essere una maga.
Dopo un piccolo silenzio
imbarazzante anche lui l'abbracciò pensando che la moglie fosse
soltanto un pò credulona o che non avesse ancora il coraggio di
confessare chi sa quali relazioni passate.
E la storia finì.
Passarono otto giorni, ed in
una notte tempestosa il giovane si svegliò di soprassalto, per un
forte tuono probabilmente si disse, ma voltandosi verso la giovane
moglie, non la trovò accanto a se.
Dove poteva essere andata ?
Era ancora presto per lavorare mancavano almeno quattro ore, sentì
un rumore e si convinse che la moglie fosse in cucina per qualche
spuntino.
Riprese a dormire, ed al
mattino come di consueto la sveglia suonò e si vestì come al solito
diretto al lavoro, ma stavolta l'assenza della moglie non lo
insospettì, lei si svegliava un'ora prima per andare al lavoro.
Nella pausa pranzo ricevette
un messaggio che diceva : Ciao amore, questa sera farò tardi, non
aspettarmi sveglio ! Ti amo.
Prese nota, finì il suo
panino e tornò al lavoro, era la solita routine.
I sospetti iniziarono quando
questo si verificò per una settimana consecutiva.
Le scriveva, ma lei non
diceva mai ne quando sarebbe tornata ne quando.
E lui doveva scoprire cosa
stesse succedendo, o meglio cosa stesse succedendo a sua moglie.
Al nono giorno lei tornò,
ma aveva un'aria strana, quasi stralunata, sembrava non vederlo e
rispondeva distrattamente, ma stavolta lui era pronto, prese di
nascosto il suo cellulare ed attivò il gps, e come previsto
l'indomani mattina sparì.
Ma grazie ad una piccola
applicazione era arrivato a rintracciarla, ma era tutto così
assurdo, doveva essere al lavoro, perchè mai si trovava dall'altra
parte della città nela parte dedicata all'industria ?
Decise di recarsi così
all'ultima posizione nota della moglie, guidò per mezz'ora circa e
infine arrivò in quello che sembrava un vecchio edificio aziendale
abbandonato dopo un fallimento, l'insegna era rugginosa, l'intonaco
decadente e scolorito e qua e la le finestre erano rotte.
Non poteva capacitarsi che
la moglie fosse in un posto del genere, e l'unica pista che gli venne
in mente era la tossicodipendenza, forse si radunava li con dei
conoscenti per abusare di droghe varie.
Parcheggiò poco distante
per non dare nell'occhio e si avvicinò di soppiatto all'edificio; ma
anche se in quel posto sembrava non esserci nessuno, lui si sentiva
costantemente seguito ed osservato.
Quando però arrivò
all'ingresso trovò una porta stranamente nuova per un edificio in
abbandono, ed infatti quando provò ad aprirla scoprì che era
chiusa.
E se era chiusa, qualcuno
non voleva che altri entrassero.
Allora sbirciò da una
finestra arrampicandosi su di una impalcatura per qualche intervento
di ristrutturazione mai avvenuto, e ciò che vide gli gelò il
sangue.
La moglie era nuda e coperta
da una sola toga nera che ricordava quella di un monaco, tuttavia era
foderata di un rosso sangue che dava i brividi, muovendosi come in
trance eseguiva un cerchio, che ad un esame più attento era scandito
da un complesso disegno probabilmente di matrice esoterica che ad un
tratto parve illuminarsi ed un attimo dopo sgorgò sangue dal nulla.
Il povero ragazzo era
atterrito, ma il macabro spettacolo non era ancora finito perchè
dalle pozze appena formatesi ne vennerò fuori quattro donne, che
dopo un attimo di stordimento si rialzarono e resero onore a quella
che sembrava la figura di comando in quella riunione immonda.
Aveva visto abbastanza,
voleva solo tornare a casa e non pensare a ciò che aveva visto.
Tornò di corsa alla
macchina, mise in moto e come un fulmine tornò a casa, ma appena
aprì la porta di casa si trovò catapultato all'interno della
struttura abbandonata, con lo sguardo di fuoco della moglie che lo
osservava con ira.
Gli chiese perchè fosse
andato a cercarla, e che ormai per lui non c'era più scampo.
Doveva morire per completare
il rituale.
A cosa serviva il rituale
non lo chiese e non gli importava, lo spirito di sopravvivenza ebbe
la meglio e cercò di sfuggire a quella follia alla quale non credeva
ancora completamente, ma che attaccando tutti i suoi sensi si
rivelava più che reale, fatale.
Ma a nulla valsero i suoi
sforzi, nonostante salisse rampe su rampe di scale, si ritrovava
sempre allo stesso dannato piano dove la moglie e le quattro donne si
avvicinavano sempre di più.
Alla fine lo presero, ma non
con le mani, si trovò incatenato da una sorta di camicia di forza
invisibile, dalla quale non riusciva a liberarsi nonostante si
dibattesse come un forsennato.
Smise di lottare e rimase
fermo in attesa di ciò che lo attendeva, di certo non era pronto al
fatto che di li a poco sarebbe stato sacrificato per un rituale di
chi sa quale genere o entità.
La cosa più malsana di
tutte era che la moglie lo avrebbe sacrificato in ogni caso.
Udì frasi incomprensibili,
e vide il soffitto che iniziava a vorticare, e si accorse che a
girare non era il soffitto ma lui stesso.
Si sentì subito
frastornato, non aveva più la cognizione dello spazio, era
totalmente avvilito ed annientato.
Non sapeva cosa sarebbe
successo, ma mentre iniziava di nuovo a chiedersi cosa stesse
accadendo realmente sentì chiaramente una fitta alla schiena, una
fitta che divenne subito dolore lancinante.
Era appena stato trafitto da
un pugnale, ma il sangue che sgorgava non toccava terra, si addensava
e poco a poco che l'uomo perdeva il prezioso fluido vitale, questo
diventata un ovale sempre più grande.
L'operazione durò minuti,
ore, non seppe dirlo, ma sapeva per certo che si sentiva sempre più
debole, e più debole diventava più lo specchio di sangue, il suo
sangue, diventava grande.
Dal neo creato specchio di
sangue vennero fuori dei tentacoli provenienti da chi sa quale mondo,
e lo trascinarono dentro.
L'attimo dopo tutto era
sparito.
Stranamente si sentiva bene,
non sentiva dolori, spossatezza, nulla, come se gli avvenimenti delle
ultime ore non fossero mai avvenuti, cosa strana, perchè gli
sembravano fin troppo reali, soprattutto il dolore.
Il suo primo pensiero fu per
la moglie.
Qualsiasi luogo fosse quello
per il momento non vi badò, e sedette in terra con la testa fra le
mani, piangeva, e piangeva non per la propria presunta morte o ciò
che era stato, no, piangeva perchè non credeva ancora che a farlo
fosse stata la donna che amava, lei non l'avrebbe mai fatto, lo
amava, come lui amava lei, cosa l'avrebbe spinta al punto di
ucciderlo ? E pure non possedeva nulla di rilevante valore a parte la
vita, non l'aveva mai tradita, anzi si era sempre considerato
fortunatissimo ad averla incontrata, ma cosa era successo ?
Il suo cervello iniziava ad
elaborare gli avvenimenti appena accaduti e si tastò la schiena.
Il terrore che lo assalì fu
quasi istantaneo, perchè quando provò a toccarsi, non trovò nulla
di solido, cercò di battere le mani e le vide oltrepassarsi.
Era morto lo sapeva, ormai
quasi lo sentiva, forse era quello il mondo dall'altra parte, e si
dedicò ad una rapida occhiata in giro.
Quel nuovo posto gli
sembrava ovattato, totalmente opaco, ma cosa ancora più strana non
vi era un orizzonte, sembra un posto infinito, una prigione infinita
e senza uscita.
Forse avrebbe dovuto dire
qualche preghiera in più oppure andare più volte in chiesa, fare
più offerte.
Iniziava a delirare, ma
venne bloccato quasi subito nei suoi vaneggiamenti, perchè una
figura totalmente nera avanzava a velocità spaventosa verso di lui,
cercò comunque di scappare, ma sapeva che era inutile, dopo qualche
metro lo sentì dietro di se.
Se fosse stata una creatura
ostile era finita, sarebbe morto.
Morto ? Ma lo era già ! Si
voltò, spavaldo di una nuova convinzione, con uno strano fuoco negli
occhi assestò un gancio alla creatura.
Sarebbe stato devastante se
fosse andato a segno, ma si ritrovò a fendere l'aria, il problema
più grosso era che la creatura sapeva perfettamente come afferarlo,
e lo avvinghiò subito alla gola.
A nulla valse il suo
dimenarsi, perchè stranamente ebbe la sensazione che gli mancasse il
respiro, la tortura si protrasse in quella che sembrò un'eternità,
non poteva morire di nuovo, ma scoprì che poteva continuare a
soffrire, e quella creatura sapeva come farlo soffrire.
Non sapendo più cosa fare
chiuse gli occhi.
Dopo poco sentì la presa
allentarsi e riaprendo gli occhi scoprì un diverso ambiente, questa
volta tutto sembrava di un rosso malsano, che faceva ricordare quasi
il rosso del sangue rappreso.
In che luogo era finito ?
Non capiva più nulla, era certo solo che avrebbe sofferto.
Come se le suo fossero state
preghiere, questi pensieri vennero presto esauditi, tutto il luogo
venne sommerso dalle fiamme.
Non fu una cosa graduale,
istantaneamente sembrava che l'aria fosse composta di gas o qualche
altra miscela altamente infiammabile, cosichè anche lui prese
letteralmente fuoco, nonostante non avesse pelle, si sentì ardere e
guardandosi le mani le vide carbonizzate.
Stavolta non si accorse
nemmeno di non soffrire, a farlo soffrire fu il suo cervello ormai in
preda al terrore più nero, tanto da non distinguere più le proprie
sensazioni.
Ma le sensazioni cosa sono ?
Impulsi elettrici inviati
dal cervello, che all'occorrenza possono essere modificati al punto
di indurre allucinazioni.
Marito e moglie erano stati
drogati con dei funghi allucinogeni, poi trasportati ed indotti al
sonno da alcuni alchimisti moderni specializzati nel controllo delle
emozioni e degli impulsi neurali durante il sonno.
Quasi tutta la vita insieme
che avevano creduto di vivere insieme era stata frutto di questi
funghi e di un malsano sonno forzato, ma perchè compiere un tale
lavoro ? Quale lo scopo di tutto questo ? Non se lo sapevano
spiegare, cosa avevano fatto di così grave per indurre l'una a
pensare di dover sacrificare il marito, e l'altro a vivere l'incubo
della propria morte per mano della moglie e del suo spirito torturato
da chi sa quali strane e folli creature ?
Erano entrambi stati presi
di mira da una segretissima congregazione che prendevano di mira
centianaia di soggetti all'anno, e loro due purtroppo erano fra
quelli.
Ma per loro avevano in serbo
un destino differente, erano stanchi del solito gioco al quale
vincevano sempre, volevano provare l'ebrezza della sfida, volevano
verificare la loro effettiva forza.
Così cercarono di rendere
reali tali tormenti, ma prima li avrebbero svegliati.
Passarono giorni prima che i
due recuperassero tutte le loro capacità, giorni durante i quali si
tennero stretti, e cercavano spiegazioni l'uno nell'altra e
viceversa, si facevano forza e per il momento glielo lasciarono fare.
Non passò molto prima che
iniziassero a chiedersi dove fossero, e notarono quasi
istantaneamente di essere quasi nello stesso posto abbandonato che
avevano visto nei loro deliri allucinogeni, e questa macabra
similitudine li guidò nei primi passi dove credevano ci sarebbe
stata l'uscita.
Ma dopo svariati minuti si
ritrovarono a percorrere un corridoio con quasi dieci porte l'una di
fronte all'altra, e stando al cartello affisso sopra, portavano tutte
all'uscita.
Erano stati drogati, non era
di certo stupidi si dissero, tuttavia non c'erano altre vie, dovevano
rischiare.
Ed il rischio li portò ad
una soluzione inaspettata della vicenda.
Erano gli unici sopravvisuti
ad una lunghissima catena di esperimenti durata decenni, gli unici
due soggetti di ambo i sessi ad essere scampati a quell'orrida
tortura mentale.
Una stanza enorme, senza
finestre, foderata di piastrelle così bianche e splendenti da
riflettere la luce di vari neon ed accecare un occhio poco abituato,
era forse una nuova tortura ? Cosa stava per inventarsi quella
situazione bislacca ? Era giunto il loro tempo, non dovevano essere
più al mondo e quella doveva essere di certo la famosa luce dopo il
tunnel, nel loro caso un tunnel di sofferenza.
Di fronte a loro era riunita
tutta la congrega del sonno, erano dieci in tutto ed erano tutti
seduti attorno ad uno strano tavolo che sembrava una forma senza
senso, ma dopo pochi secondi si riuscivano a cogliere lettere,
lettere che formavano la parola "SILENTES".
Avevano tutti un sorriso
bonario sul viso, quasi fossero felicissimi di vederli, o meglio di
rivederli.
Come il figliuol prodigo
tornavano al padre, e loro senza una parola li accolsero facendoli
accomodare alla tavolata silente.
Vennero invitati a toccare
la tavola con un solo cenno della mano, nessuno parlava, non un
accenno a proferire parola.
Una volta toccata i pensieri
di tutti i presenti fluirono in loro sottoforma di immagini,
sensazioni, ricordi, una condivisione senza limiti alla velocità del
pensiero, un'esperienza unica.
Il loro reclutamento era
appena iniziato, con estrema rapidità venivano messi a conoscenza di
ogni segreto ed ogni meccanismo di quella muta congrega, ma
soprattutto vennero messi al corrente del motivo di tale
associazione.
Il controllo mentale.
La forma assoluta di dominio
sul genere umano, una gabbia mentale che rinchiudesse tutti, dal più
grande leader al più miserabile dei cittadini, senza esclusione, e
dominare così l'intera razza umana senza ricorrere al rudimentale
metodo della guerra.
Ognuno degli astanti poteva
contare su di una elevatissima percentuale di sviluppo cerebrale,
quello che sembrava il capo poteva contare sul 65% del proprio
cervello, li pronto per dargli ogni soluzione ad ogni problema.
Passavano i giorni, poi le
settimane, e le settimane si fecero mesi, e mese dopo mese vennero
gli anni, anni durante i quali le due reclute scoprirono attraverso
le proprie neo capacità cerebrali, di poter bypassare i pensieri
degli altri e mascherare i propri a piacimento.
Le uniche due cose rimaste
da quell'orrido esperimento degli anni passati erano esattamente due,
l'amore e il rancore.
L'amore che li aveva legati
nella finzione non era svanito, anzi si era rafforzato, e il rancore
verso quel marcio apparato che aspirava a conquistare il mondo
rendendo tutti schiavi, ognuno nel proprio mondo personale.
Ma non lo davano a vedere,
cooperavano anche se con riluttanza, ma avevano affinato al meglio la
loro tecnica di occultamento, e potevano pianificare al meglio la
loro vendetta.
Non li avrebbero mai
scoperti, tuttavia il rischio era grande, stavano progettando di
sconfiggere le menti più potenti dell'intero pianeta, e l'impresa se
pur progettata al meglio, poteva fallire miseramente.
Il tempo intanto continuava
a scorrere e la Silentes continuava a perpetrare nei propri loschi
piani, assoggettando in realtà fittizie il buon 6% della popolazione
mondiale, un record mai raggiunto da Silentes, tali progressi erano
stati incrementati proprio dalle nuove reclute, le quali vennero
tenute sempre in maggiore considerazione, tanto da poter contraddire
anche i membri più anziani.
Tuttavia la vendetta era
molto vicina.
Loro erano stati drogati e
soggiogati, infatti questo era il vecchio metodo di attacco mentale
utilizzato da Silentes, selezionare individui campione e per mezzo di
vari espedienti indurli in lenti deliri allucinogeni e controllarli
tramite le loro brillanti menti.
Nel tempo i due giovani,
lavorando per l'associazione avevano sviluppato complessi processi
mentali che permettevano addirittura la forzatura cerebrale a
distanza di centinaia di metri.
All'inizio.
Perchè col passare del
tempo potenziarono sempre più questo sistema al punto da poter
raggiungere mezzo mondo dal solo centro operativo, avvalendosi però
del potere mentale di tutti i membri.
In segreto avevano iniziato
ad esercitarsi, al fine di diventare imbattibili, decisero che
avrebbero attaccato tutte le psiche di Silentes contemporaneamente
forzandole proprio nel momento in cui erano impegnate loro stesse in
una forzatura di massa molto complessa.
Li avrebbero imprigionati in
una esperienza simile alla loro, li avrebbero torturati fino al
collasso del loro intero sistema nervoso.
La lora grande occasione si
presentò il mese dopo, convinsero l'intero gruppo a forzare un maxi
blocco di individui equivalente a dodicimila individui, cosa che
avrebbe richiesto il massimo impegno dell'intero gruppo.
Eccoli li, le espressioni
per la prima volta leggermente tese, non più tranquille e pacate, ma
risolute nel loro intento, era un colpo senza precedenti, avrebbero
assoggettato così tanti individui da poter iniziare una scalata
sociale che li avrebbe portati ad ottenere il controllo totale delle
risorse petrolifere del pianeta, dettando così legge sui mercati e
gli scavi.
Nella loro estrema
concentrazione non si erano accorti dei piccoli impulsi che
viaggiavano attraverso tutti gli astanti, erano i due giovani che
mano nella mano inviavano piccole scariche sonda per saggiare i punti
più deboli dei sistemi da invadere.
Erano impulsi così piccoli
che a stento li avvertivano loro stessi, ma erano dei piccoli cavalli
di Troia in miniatura, perchè erano pronti ad esplodere in
gigantesche esplosioni cerebrali non appena si fossero ben innestati,
e nessuno avrebbe avvertito nulla, si sarebbero trovati in una realtà
non più gestita da loro.
Durò trentasette minuti
esatti,allo scattare dell'ultimo minuto tutti crollarono sul tavolo
Silentes con espressione attonita e terrorizzata.
Erano in trappola.
Tutti e dieci si ritrovarono
nella stessa stanza dove risiedevano i loro corpi reali, e li
vedevano, ma in loro qualcosa non andava, perchè tutti, nessuno
escluso, perdevano sangue dalle orecchie.
In un attimo i corpi
ripresero vita e cominciarono a cercare di afferrare i loro "sosia".
Non avevano nulla dell'aria
distinta che li aveva caratterizzati fino ad allora, avevano volti
scavati, denti marci, e bava che colava mentre emettevano gemiti
folli.
Li afferrarono non per
percuoterli, ma per mangiarli, ma i loro denti non riuscivano a
strappare le carni e le vesti, dopo un minuto le loro bocche erano
già ridotte a poltiglie sanguinanti, però il lampo di genio non si
fece attendere, iniziarono ad usare le unghi e con le unghie
imprimevano grossi e profondi tagli fino a ridurli a brandelli, erano
annientati, restavano in balia di quegli esseri che avevano le loro
stesse sembianze senza però rispettarne il codice di vita, e li
riducevano in pezzi, fra dolore ed urla, e dopo averli resi
totalmente irriconoscibili iniziarono a cibarsi delle loro carni.
Quando il macabro pasto fu
terminato tutto si trasformò, erano tutti di nuovo al tavolo ma
stavolta vi erano legati da spessi bracciali di metallo.
Una voce li stava istruendo
e loro non potevano fare altro che annuire, il loro compito era
semplice, distruggersi a vicenda.
E lo fecero.
Vennero liberati dai loro
vincoli e presero subito a fronteggiarsi l'un l'altro con il solo
scopo di assitere alla morte dell'altro, quasi essendo spettatore nel
proprio corpo, attendendo la propria morte.
Il processo fu lungo,
nessuno era in reale vantaggio fisico rispetto agli altri, ne erano
di grandi doti combattive, il tutto scaturiva in una confusionale
ricerca di parti molli quali gli occhi e la gola.
Dopo ore di strenua lotta, i
combattenti avevano tagli e contusioni ovunque ma nessun reale danno,
venne allora fatto entrare un boia, la sua testa era quella di una
orrenda creatura vagamente somigliante ad una capra, non aveva nulla
di umano, i suoi arti era quasi del tutto deformati, ed il suo unico
scopo sembrava proprio quello di finire i malcapitati.
Uno ad uno li abbatteva
mentre loro ancora cercavano di uccidersi l'un l'altro.
Quando anche l'ultimo
silente fu abbattuto con estrema violenza venne un'altra losca
figura.
Un tristo nocchiere vestito
di vesti eleganti ma estremamente consunte, conduceva un carrettino
malconcio e marcio, il quale veniva trainato da immonde bestie dal
corpo molle e flaccido.
I corpi malridotti vennero
caricati sul carro e vennero in un cerchio di fiamme.
Al centro del cerchio di
fiamme c'erano i due giovani amanti, era il loro rito, la loro
vendetta, il loro riscatto.
Con estrema calma tutti i
corpi vennero ammassati al centro, dopodichè il sangue dei cadaveri
salì al cielo come una colonna infinita, distruggendo tutto ciò che
incontrava.
E piovve sangue.
Un sangue acre che però
sanciva la loro vittoria, per anni avevano celato quel desiderio,
erano entrati a far parte di quel sistema immondo, lo avevano
assimilato, potenziato e battuto.
Era accaduto tutto come una
casualità.
Il caso li aveva fatti
incontrare, il caso li aveva portati a quel punto ed il caso aveva
deciso che sarebbero sopravvissuti all'orrore diventandone parte loro
stessi.
Da quel momento non ebbero
più a che fare con SILENTES, ne chiusero il ricordo in fondo
all'anima e la loro vita continuò, come nulla fosse stato.
Artic